Uomo simbolo, vero capitano e che capitano: i nerazzurri ripartono per forza di cose da lui
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La stagione nerazzurra da zero titoli (ma con incassi milionari) è alle spalle. Il mercato è ancora in corso ma non ci sono rivoluzioni in atto. Si va verso un graduale ringiovanimento (Sucic, Bonny) e rafforzamento della squadra (Lookman, Leoni?) ma senza stravolgimenti. Da Marotta ad Ausilio i vertici sono stati tutti confermati da Oaktree. Quest’anno gli americani sembrano anche più disponibili agli investimenti rispetto allo scorso anno quando all’Inter mancarono pochi gol (un bomber a gennaio?) per conquistare qualche trofeo. La novità più importante viene dalla panchina. L’abbandono improvviso e maldigerito di Inzaghi (dopo il disastro di Monaco) ha portato alla sorprendente consegna delle chiavi di Appiano a Cristian Chivu, interista DOC. Un rischio calcolato, ma tutto da verificare.
I tifosi, però, hanno una certezza. Lautaro Martinez. L’Inter ha un uomo simbolo, un vero capitano e che capitano! Una rarità nel calcio di oggi, soprattutto in Italia. Parliamo di uno che ha sposato la causa otto anni fa e che vanta 237 partite in nerazzurro. Un campione, oggi ventisettenne, che offerte e proposte milionarie piovute da mezzo mondo non hanno smosso né mosso da Milano.
Oggi è il vero simbolo dei nerazzurri e sembra voler emulare le gesta di Capitan Zanetti: 20 anni con l’Inter sulla pelle.
Anche l’ultima querelle brasiliana “il cazziatone” in diretta Tv a luglio a chi non ha dato l’anima al Mondiale per Club e a chi non ha mostrato sufficiente empatia con il complicato finale di stagione interista (vedi Calhanoglu) hanno amplificato il suo ruolo da leader indiscusso.
Anche se porta la fascia da soli due anni l’argentino ha atteggiamenti da veterano dentro e fuori dal campo.
E’ rispettato in società, ha carisma sui compagni, è adorato dai tifosi. Non tanto per i 115 gol fatti ma per la sua garra, la voglia di non arrendersi e la capacità di sacrificarsi. Un esempio per tutti: i 71 minuti giocati in condizioni precarie (“con una gamba sola”) nella storica semifinale vinta 4-3 con il Barcellona di Yamal dove ha timbrato una rete e ha procurato un rigore decisivo.
Se per i nerazzurri la stagione 25/26 sarà un anno di transizione, con la squadra compressa tra l’infinita stagione scorsa e l’incalzante Mondiale 2026 della prossima estate, lo si vedrà.
L’Inter ha però un punto di vantaggio sulle rivali può avvalersi di “un centro di gravità permanente” che i tifosi chiamano ormai “lautarocrazia”.