L'ad rossonero 3 ore e mezzo in ritiro. Le scelte di Pippo per Lazio-Milan: tornano Poli e Muntari, non Pazzini
Terza giornata a Milanello per Adriano Galliani. Un'ora lunedì, quando c'era ancora da smaltire la tremenda botta orobica di San Siro; due ore martedì, assieme a Inzaghi e al telefono col presidente Berlusconi; tre ore e mezzo il mercoledì, in questa progressione quotidiana dell'ad rossonero. Domani altra giornata, si direbbe piena.
Il Milan, i giocatori, Pippo, lui stesso sono al centro di questa bufera rossonera oltre la quale c'è il doppio confronto con la Lazio: campionato e Coppa Italia. Non ci sono ultimatum per scandire promossi e bocciati, ma è come se ci fossero: cambia la forma, non la sostanza di queste due prove d'appello.
Ci si chiede -e molto- come può cambiare la squadra, in senso tattico e di scelte; e come può mutare lo spirito di gruppo, questa voglia (necessità) di soffrire e di battersi per rimediare al crollo di risultati, di immagine e di prospettive.
Da quel che si comprende, a Milanello, i mutamenti in corso ci sono, ma occorre indovinarli e poi si scopre che non può esserci una rivoluzione. La voce-Pazzini, intorno alla quale si pensa stia il confine tra il bene e il male rossoneri, non rientra nel quadro delle novità per sabato sera. Il tridente offensivo contro la Lazio prevede Menez con Bonaventura e Cerci (non El Shaarawy). Se contropiede deve essere, può essere, si fa così.
I tre di centrocampo: si torna a Muntari (De Jong è out), si rivede Poli dall'inizio, con Montolivo.
La difesa, senza De Sciglio, Bonera e Rami, prevede Mexes-Alex coppia centrale, Abate sulla destra e Armero a sinistra.
Ecco, niente ribaltoni, se non la stretta necessità di sostituire chi non può esserci e di ripescare qualcuno ultimamente fuori dalla corsa. Questo è quanto prevede Carlo Pellegatti da Milanello.