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Il trionfo di Inzaghi: l'ammazza-Juve va a caccia del tripletino

Il tecnico nerazzurro batte i bianconeri per la quarta volta in una finale e adesso prepara il sorpasso al fotofinish sul Milan

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L'ammazza-Juve, che a Torino non vogliono più vedere nemmeno dipinto, ha colpito ancora. Simone Inzaghi si porta a casa la Coppa Italia in fondo a una notte faticosa ma esaltante e rifila la quarta sconfitta ai bianconeri in una finale dopo le due con la Lazio e la Supercoppa di quest'anno. Nessuno come lui, e già questo dovrebbe bastare per consolare le molte vedove interiste di Antonio Conte, ma, soprattutto, nessuno in grado, come "inzaghino", di correre per tre trofei in una stagione dal famoso triplete targato José Mourinho. L'Inter c'è e si vede: è tonica, aggressiva, estremamente motivata, forse un po' allegra in difesa ma certamente sempre pericolosa negli ultimi 25 metri. Il che, inutile dirlo, allarga la tensione in vista dello sprint scudetto. La risposta dell'Olimpico è stata chiara: se il Milan vuole vincerlo non può sbagliare. Perché l'Inter, l'Inter di ieri sera, non sbaglierà. 

Dentro la terza vittoria nei quattro scontri diretti di questa stagione contro la Juve c'è un po' la sintesi dell'anno nerazzurro. Ci sono organizzazione di gioco e dinamismo, propensione alla battaglia ma anche grande capacità di pulire i palloni sporchi, manovra e verticalità, dal centro, sull'asse Brozovic-Calhanoglu-Barella, alle fasce, dove Perisic è gigantesco e, a conti fatti, decisivo. Non ingannino le parole del croato a fine partita e la sua delusione per il mancato rinnovo - se ne parlerà a bocce ferme dopo l'ultima giornata, sempre che vi sia ancora margine per parlarne -, Ivan il Terribile non indietrerà di un millimetro, come non arretreranno i vari Skriniar, Brozovic o Lautaro. A Cagliari Inzaghi proverà a vincere una "finale" diversa, ma pur sempre una finale. Con il risultato del Milan in mano (i rossoneri scenderanno in campo alle 18 contro l'Atalanta, i nerazzurri alle 20.45, ndr) e la voglia matta di trascinare il discorso scudetto fino al gong dell'ultima giornata. 

Intanto, sia pure parziali, si possono fare i primi bilanci e considerarli, comunque vada la corsa al titolo, estremamente positivi. Non solo per i due trofei già aggiunti alla bacheca, quanto per la sensazione di crescita di una squadra che, anche in Champions, è stata capace di giocarsela alla pari contro Real Madrid e Liverpool, le due finaliste del torneo. Inzaghi, spesso criticato o semplicemente osservato con qualche smorfia di disappunto dal popolo nerazzurro, ha in fondo migliorato questa squadra. Nonostante l'addio di giocatori fondamentali come Lukaku e Hakimi e nonostante il peso dell'eredità di un capo-popolo come Antonio Conte. Non farà impazzire i suoi tifosi? Certo. Ma intanto, al momento, li sta facendo godere parecchio. E ancora non è finita: i prossimi dieci giorni ci diranno dove sarà stato in grado di arrivare. Tra trofei da ammazza-Juve a un sogno chiamato "tripletino".

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