La risposta rossocrociata alle classiche di Chamonix e Courmayeur è in programma tra fine agosto e inizio settembre sui sentieri del Vallese.
di Stefano Gatti© Linka Production
Italia, Svizzera e Francia si incontrano e si toccano sulle creste di confine dei quattromila delle Alpi Occidentali e non è un caso che siano proprio le montagne di Valle d’Aosta, Vallese ed Alta Savoia a fare da scenario e terreno d’elezione a tre appuntamenti di trailrunning tra i più affascinanti a livello internazionale. E se l'UTMB (Ultra Trail du Mont-Blanc) di Chamonix gode già da tempo di chiarissima fama planetaria ed il Tor des Géants che fa base a Courmayeur (allo sbocco opposto del traforo del Monte Bianco) ne sta seguendo le tracce sul sentiero, i maggiori margini di crescita li ha lo SwissPeaks Trail che si svolge nel cantone elvetico del Vallese.
Per conoscere meglio l’appuntamento elvetico, il più recente ed appunto meno conosciuto, ci affidiamo alla competenza specifica ed alle interviste del collega Maurizio Scilla. A sua volta organizzatore del Trail del Monte Casto (diciassettesima edizione in programma domenica 30 ottobre sulle montagne di Valle Cervo e Valsessera, nel Biellese) il popolare ed entusiasta “Mau” ci ha offerto su di un piatto d’argento l’opportunità di trattare una prova - lo SwissPeaks Trail appunto - che punta sicuramente a crescere e ad avvicinarsi ai numeri di UTMB e Tor, senza rinunciare però alla propria identità ed alle proprie caratteristiche diciamo così “esclusive”. Proposta accettata insomma e sviluppata nella modalità della testimonianza diretta di tre personaggi che ci permettono di… incamminarci in loro compagnia sui sentieri del Vallese. Stiamo parlando di Julien Voeffray (organizzatore della prova), di Franco Collé (ultrarunner valdostano di fama internazionale) e di Silvano Gadin (lui pure valdostano e voce storica del mondo trail e non solo).
Bisogna tornare indietro all’anno 2017 per assistere alla nascita in Svizzera - e più precisamente nel Vallese - dello SwissPeaks. Per la prima edizione gli organizzatori puntarono subito con successo ad un percorso ultra di ben 170 chilometri e già l’anno seguente alzarono l’asticella, allargando le proprie aspettative con il varo di un tracciato di circa 360 chilometri: lo SwissPeaks 360, una gara che si poteva (e si può tuttora) paragonare al vicino Tor des Geants®, che va in scena nella vicina Valle d’Aosta, appena a sud dello spartiacque alpino principale. Nel corso degli anni la prova elvetica ha registrato numeri sempre crescenti a livello di partecipazione, attirando l’interesse di atleti di diverse tipologie e diverse nazionalità (fino ad una quarantina), grazie all’ampia scelta di gare propone proposte: per distanza e dislivello.
Queste nel dettaglio le cinque gare che trasformano il Vallese in un vero parco giochi per i trailers nella settimana che va da domenica 28 agosto a domenica 4 settembre:
SWISSPEAKS 360 (Oberwald) (364 KM) (26610 M D+)
SWISSPEAKS 170 (Val d’Heremence) (171 KM) (11500 M D+)
SWISSPEAKS 100 (Emosson) (100 KM) ( 6180 M D+)
SWISSPEAKS MARATHON (Chablais) ( 44 KM) ( 2430 M D+)
SWISSPEAKS SEMIMARATHON (Vionnaz) ( 21 KM) ( 1510 M D+)
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La gara regina parte da Oberwald nell’Obergoms, non lontano da Grimselpass e Furkalpass. Si tratta di una lunga e spettacolare cavalcata che partendo dai ghiacciai del Rodano porta sulle rive del Lago di Ginevra a Le Bouveret. Un percorso veramente esigente e tecnico. Le montagne non sono aggirate, ma affrontate con innumerevoli passaggi sui colli. Addentrandoci sul tracciato ecco come lo racconta Julien Voeffray, deus ex machina dello Swiss:
“I punti più spettacolari sono i ghiacciai che si vedono spesso mentre si procede. A volte si passa molto vicini e si pensa quasi di poterli toccare. Le grandi dighe ai piedi dei 'quattromila' del Vallese sono un elemento che colpisce. La loro forza tranquilla ispira rispetto e perseveranza. E così deve essere lo spirito del trailer. Citerei poi il Grand Désert, ai piedi del Mont Fort nella regione di Verbier. Questa zona può essere molto inospitale: tanta roccia, difficile tenere il ritmo. Se ci capiti in una notte di brutto tempo... puoi davvero chiederti cosa ci fai lì. E per finire, naturalmente, la Fenêtre d’Arpette, in prossimità del ghiacciaio del Trient. Tutti i trailers dello SwissPeaks che sono passati di lì la ricordano e hanno sofferto. È certamente la salita più difficile del percorso.
