LA SUGGESTIONE

Moratti: "Lautaro al Barcellona? No, Messi all'Inter: l'emergenza cambia tutto"

L'ex presidente nerazzurro: "Adesso le carte sono state sparigliate e la società ci sta provando"

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"Messi all'Inter non è un sogno proibito, la situazione attuale ha sparigliato tutte le carte". Massimo Moratti, l'uomo che da presidente dell'Inter ha regalato ai tifosi i colpi di mercato più entusiasmanti degli ultimi 25 anni della storia nerazzurra (e che proprio da Barcellona ha portato a Milano fuoriclasse come Ronaldo ed Eto'o) la butta lì, non come una provocazione ma come una suggestione sorretta però dalla logica. E così, intervedendo a Radio Anch'io lo Sport su Radio Rai, l'ex patron nerazzurro (ancor oggi "consigliere" principe di Suning e Steven Zhang) argomenta:  "Credo non sia per niente proibito, non lo era prima di questa disgrazia. Ora poi... Messi è a fine contratto e certamente sarebbe uno sforzo da parte della società per portarlo a casa. Non so se la situazione attuale cambi in positivo o in negativo questo obiettivo, ma adesso le carte sono state sparigliate. Bisogna anche non essere esageratamente opportunisti e approfittare della situazione, ma credo che a questo livello ci sia la possibilità di vedere delle cose strane a fine anno. Insomma, penso ci sia certamente uno sforzo da parte della società per portarlo a Milano". 

Un rilancio, in pieno stile morattiano, di fronte alla insistenza blaugrana per Lautaro Martinez, ipotizzando come extrema ratio uno scambio clamoroso: "Lautaro è un bravissimo ragazzo, tiene molto alla sua carriera e quindi è giusto che i tifosi gli vogliano bene. Bisogna vedere se non rientra in quel che dicevo prima, il poter essere scambiato in un'operazione più importante per arrivare a Messi".

Detto questo, l'ex presidente interista ha avuto modo di dire la sua anche in merito al dibattito 'ripartire si'', 'ripartire 'no' e nel caso quando, spostando la sua attenzione anche sul problema del calcio cosiddetto minore: "Attenzione a trascurare il calcio di base. E' vero che questo 2% delle squadre d'elite trascina il resto del movimento", ma senza una solida base la piramide rischia di crollare, è stato il senso del suo intervento. "I sacrifici che stiamo chiedendo ai grandi club ed i soldi risparmiati con il taglio degli stipendi ai giocatori, dovrebbero essere tradotti anche in forme di sostegno del calcio minore ha sottolineato infatti Moratti. "Sono le piccole società quelle che rischiano di più e in questo momento nemmeno il mondo industriale può sostenerle, essendo esso stesso in difficoltà. Quello del come e quando far ricominciare a giocare "istintivamente non è un tema che si accoglie con piacere. Sono polemiche comprensibili, anche da un punto di vista economico, ma un po' stridono con il dramma che stiamo vivendo. Non so se costituiscano una distrazione o un peso maggiore". Tra le varie proposte c'è l'allargamento della Serie A a 22 squadre. "Non si può ignorare lo sforzo della serie B, ma ne nascerebbe un campionato lunghissimo che creerebbe problemi alle coppe. Forse è presto per prendere una decisione. E poi bisognerà valutare con estrema attenzione la salute dei giocatori. Non si può pensare di decidere 'pronti, via' ed il giorno dopo ripartire".

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