le parole

Mihajlovic: "Le mie scelte non sono mai state condizionate dai soldi"

Il tecnico del Bologna e il calcio moderno: "Oggi ogni contatto è fallo, avrei giocato la metà delle partite"

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Sinisa Mihajlovic, al Festival dello sport di Trento, parla di calcio visto da una prospettiva diversa da quella tecnico-tattica: quella dei soldi. "Le mie scelte sportive non sono mai state dettate da ragioni economiche" ha detto l'attuale allenatore del Bologna, spiegando le enormi differenze tra il calcio di allora e quello odierno. Il tecnico serbo fa un esempio pratico: "Il premio per la vittoria della Coppa Campioni nel 1991 con la Stella Rossa non superava i 5.000 euro di oggi".

mihajlovic
Getty Images

"Con la guerra non esistevano più i legami familiari: un mio cugino voleva buttare una bomba in casa, mentre mio padre stava guardando in tv la Stella Rossa di Belgrado. Si fermò solo perché in casa c'era anche suo fratello insieme a mio papà..." è invece il ricordo degli anni difficili nella ex Jugoslavia. Mihajlovic, nato a Vukovar, in Croazia, non lontano dal confine serbo, ha madre croata e papà serbo e ha anche ricordato come il suo migliore amico dell'epoca, croato, distrusse la casa dei genitori di Sinisa per dimostrare l'attaccamento alla causa croata.

Tornando al campo, il tecnico rossoblù critica il metro di giudizio arbitrale moderno: "Alla Lazio io e Fernando Couto, che è mezzo zingaro come me, andavamo avanti a minacce. Uno menava e l'altro litigava. Adesso ogni contatto è fallo, ogni fallo è ammonizione. In questo calcio avrei giocato la metà delle partite".

Controcorrente anche sul tema del razzismo nello sport, tornato tristemente d'attualità con il caso Koulibaly: "A Firenze (da allenatore, ndr) erano i miei tifosi a dirmi 'zingaro di merda': peggio è l'indifferenza, là ero proprio odiato da tutti, mi sono divertito. Se mi applaudono fa piacere, se mi fischiano non è che mi dispiace".

Infine si è parlato anche della prima panchina in Serie A dopo le cure contro il tumore: "Giovedì non avevo abbastanza globuli bianchi per il via libera alla partita, che era sabato. Ma il medico aveva capito che per me sarebbe stato fondamentale, a livello mentale, rientrare. Così mi ha detto: se avrai un livello adeguato, sabato ti do disco verde. Ma sabato mattina ero ancora sotto, non di tanto e mi misi a piangere... lui capì la situazione e mi lasciò andare ad allenare: era la prima volta dopo 40 giorni che facevo una camminata, avevo giramenti di testa e tutto".

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