L'ANALISI

Inter con coraggio, gioco e carattere: ma l'Europa non perdona la mancanza di gol

Contro il Liverpool alla pari per quasi tutta la partita, in Champions League pesano dettagli, esperienza e panchina. In Inghilterra servirà un'impresa

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© Getty Images

Restando aggrappati ai freddi numeri, si può dire che l'Inter contro il Liverpool abbia giocato agli stessi livelli - e in diversi frangenti del match anche meglio - degli inglesi, e però si dovrà presentare ad Anfield con un doppio passivo che, pur privo della regola dei gol che valgono il doppio fuori casa, mette la qualificazione ai quarti di Champions League sui binari dell'impresa. Sicuramente un peccato per la squadra di Simone Inzaghi che per larghi tratti del primo tempo e nel primo quarto d'ora della ripresa, quando si è potuta permettere ritmi più alti dei Reds (sornioni come Klopp nella conferenza della vigilia), si è fatta preferire creando pure i presupposti per il gol, vedi la traversa di Calhanoglu.

Ma come in Serie A i nerazzurri da un paio di stagioni a questa parte hanno ritrovato quella superiorità tipica di una big che va oltre tiri in porta, ritmo e atteggiamento e può vincere anche affidandosi ai singoli, all'esperienza all'interno dei 90' e alla mentalità, ieri si sono dovuti scontrare col Liverpool che in proporzione ha fatto con l'Inter ciò che l'Inter fa in campionato con quasi tutte le altre rivali: in Champions League è un'altra storia, i dettagli fanno la differenza, la panchina (Klopp ha potuto pescare giocatori come Keita e Firmino) anche, gli step da percorrere sono ancora diversi prima di raggiungere certi livelli e lo 0-2 siglato da Firmino e Salah sta lì a dimostrarlo.

Ma, risultato a parte, c'è ben poco da buttare: dopo dieci anni di assenza dagli ottavi, affrontare a viso aperto una candidata alla vittoria finale dice molto sul valore del gruppo, sul coraggio dell'allenatore e sul percorso europeo che la società vuole intraprendere.

A livello di singoli invece la sensazione è che all'Inter manchi un attaccante di manovra, che abbia nei piedi anche un discreto quantitativo di gol, perché i momento no di Lautaro sono sin troppo frequenti, Dzeko non può più reggere l'alternanza sabato-mercoledì senza concedersi sacrosante pause all'interno dei novanta minuti e gli strappi di Sanchez sono estemporanei. Da un estremo all'altro, tra le necessità nerazzurre c'è anche quella di un upgrade tra i pali che chiuda la porta quando - soprattutto nei big match - serve qualcuno che vada oltre il "parabile", un po' come successo nel derby confrontando la prestazione di Handanovic a quella di Maignan.

La delusione per la sconfitta è comprensibile nonostante gli sfavori del pronostico ma va analizzata e archiviata senza spargere sale sulle ferite, la filastrocca del "percorso di crescita" a cui, chi più chi meno, si aggrappa ogni allenatore a seconda della partita e della competizione va concessa pure a questa Inter che deve trovare subito la forza di rialzarsi, sfruttare queste tre settimane per rilanciare la sfida al Milan tra campionato e Coppa Italia per poi presentarsi l'otto marzo a Liverpool sapendo che, ancor più di ieri, ci sarà ben poco da perdere ma proprio questo potrà ispirare il gruppo a tentare la clamorosa rimonta europea.

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