TRAILRUNNING E TECNICHE DI SOCCORSO

Tecnica di corsa, tecniche di soccorso, dispendio energetico: gli ingredienti di Dolomiti Rescue Race

Nelle Dolomiti del Cadore va in scena una prova molto particolare, riservata a squadre di tecnici del soccorso in montagna da tutta Europa.

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L’estate è finita, l’inverno è ancora "basso" sull’orizzonte ma la frequentazione della montagna è ormai totale e lo è di conseguenza l’impegno del Soccorso Alpino e Speleologico. Dolomiti Rescue Race, giunta alla sua decima edizione, è un appuntamento competitivo che guarda però ben oltre l’aspetto agonistico e permette proprio ai tecnici del CNSAS di vivere un’occasione insolita di allenarsi agli interventi sul campo e di confrontarsi con i colleghi a livello continentale, rinsaldando rapporti e senso di appartenenza. Senza trascurare l’aspetto nutrizionale della preparazione e dell'azione.

Siamo abituati a vederli in azione a.... margine delle sezioni più tecniche (ed a tratti alpinistiche) delle prove di skyrunning. Ed è spesso un margine molto esposto... sul vuoto. Tecnici ed operatori del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico sono parte integrante (ed importante) degli appuntamenti più impegnativi di questa disciplina. Assistono gli atleti, consigliano e suggeriscono appigli ed appoggi e non così raramente lo fanno da posizioni e postazioni ben poco favorevoli, lasciando agli atleti i passaggi più agevoli.  Angeli custodi, insomma. Ma cosa succede quando sono loro a passare... dall'altra parte della barricata (o meglio della cresta, del tratto attrezzato, della paretina) mettendo il pettorale? Beh, è proprio quello che succede alla Dolomiti Rescue Race, appuntamento d'inizio autunno sulle Dolomiti del Cadore, cuore delle Dolomiti e Patrimonio dell’Umanità.

La DRR è infatti una manifestazione nazionale ed internazionale riservata ai componenti dei mountain rescue team di tutto il mondo e si svolge (nel rispetto delle normative anti Covid) con prove tecniche e di resistenza. Organizzata dalla stazione del Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) di Pieve di Cadore, in provincia di Belluno, la gara si tiene a squadre di quattro componenti ciascuna, dotate di materiale tecnico individuale e di gruppo. Oltre a formazioni in arrivo da tutta Italia, quest’anno sono presenti al raduno componenti dei mountain rescue teams di Polonia, Romania, Repubblica Ceca, Slovenia e Gran Bretagna: una settantina in tutto. La manifestazione è nata con lo scopo di incontrarsi e confrontarsi, di stringere amicizia con tutti i componenti del Soccorso Alpino e speleologico d’Italia e del mondo, in un contesto diverso da quello operativo d’intervento o addestramento. Ad aggiudicarsi la prova è stato il quartetto "local" di Pieve di Cadore, formato da Aldo Vascellari, Flavio Fiori, Simone Da Vià e Damiano Fontanive, al traguardo in due ore, 11 minuti e 12 secondi. Alle loro spalle, staccato di cinque minuti e 4 secondi il team del Mountain Rescue Service ceco. Finish tme di due ore, 20 minuti e 1 secondi per la formazione vicentina Arsiero 1, che ha completato il podio.

 

L’intero percorso si sviluppa sulle pendici del Re delle Dolomiti: il Monte Antelao ed a fare cornice all’intera prova sono gli scenari del Gruppo delle Marmarole e degli Spalti di Toro. La partenza è a Praciadelan, nel Comune di Calalzo di Cadore, a 1040 metri sul livello del mare. Il dislivello positivo di 1250 metri, quello negativo è invece di 1440. Si sale rapidamente fino ai piani dell'Antelao (m. 1626) e poi fino ai 2080 metri di quota di Forcella Piria, dove inizia il tratto più tecnico della gara con un tratto di cresta esposta ma attrezzata con duecento metri corde fisse che portano i concorrenti a quota 2130. Una lunga discesa fino al Rifugio Antelao (m. 1796) e poi fino a Forcella Antracisa (m. 1693) porta le squadre a ridosso dell'ultima salita di giornata: quella che, lungo una carreggiata costruita un secolo fa durante la Prima Guerra Mondiale, porta in cima al Monte Tranego (m. 1849). La discesa si effettua con calata in corda doppia di trenta metri fino al sentiero che - con dislivello negativo di 1100 metri - conduce al fondo valle e prevede - lungo il suo tracciato - varie prove tecniche di soccorso.

