L'ANALISI

Inter, difesa sotto accusa. E resta il mistero Eriksen

Troppi gol subiti: non è solo questione di uomini, nel derby è mancato equilibrio. Il danese non riesce a svoltare

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Antonio Conte l’aveva detto alla vigilia e l’ha ripetuto dopo la sconfitta: “Non possiamo lamentarci delle assenze o attaccarci a motivazioni extracalcio (i positivi per Covid, ndr) ma giocarcela con responsabilità”. E infatti l’Inter ha perso il derby sostanzialmente per colpe proprie. Il fattore Ibra e l’ordine del Milan pesano sulla bilancia ma ancor di più gli errori difensivi e la scarsa precisione nell’ultimo passaggio o sotto porta.

Il reparto più martoriato dalle assenze è stato anche quello più deludente ieri sera, la retroguardia. Una situazione di difficoltà che la mediana non ha aiutato a mascherare, il tanto criticato Gagliardini ha fatto rimpiangere l’eternamente svogliato Brozovic non solo a livello di equilibrio ma pure di motivazioni. Otto gol subiti in quattro partite fanno scattare l’allarme rosso e non è detto che il rientro di Bastoni e Skriniar (per il quale si andrà oltre la Champions) basti, la difficoltà è stata pure tattica, a livello di movimenti e legame tra reparti.

Almeno in queste condizioni, Conte poteva allontanarsi dal dogma del 3-5-2 e rischiare un passaggio alla retroguardia a quattro, abbassando Vidal in difesa (l'ha già fatto in nazionale) o usando D'Ambrosio - il più camaleontico dei difensori - come centrale a fianco di De Vrij. Male anche la catena di sinistra dove Perisic quinto di centrocampo sembra un esperimento già perso a metà ottobre mentre l'esperienza non ha salvato dal naufragio Kolarov, forse il peggiore in campo.

Diventa difficile, comunque, non citare il fattore stanchezza legato alle nazionali, e il solo giorno pieno di lavoro avuto per un allenamento a ranghi completi. Solo Barella e Lukaku sono sembrati impermeabili alla fatica, altri come Vidal e Lautaro Martinez si sono spenti alla distanza mentre Sanchez ha giocato spiccioli di partita per non rischiare dopo l’affaticamento col Cile. Tutte situazioni che hanno minato la lucidità negli ultimi venti metri, dove si sono visti passaggi elementari sbagliati e scelte offensive incomprensibili.

Eriksen resta un mistero dai piedi splendidi e dalla grinta assente, o comunque molto ben nascosta. Il danese, rinfrancato dai gol in nazionale, è tornato presto in formato Serie A: spaesato, senza una collocazione fissa in campo e incapace di farsi dare palloni ed essere determinante. A quasi un anno dal suo approdo in Italia, i dubbi sul suo inserimento in una realtà come quella interista si fanno via via certezze: anche da lui è attesa una svolta a breve, in caso contrario un addio anticipato a gennaio non diventerebbe da escludere.

Conte ha comunque voluto sottolineare la manovra dell’Inter, che dopo 20’ in bambola ha ripreso il filo del gioco, creando il giusto, meritando anche il gol del pari ma rischiando di conseguenza: una mancanza di equilibrio da risolvere quanto prima. Alla fine, dopo il derby, sembra una sola la certezza di questa Inter: il cartello “lavori in corso”. Lavori da eseguire ‘a caldo’, con i tre punti in palio, visto che mercoledì sarà già ora di scendere nuovamente in campo, sbagliare contro il ‘Gladbach costerebbe molto più caro di una partenza a rilento in campionato.

 

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