Stopper bianconero negli anni '70, dirigente dal 1981 al 1994, ha rappresentato un'autentica icona del club torinese
Dopo l'addio a Pietro Anastasi la Juventus perde un altro mito della squadra leggendaria degli anni '70. E' morto Francesco Morini, stopper di una squadra capace di vincere, in un decennio, 5 scudetti, una Coppa Italia e una Coppa Uefa. Incarnava così tanto lo spirito bianconero da restare nella squadra della sua vita come direttore sportivo dal 1981 e come team manager dal 1990 fino al 1994: 25 anni in totale che lo portano direttamente nell'empireo delle leggende del club torinese. La Juve lo ha ricordato sui suoi profili social.
Dopo gli inizi alla Sampdoria, in cui è rimasto per 6 stagioni, il passaggio in bianconero datato 1969. Da allora la bellezza di 11 anni con la maglia della Juventus, conditi di vittorie e scontri epici, soprattutto nei derby, in cui spesso si trovava a marcare Graziani. Le sue capacità di marcatore implacabile, numero 5 di altri tempi, lo hanno portato in nazionale, con cui ha partecipato allo sfortunato mondiale del 1974. Finita la sua esperienza da dirigente, ha trasportato il suo amore per i colori bianconeri nella sua esperienza da opinionista nelle tv locali, ruolo in cui si è fatto apprezzare per la franchezza e la mancanza di diplomazia dei suoi commenti. Aveva compiuto da poco 77 anni.
GRAVINA: "GIOCATORE DETERMINATO E LEALE"
La Figc e il presidente Gabriele Gravina piangono la scomparsa di Francesco Morini, ex difensore di Juventus e Sampdoria nonché della Nazionale morto oggi all'età di 77 anni. Soprannominato 'Morgan' per la capacità piratesca di rubare il pallone agli avversari, nella sua lunga carriera ha vestito le maglie di Sampdoria e Juventus, collezionando complessivamente oltre 400 presenze e vincendo con la maglia bianconera cinque scudetti, una Coppa Uefa e una Coppa Italia. Vanta anche 11 presenze in Nazionale, con cui ha esordito il 25 febbraio 1973 a Istanbul contro la Turchia in una gara valida per le qualificazioni alla Coppa del Mondo del 1974 partecipando l'anno seguente alla rassegna iridata. "E' una notizia che mi addolora. È stato un uomo e un calciatore determinato e leale - il ricordo di Gravina - ha vestito la maglia della Nazionale con orgoglio".