L'Inter di Spalletti come quella di Mancini? No, due realtà molto differenti accomunate solo dal primato

Dati alla mano tra l'inizio della stagione 2015/16 e oggi non ci sono punti in comune

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L'Inter è in vetta da sola come non succedeva dal 6 gennaio 2016. Era quella l'Inter di Mancini e l'accostamento con quella attuale di Spalletti diventa così oggi immediato. Va da sé, non potrebbe essere altrimenti. Immediato ma sbagliato, fuori luogo. Al di là della mera constatazione relativa alla classifica, di somiglianze, analogie e corrispondenze non ce ne sono infatti altre. Anzi, le differenze sono molte e sostanziali. E poco conta anche che quell'Inter chiuse poi il campionato al quarto posto, a 67 punti, a 13 lunghezze dalla zona Champions (solo tre squadre allora nella massima compitizione europea), a 24 dalla Juve campione d'Italia. Quel che succederà tra sei mesi ora non è dato sapere: ad oggi, dopo 15 giornate, si sa invece che i dati raffrontati dicono che le due squadre sono molto diverse.

1 - I punti fatti: 39 oggi contro i 33 di allora. Zero sconfitte per Spalletti, due per Mancini. Non poca la differenza, tenuto conto anche della maggior competitività dell'attuale campionato.

2 - I gol fatti: 33 oggi contro i 18 di ieri. Quella era l'Inter degli 1-0, ben otto in quindici partite. Risultato uscito solo una volta in questa stagione. In solo due partite l'Inter di Mancini riusciì a segnare più di un gol, nel 2-1 al Carpi e nel 4-0 al Frosinone. Quest'anno, al dì là del 5-0 di ieri, per ben cinque volte ha segnato almeno 3 gol e in altrettante almeno 2.

3 - I marcatori: 8 quelli di Spalletti contro gli 11 di Mancini. Con la differenza che oggi Icardi è a quota 16 (esattamente quella che toccò allora a fine campionato) e Perisic è a 7 mentre allora i migliori realizzatori erano Maurito a quota 4 e Jovetic a 3

4 - I gol subiti: 10 oggi contro i 9 del 2015/16. Dato sostanzialmente uguale, a riprova di una ottima tenuta difensiva in entrambi i casi.

5 - La formazione: in 15 partite l'Inter di Mancini non fu mai la stessa e i moduli utilizzati a inizio partita tre. Ora sempre uno stesso atteggiamento tattico (il 4-2-3-1) almeno in partenza e soprattutto una formazione sempre pressoché identica, con cambi forzati come ieri contro il Chievo o avvicendamenti più che altro sugli esterni di difesa.

Qualitativamente si potrebbero fare poi altre considerazioni - cioé che Skriniar è più forte di Murillo, che Borja Valero e Vecino assicurano molta più qualità rispetto a Medel e Kondogbia, che il tridente Perisic-Icardi-Candreva è più incisivo rispetto a quello in cui trovavano posto via via Jovetic, Ljajic o Biabiany - ma bastano i dati nudi e crudi per fotografare due realtà per noi molto diverse. Cosa che non ipoteca o assicura il futuro, ovviamente, ma che nel presente cristallizza due realtà che hanno ben poco in comune.



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