Inter, finisce l'era Thohir: zero tituli, ma le tasche sono piene

"Chi non salta rossonero è", Nicola Ventola e una plusvalenza che è un capolavoro

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"Chi non salta rossonero è", la lezioncina di tifo imparata a memoria nel giorno della presentazione come nuovo presidente dell'Inter costa a Eric Thohir una massiccia dose di facili ironie. Il miliardario indonesiano non ha il phisique du role degli squali che popolano il mondo del calcio e degli affari in generale. Quell'aria da simpatico pacioccone che si porta appresso crea qualche pregiudizio nei suoi confronti, ma se si parla di business, si scoprirà col tempo, lui si muove a meraviglia.

Comprare un club per 70 milioni e uscirne 5 anni dopo con una plusvalenza che si aggira sui 150 è un capolavoro: la cosa eccezionale, in un paese come il nostro, è che ci è riuscito senza rubare niente. Del resto, quando eravamo andati a Giacarta per scoprire chi fosse il futuro, misterioso numero uno nerazzurro, i sui dipendenti lo descrivevano così: "Un uomo retto. E onesto".

In indonesia ha le mani in pasta un po' dappertutto: distribuzione di gas naturale, ristorazione, edilizia, televisione, editoria. È rispettato e stimato dai suoi connazionali, ma accolto in Italia e dagli interisti con molto di scetticismo, perché di milanese e di bauscia non ha e non può, ovviamente, avere nemmeno una particella di DNA.

Dichiara che il suo nerazzurro del passato preferito è Nicola Ventola, risate grasse, anche se come attaccante non era affatto male e la moglie aveva origini indonesiane. Thohir a Milano c'è e non c'è, avanti e indietro da Giacarta. quando torna e va a San Siro, l'Inter perde quasi sempre e lui viene bollato come menagramo.

Il nome di Thohir viene associato a flop di mercato come Kondogbia e Gabigol e a scelte sbagliate per la panchina, i successi non arrivano ma intanto lui, che presta i soldi al club per riaverli con gli interessi, sfoltisce rami secchi, taglia figure e stipendi superflui, dà una sistemata ai conti, insomma: ragiona da dirigente d'azienda, non da presidente di calcio. Un peccato mortale per i tifosi.
Da giornalisti, possiamo solo dire che fosse educato, rispettoso, disponibile e soprattutto sorridente. Ora che se n'è andato con le tasche piene, anche di più.

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