FIORENTINA

Fiorentina, Commisso si difende e attacca: "Dobbiamo competere con club indebitati fino al collo"  

Lunga lettera del patron viola sui canali ufficiali: "Nessuno mi costringerà a vendere e decido io chi mandare via"

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Fiorentina, Commisso si difende e attacca: "Dobbiamo competere con club indebitati fino al collo"<br />
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© Getty Images

"Questo è il gruppo che abbiamo comunque voluto migliorare ulteriormente con il mercato di gennaio e noi riteniamo di avere fatto quanto possibile e come sempre saranno i risultati a parlare alla fine della stagione". Con una lunga lettera pubblicata sui canali ufficiali, il patron della Fiorentina Rocco Commisso difende i suoi dirigenti dagli attacchi ricevuti, conferma le sue ambizioni e la sua volontà di far crescere il club. "Spendere per spendere non è qualcosa che ritengo corretto per la Fiorentina, per il suo presente e futuro", ha detto Commisso, puntualizzando di aver "investito 430 milioni". "Nessuno mi costringerà a vendere la Fiorentina e andar via da Firenze, come avvenne con Dante. O nessuno potrà mai decidere, se non io, chi deve e dovrà lavorare nella Fiorentina e chi, invece, secondo qualcuno dovrei mandar via”.

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Poi l'attacco: "Dal mio arrivo a Firenze ho ribadito che mai avrei fatto promesse che non avrei potuto mantenere, e allo stesso modo ho detto sin da subito che la Fiorentina, sotto la mia proprietà, non avrebbe mai corso il rischio di fallire (com’è accaduto in passato) e così è e così sarà. Sono anni che chiediamo trasparenza e regole uguali per tutti, ma quasi nulla è cambiato e ci troviamo a dover competere con Club indebitati fino al collo che agiscono come se nulla fosse. Dopo il Covid e la questione Superlega, ad esempio ci sono Società che stanno ricorrendo a continui aumenti di capitale con esposizioni debitorie ancora notevoli. Mi auspico che finalmente qualcosa possa cambiare perché le Società che rispettano ogni singola regola e non hanno un euro di debiti, non possono essere equiparate a quelle che riescono a sopravvivere solo per la mancata applicazione di norme precise”.

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