Quali sono le motivazioni che portano ad organizzare una gara come questa? Ridiamo subito la parola a Julien.
“Ogni volta che corriamo nelle nostre bellissime montagne, immaginiamo di poter far vivere a quanti più corridori possibile quello che facciamo noi in quei momenti speciali, così vicini alla natura. La forza del trailrunning è la sua semplicità, unita al suo stretto legame con l'ambiente. Vogliamo dargli vita, scoprire il Vallese, creare un legame umano tra la nostra regione, i volontari e i corridori. Ho avuto la fortuna di partecipare a gare molto belle e volevo offrire ai corridori quello che è stato offerto a me. Durante il Tor des Géants® o durante la PTL (Petite Trotte à Léon, una delle prove del sistema-UTMB, ndr) ho avuto la fortuna di vivere momenti di rara intensità, anche se a volte molto duri. Per quanto mi riguarda, sono momenti che cambiano una persona e che bisogna avere la fortuna di potersi almeno una volta concedersi. Nel 2015 ho fatto la traversata in solitaria del Vallese e subito dopo mi sono detto che vi si sarebbe dovuta organizzare una gara. Per me è importante che una gara abbia un significato. Gli esseri umani hanno sempre percorso grandi distanze a piedi ed è per questo che oggi abbiamo la capacità di percorrere itinerari molto lunghi. È per tutte queste ragioni che organizziamo lo SwissPeaks 360. Anche se abbiamo sottovalutato le difficoltà che sarebbero sorte, abbiamo sempre trovato delle soluzioni. Questo è ciò che dobbiamo alla nostra regione, ai nostri volontari ed ai nostri corridori. Se un giorno dovessimo fermarci - perché avremo anche bisogno di nuove sfide - saremo lì per far sì che la corsa venga portata avanti da altri, perché la '360' deve vivere a lungo”.
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Dal punto di vista agonistico l’Italia l’ha spesso fatta da padrona, con le vittorie di Andrea Mattiato (2019) e dell’altoatesino Peter Kienzl (2021) nella 360. Due anni fa invece Giuditta Turini si è imposta nella 170KM, mentre il suo compagno Franco Collé saliva sul gradino più alto del podio della 360 insieme all’elvetico Jonas Russi, con il quale l’ingegnere di Gressoney ha dato vita alla fine della scorsa estate ad un lungo duello (poi risolto a proprio favore) nel TORX 2021, aggiudicandosi il suo terzo successo dopo quello del 2014 e del 2018. Chi dunque meglio di Collé potrebbe descrivere dall’alto della sua esperienza questa gara?
“È una gara molto bella, a me è piaciuto tantissimo il percorso. La prima parte è selvaggia ed hai sempre i ghiacciai davanti. Queste spettacolari lingue di ghiaccio che scendono, dal punto di vista panoramico sono incredibili. Il bello è che man mano che avanzi e si fa sentire la stanchezza i paesaggi cambiano, anche le montagne diventano un pochino più dolci e quindi ti aiutano un po’ ad arrivare fino al lago. Ho apprezzato molto questo cambio di paesaggio: prima severo, poi di media montagna e infine questi 'panettoni' verdi con il lago sotto".
Dall'alto della sua esperienza (vincente su entrambi i lati dello spartiacque alpino) non si può non chiedere a Franco un paragone con il Tor des Géants.
“Anche se geograficamente vicinissime, sono due gare molto diverse tra loro. Lo SwissPeaks è più un viaggio dentro te stesso, perché è più selvaggio, con meno ristori ed anche meno pubblico lungo l’itinerario. Avverti meno il calore della gente soprattutto nella prima parte, poi man mano che avanzi la situazione cambia. Sei molto più tu con la tua solitudine ed a me è piaciuto proprio questo: lo spirito di avventura. Bisogna anche dire che alcuni passaggi sono più tecnici di quelli del Tor, i sentieri non sono come quelli delle Alte Vie della Val d’Aosta, sono simili a quella parte di Tor che porta a Gressoney. Di sicuro la rifarò anche perché mi mancano i primi quaranta chilometri del percorso originale, tagliati dall’edizione alla quale ho preso parte io, leggermente accorciata a causa della pandemia”.
