Il 18enne ferrarese ha raccontato l'esperienza alla rassegna iridata dove ha conquistato il bronzo nel solo libero e nel duo misto tecnico
di Marco Cangelli© IPA
I Mondiali hanno consegnato una nuova stella al nuoto artistico italiano. Dopo Giorgio Minisini, ecco Filippo Pelati che a Singapore ha conquistato il bronzo sia nel solo libero che nel duo misto tecnico. Risultati che in pochi si attendevano considerato che il portacolori delle Fiamme Oro ha soltanto diciotto anni e che si trattava dell'esordio assoluto fra i grandi a livello iridato. Scorrendo il suo palmarés si può notare come il giovane ferrarese abbia però già conquistato cinque medaglie agli Europei negli ultimi due anni oltre a un titolo mondiale a livello giovanile, numeri che fanno ben sperare in vista delle Olimpiadi Estive di Los Angeles 2028 che Filippo ha già messo nel mirino.
Quali emozioni ha provato sul podio dei Mondiali?
È stato davvero tutto molto magico, inaspettato. Non c'era assolutamente nessun tipo di aspettativa su questa gara, semplicemente volevo dare il meglio di me e mettere in campo tutto il lavoro svolto in questi mesi. Sono partito molto tranquillo e leggero, pensando semplicemente a ciò che avrei dovuto fare senza crearmi troppe aspettative. La prima medaglia è stata una grande sorpresa, anche se la performance è stata di alto livello e sono stato molto soddisfatto per come ho nuotato. Non sono riuscito a controllare completamente l'emozione perché questa è la mia più grande vittoria da quando ho iniziato a nuotare. Il giorno dopo è arrivato un altro podio con Lucrezia Ruggiero in doppio ed è stato magnifico anche perché lei è un'atleta di altissimo livello.
Com'è nato il tandem con Ruggiero?
A decidere gli abbinamenti è ovviamente è la direttrice tecnica della Nazionale Patrizia Giallombardo che ci ha seguito tutto l'anno e che ha deciso di metterci insieme. Fino allo scorso anno nuotavo con Sarah Maria Rizea e Flaminia Vernice, con loro ho fatto tutte le gare di Coppa del Mondo e i Mondiali Juniores. Lo scorso anno Lucrezia era invece impegnata nel progetto olimpico, quindi non abbiamo mai lavorato insieme. Da novembre abbiamo iniziato ad allenarci e siamo giunti fin qui.
Come riuscite a mantenere il sincronismo in acqua?
C'è tantissimo allenamento dietro. Prima dei Mondiali siamo arrivati a svolgere anche otto ore di allenamento in acqua al giorno. Sono sessione intensive, dove magari ti ritrovi a completare tutti e quattro gli esercizi che porti in gara, anche uno di seguito all'altro senza grandi pause. Tutto ciò tio porta ovviamente a sviluppare una grande capacità di memoria, soprattutto motoria. Quando sei in gara, scatta quasi un automatismo in cui non devi nemmeno pensare a cosa fai. Ad aiutarci c'è il conteggio dei movimenti che, come i ballerini, compiamo sulle note musicali e ci permette di essere sincronizzati fra noi. Fondamentale non perdere il conto.
Quanto l'ha aiutata affacciarsi fra i senior dopo il cambio di regolamento che ha inserito i basemark?
Ovviamente è un vantaggio perché ho potuto sperimentare questo protocollo nelle gare giovanili, quindi con un po' meno pressione. Si tratta infatti di un altro sport praticamente, anche perché prima era più un'arte, dove tutto era veramente molto più soggettivo. Con i basemark il giudizio diventa sicuramente più oggettivo visto che, qualora non completi una parte dell'esercizio previsto, ti viene inflitta una penalità. È un regolamento molto spietato perché può cambiare la classifica in pochissimo, puoi presentarti in gara con la base di partenza più elevata e poi ti ritrovi a chiudere ultimo. È tosta soprattutto mentalmente perché devi rimanere sempre concentrato dall'inizio alla fine e, qualora sbagliassi, ti devi portare dietro l'errore. A quel punto devi essere bravo a cancellare, a ripartire, perché si può fare ancora molto altro e non si deve perdere la concentrazione.
