Doping, Putin ammette le colpe

Russia, il presidente: "Abbiamo casi accertati e non è ammissibile"

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Il sistema di controllo del doping in Russia "non ha funzionato" e questo "è colpa nostra". Così Vladimir Putin, citato dalla Tass. "Noi - ha aggiunto - dobbiamo tener conto del lavoro della commissione indipendente (quella di McLaren, che ha scovato 1000 atleti coinvolti, ndr) e delle richieste della Wada, perché bisogna riconoscere che noi abbiamo dei casi ovviamente dimostrati di doping e ciò non è assolutamente ammissibile". Negata però la sponsorizzazione da parte dello stato di un programma di doping.

"Voglio dirlo ancora una volta: non c'è mai stato e spero che non ci sarà mai alcun sistema statale per il doping. Al contrario, ci sarà solo la lotta contro il doping. Per quanto riguarda i reclami presentati su presunti segni di manomissione trovati su alcuni campioni di prova - ha poi aggiunto - noi non ne comprendiamo il significato, perché non c'erano state lamentele quando abbiamo presentato quei campioni per i test. In caso di contestazioni, queste avrebbero dovuto essere indicate nelle relative relazioni. Ma nulla di tutto ciò è accaduto. Quindi - ha concluso Putin - vuol dire che i campioni sono stati conservati da qualche parte e noi non possiamo essere ritenuti responsabili per lo stoccaggio".

"Stiamo per istituire un nuovo sistema antidoping, affidato ad un organismo indipendente istituito presso l'Università statale di Mosca. Sarà allestito - precisa - un laboratorio fornito di attrezzature moderne e dotato del miglior personale". Putin ha poi espresso la speranza che, "con l'aiuto di esperti russi e stranieri, venga predisposto un sistema antidoping efficace. Mi aspetto che la Commissione guidata da Vitaly Smirnov prosegua le sue attività finalizzate al monitoraggio: si deve fare tutto il possibile affinché i nostri giovani atleti non debbano affrontare problemi di doping. Faremo tutto il possibile per costruire una cooperazione significativa con i nostri interlocutori, tra cui la Wada (World Anti-Doping Agency, ndr) e il Comitato olimpico internazionale".

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