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Per non farsi mancare nulla, gli organizzatori di Swisspeaks Trail hanno varato un ricco programma di gare che spazia dalla "ultradistanza" alla mezza maratona... d'ingresso e propone appunto due gare che replicano il format di UTMB e Tor des Géants. SwissPeaks 170KM si svolge infatti sulla distanza dell'Ultra Trail du Mont-Blanc (ma con un dislivello positivo di 11500 metri contro i 10000 di Chamonix). SwissPeaks 360 invece supera di una trentina di chilometri il ruolino di marcia del TOR (360 contro 330) e di duemila metri il dislivello da superare (26000 contro 24000). Senza peraltro dimenticare che l'evento-TOR ha dal 2019 introdotto il TOR des Glaciers con i suo 450 chilometri di sviluppo ed i 38000 metri di dislivello positivo!
Per chiudere il giro d’opinioni raccolte da Maurizio Scilla non poteva mancare un parere su SwissPeaks da parte dello speaker di tutte le sue edizioni della prova: stiamo parlando di Silvano Gadin, la voce ufficiale (e storica) del trail e dello sci di fondo nazionale, che da parte sua sottolinea le peculiarità della prova elvetica rispetto alle due "sorelle maggiori":
“Quello che mi rimane dentro è l’autenticità di SwissPeaks. E’ una gara molto selettiva, durissima dal punto di vista del percorso e la dimensione che viene fuori è quella del viaggio e della scoperta, anche per me che vivo in Valle d’Aosta e la Svizzera è appena dietro alle mie montagne di casa. Scoprire tutte le valli del Vallese. Sono molto diverse tra di loro: in quelle dell’alto Vallese si parla tedesco e ti senti un po’ spaesato. Sono montagne molto severe, ma è bello il raffronto che si ha con la gente. Si fa fatica a capirsi con la lingua ma ci si comprende con gli sguardi. Poi si entra nel Vallese vero e proprio e lì ci si sente un po’ a casa. E’ una gara che secondo me ha un potenziale pazzesco sia per la bellezza del percorso, sia per la bravura di chi l’organizza, è quella Svizzera che ti aspetti, perfetta in tutto. Manca ancora la presenza del pubblico, ma sta crescendo di edizione in edizione. La cosa speciale è l’arrivo a Le Bouveret sul Lago Lemano. Vedi gli atleti stupiti di questa conclusione: in genere sono abituati ad arrivare ed avere una montagna davanti dopo averne affrontate tante altre. L’arrivo sul lago con il sole che tramonta alla sera ti rimane dentro. In questi anni ho notato che il volontariato è cresciuto tanto, sia come presenza che come qualità. Julien Voeffray è una persona molto in gamba, molto decisa, attorniata da un grande staff. A livello di comunicazione la gara è cresciuta tantissimo, ogni giorno facciamo quattro ore di diretta streaming. Sotto l’aspetto personale mi piace portare la mia esperienza televisiva, che unisco a quella di speakeraggio. Consiglio la Swisspeaks per la dimensione del viaggio, la scoperta di una gara autentica, dove hai momenti di silenzio infinito, però un silenzio che parla, fa rumore sotto molti aspetti. Altro aspetto importante è l’ascolto. Lo staff è sempre molto attento ad ascoltare e dialogare dopo l’arrivo con gli atleti, questo ha permesso alla gara di crescere anno dopo anno. Julien è un ex atleta di buon livello ed è molto attento alla logistica: ristori e sicurezza in particolare. Per quanto riguarda i ristori, essendo le valli attraversate molto diverse tra di loro, vengono proposti spesso dei piatti tipici. Per esempio in alpeggi fuori dal mondo vengono proposte le patate con la fonduta calda. Certo, non è il top per un atleta ma è molto bello questo aspetto! Altro piatto è la Cholera, che veniva cucinato dalle famiglie ai tempi del colera. Si andava nell’orto si raccoglieva quello che c’era, si univano magari formaggio e uova e si preparava questa torta salata. Insomma, è una gara che ho dentro al cuore per l’accoglienza, la simpatia, la disponibilità”.
Ricordiamo per finire che le iscrizioni per l’edizione in programma nella settimana a cavallo tra la fine di agosto e l’inizio di settembre chiuderanno a mezzanotte di domenica 20 marzo. Chi vuole vivere questa splendida avventura trova tutte le info anche in italiano su: https://swisspeaks.ch/?lang=it
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