Come riuscite a mantenere la concentrazione nonostante vi troviate a essere in apnea per diversi minuti?
La nostra tipologia di allenamenti è ad alta intensità. Non ci sono mai degli allenamenti blandi, anche rispetto al nuoto dove puoi fare delle sessioni di recupero. I periodi di scarico sono molto più brevi e meno frequenti durante l'anno, quindi dobbiamo cercare di aumentare il ritmo costantemente per reggere la gara e affrontare queste fasi in apnea. Si parte da novembre quando iniziamo a montare gli esercizi, ma al tempo stesso svolgiamo allenamenti più semplici. Per esempio entriamo in acqua e facciamo cento metri in apnea alternando la respirazione. In questa maniera riusciamo a scaldare il fiato e i muscoli, arrivando poi a ridosso della competizione con apnee più lunghe.
Le è mai capitato di dover rispondere agli attacchi degli haters?
Sì, non è stato semplice all'inizio perché il nuoto artistico è uno sport al 90% al femminile, soprattutto quando mi sono affacciato io. Aprire questa disciplina al mondo maschile appariva un'utopia, quasi non si vedeva il motivo di creare una categoria ad hoc. Fortunatamente sono stato sempre un ragazzo molto determinato, che quando punta a un obiettivo, vuole arrivare fino in fondo. Devo dire la verità, non sono nemmeno mai arrivati insulti direttamente a me perché ho sempre avuto la fortuna di circondarmi di persone che mi volevano bene, sia a livello sportivo che sociale. Anche a scuola non ho mai ricevuto nessuna critica, anzi, ho sempre incontrato tanti fan che mi sostenevano e non vedevano l'ora che tornassi a casa dopo le gare. Da questo punto di vista sono stato fortunato, tuttavia i pochi commenti che ho ricevuto, ho sempre dato nessuna importanza perché mi scivolano addosso. Forse ciò che è stato più pesante sono stati i commenti sul mio trucco ai Mondiali. Mi sono stati riportati, ma come ho già anticipato, sarà il mio marchio di fabbrica visto che ai giudici è piaciuto moltissimo. Avendo gli occhi chiari, valorizza il mio sguardo, apre molto di più gli occhi, per cui, finché non troverò altro che possa colpirmi, mi vedrete sempre con questo trucco.
Quanto pesa l'eredità di Giorgio Minisini?
Il peso è davvero limitato perché Giorgio è Giorgio, io sono Filippo. Lo stesso Giorgio mi disse di essere me stesso e che sarebbe andato tutto per il meglio. Quindi è lui in primis a non farmi sentire il peso di questa eredità, che ovviamente inconsciamente io sentivo a inizio di quest'estate. Grazie anche a queste due medaglie, sento di avere costruito una mia immagine, una mia identità. Non sento quindi assolutamente il peso di Giorgio, anzi, deve essere uno stimolo per me per capire come fare meglio. Prendo lui come esempio anche come persona perché, quando lo vedevo allenarsi, era realmente determinato. Si allenava sempre con costanza, determinazione e dedizione, motivo per cui non posso non prenderlo che come esempio.
Quali sono ora i prossimi obiettivi?
Sicuramente ci sono nel mirino le Olimpiadi Estive 2028 che sono un sogno, ma rimanendo più vicini, anche un po' per scaramanzia, non posso dimenticare gli Europei in programma a Parigi la prossima estate. Dopo queste due medaglie, sono spinto a creare cose nuove, poi in accordo con i tecnici, vedremo a quali gare internazionali prendere parte, se le tappe di Coppa del Mondo o alle prove dedicate alla categoria juniores visto che potrei ancora parteciparvi. Gli Europei rimangono l'obiettivo principale, ma una parte di me sogna le Olimpiadi.