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LA CONFESSIONE

Dalla bulimia al parto difficile fino al 'baby blues': Federica Pellegrini si racconta

Intervista all'ex campionessa di nuoto, che con il marito ed ex allenatore Matteo Giunta ha scritto 'In un tempo solo nostro"

09 Nov 2025 - 09:39
 © ipa

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Dal distacco dalla famiglia molto giovane al parto difficile fino alle sofferenze post-partum. La leggenda vivente del nuoto azzurro Federica Pellegrini - sei medaglie d'oro mondiali, un argento ad Atene 2004 e un oro a Pechino 2008 - si racconta nel libro "In un tempo solo nostro" con l'ex allenatore Matteo Giunta che poi è diventato suo marito e papà di sua figlia: "Ho attraversato momenti molto difficili. Sono andata via di casa dopo l’Olimpiade di Atene, a sedici anni. Vivevo a Milano con altre tre ragazze, lontano dalla mia famiglia. Mi sentivo sola, e lo ero. Qualsiasi cosa facessi ero sulla bocca di tutti, vivevo in costume, avevo i miei sbalzi ormonali, che la testa ingigantiva, e che la gente percepiva. Così sono diventata bulimica. Io la paura di fallire, anche solo verso me stessa, l’ho avuta fino all’ultima gara che ho fatto. Così per non fallire mettevo il 110%".

Poi la nascita di Matilde, il 3 gennaio 2004: "Il parto è stato difficilissimo. Forse è quello che ha innescato i problemi venuti dopo. Sono state 48 ore di follia. Adesso ci rido su - ha detto in un'intervista al Corriere della Sera - Matteo è sempre stato con me, è stato incredibile il suo supporto. Ho avuto contrazioni molto forti. Dovevano essere quelle di preparazione, però erano già molto dolorose. Questa cosa mi sembrava stranissima, perché ho una tolleranza del dolore abbastanza alta. A un certo punto si è perso il battito della bambina. E il chirurgo ci ha detto: non ha senso aspettare, andiamo in sala operatoria. Sono stati due giorni veramente “interessanti”. Il dopo è stato molto complicato: "Sono stata vicina alla depressione. Quando ho preso la bambina in braccio ero già stanchissima. È stato un accumulo di stanchezza. Quindi i primi due mesi sono stati molto difficili. La prima notte in ospedale, guardando mia mamma, mi sono messa a piangere. Non so perché stessi piangendo, e questa cosa si è protratta nel tempo: sempre la sera, sempre a un certo orario, con accensioni che non capivo neanche da dove venissero. A un certo punto scoppiavo in un pianto dirotto, e non sapevo perché. Poi abbiamo scoperto che era questo “baby blues”. Noi stiamo cercando di passare a Matilde la nostra passione".