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D'Amico: "Amrabat e Zaccagni i colpi migliori, Scamacca il rimpianto. Lookman? A volte bisogna andare oltre..."

Tony D'Amico: la carriera nel calcio e la vita da ds, dai rimpianti ai colpi migliori

12 Set 2025 - 10:29

Tony D'Amico, direttore sportivo dell'Atalanta, si è raccontato in un'intervista alla Gazzetta dello Sport, ripercorrendo le tappe delle sue due carriere nel calcio (prima da giocatore, poi da ds), dalle difficoltà alle soddisfazioni che ancora oggi lo legano a questo mondo.

"Ero una mezzala di grande corsa, ma non facevo gol neanche da solo davanti alla porta. Nel calcio di oggi mi rivedo in Guendouzi, i miei idoli erano Leo Junior e Paulo Sousa. A Foggia gli anni più intensi: prima gioco male e vengo fischiato, l'anno dopo arriva Pecchia in panchina, cambio rendimento e divento capitano acclamato dalla piazza".

Poi, la carriera da ds: "Fu Filippo Fusco ai tempi del Bologna a inserirmi in questo mondo, prima chiedendomi delle relazioni su qualche ragazzo delle giovanili, poi portandomi a Verona con lui. Nella stagione 2017/18 Fusco si dimette e mi consiglia di rimanere, di lì a un anno Setti mi propone di diventare direttore sportivo". 

Si è parlato, in passato, anche di un possibile arrivo di D'Amico al Milan: "Ho letto molte cose su questo argomento. Quel che è certo è che non mi sono mai sentito fuori dal progetto Atalanta".

Il colpo più importante? E il più grande rimpianto?

Il prossimo che farò. Però, potrei dire Amrabat preso in prestito e rivenduto a 20 milioni, o Zaccagni che a Verona fece il salto di qualità. Il più grande rimpianto, invece, penso sia Scamacca: non spinsi del tutto per acquistarlo dal Sassuolo".

La carriera da ds spesso porta ad affrontare anche situazioni complicate, come quelle di Koopmeiners nel 2024 e Lookman nell'estate appena trascorsa: "Sono casi difficili da gestire. Devi concentrarti su quello che succede senza pensare al fatto che con quei ragazzi hai condiviso tante cose. A volte bisogna andare oltre le emozioni".

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