 

Prima dell’arrivo, che i top runners (anzi i... top rescuers) raggiungono un paio d'ore dopo il via, ogni squadra deve assemblare la propria barella e tagliare trasportandola il traguardo di Piazza Tiziano, agli 848 metri slm di Pieve di Cadore. Occorre essere rapidi in salita e in discesa, agili nei tratti più tecnici ma anche (in aggiunto di quanto richiesto da una "normale" gara di trail o skyrunning) anche molto lucidi e preparati nei momenti dedicati alle tecniche di soccorso che nella Dolomiti Rescue Race possono fare la differenza tra - mettiamo - la vittoria o un piazzamento, ma nella pratica (della montagna) di tutti i giorni possono invece significare la differenza tra il ritorno a casa incolumi oppure infortunati e - purtroppo non di rado - tra la vita e la morte. Per i tecnici del CNSAS è quindi importante essere costantemente aggiornati, preparati, allenati. Un aspetto importante della loro formazione e della loro azione è quello - spesso sottovalutato - dell’integrazione nutrizionale. Lo abbiamo approfondito con Elena Casiraghi, esperta in nutrizione e integrazione sportiva dell’Equipe Enervit, azienda partner del CNSAS.

 

"Che si tratti di sfida o di evento-raduno, fa poca differenza. Conta invece assicurarsi la giusta energia in un’attività sportiva (e lavorativa) nella quale la parola 'sicurezza' è al centro della riuscita di ogni operazione. Non solo il corpo ma anche la mente necessita del corretto apporto di energia. Essa utilizza come unico substrato energetico il glucosio, in altre parole la forma più semplice dello zucchero, e la richiesta di tale sostanza aumenta in situazioni di freddo ed emergenza. Per un intervento della durata di diverse ore è necessario consumare fin da subito barrette energetiche, sfruttando i momenti più distensivi, ad esempio gli spostamenti in elicottero. Nei momenti di maggior impegno invece il supporto dev’essere fornito da sport gel o isotonic gel: i primi sono concentrati, i secondi già diluiti in acqua. Entrambi forniscono molta energia in poco volume e sono pratici da portare con sé. Come nelle discipline di endurance è poi necessario anticipare il momento del bisogno (e non attenderlo!), assumendo almeno ogni ora di sforzo un integratore energetico a base di carboidrati per favorire la disponibilità di energia, ridurre la fatica muscolare ed incrementare la lucidità".

 

"Anche l'idratazione non può essere trascurata, pena una riduzione delle capacità cognitive, come quelle decisionali o di problem solving, oltre ad un aumento della percezione dello sforzo. È necessario idratarsi anche a basse temperature, assumendo miscele isotoniche a base di sali minerali, disponibili in pratiche bustine monouso facilmente trasportabili e da diluire in acqua. Terminato l’intervento di soccorso… bisogna evitare di concedersi cali d’attenzione. Per preparare al meglio il proprio organismo alla missione successiva è indispensabile curare la prima ora che segue lo sforzo fisico, perché è questa la finestra di tempo più efficace per iniziare a recuperare le riserve di energia e riparare gli stress muscolari. In particolare è indispensabile sfruttarla quando gli impegni si susseguono tra loro con poco tempo di recupero. Si può consumare una protein bar oppure una miscela in polvere recovery, da diluire in acqua a base di maltodestrine, aminoacidi, minerali e vitamine antiossidanti".

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