Mancini, hai sbagliato: questo non è razzismo

Due pesi e due misure, ma Sarri va comunque punito

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Trattasi di peccato originale. Protagonista Maurizio Sarri. Giusto quindi che paghi per gli insulti omofobi, ma non parliamo di episodio di razzismo come lo ha definito Roberto Mancini. Razzismo appunto, roba che fino a pochi anni fa il tecnico dell'Inter tendeva a minimizzare, mettendolo alla stregua di episodio spiacevole o al massimo da momento da confinare entro il racconto della tensione che domina i 90 minuti sul campo. Ci riferiamo a Lazio-Arsenal del 2000, quando il Mancini giocatore raccontò delle offese razziste di Mihajlovic nei confronti di Vieira, chiosando che sotto pressione qualche insulto ci possa stare, basta che tutto finisca lì.

Sette anni più tardi il Mancini allenatore liquidò così la squalifica dell'Inter per lo striscione esposto a San Siro proprio contro il Napoli, che riportava la frase “NAPOLI FOGNA D'ITALIA”: “Era solo un sfottò come ce ne sono ogni domenica su tutti i campi. Non è stato bello leggere certe scritte, ma non si è trattato di una cosa così grave”.

Probabilmente nel 2016 Mancini ha cambiato la prospettiva dei suoi pensieri e ora sarebbe pronto a condannare senza troppe remore quanto accaduto nel 2000 e nel 2007. Lo dimostra la ferma denuncia in diretta dell'operato verbale di Maurizio Sarri.

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