TRAILRUNNING

Scaldagambe 2020, tempo di trail!

La stagione trail ventiventi è scattata da Carvico con una classica che, oltre alle gambe, ha scaldato pure il cuore

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Ho già ritirato il mio pettorale e sono pronto a cambiarmi quando, uscendo dalla palestra comunale di Carvico, noto lungo la provinciale i fari del lungo serpentone di auto che portano fin qui noi runners “affamati” di chilometri, sudore e polvere. Anzi fango, visto che nei giorni scorsi ha piovuto e lo Scaldagambe Winter Trail sarà esordio stagionale piuttosto impegnativo.

Il serpentone di auto infila le vie del paese in cerca di un parcheggio. Mi sembra di vedere una scena di “Field Of Dreams” (L’uomo dei sogni), film immaginifico, con Kevin Costner impegnato a costruire un campo da baseball (il cosiddetto "diamante"), destinato ad avverare sogni, più che ospitare semplici innings.

“Se lo costruisci, torneranno”. E frotte di auto dai fari spalancati illuminavano la notte ed i campi di grano dell’Iowa.

Questo non è l’Iowa, queste sono le immediate vicinanze dei primi rilievi orobici. E quella che Alessandro Chiappa e l'appassionatissimo team di Carvico Skyrunning hanno "costruito" è già una classica. E noi ... siamo tornati! Per la quinta edizione. La terza, per me. Di sicuro non l'ultima. Non è un caso, ma un piano preciso. Proprio come il Monte Canto (sul quale si svolge la prova) è un rilievo isolato nella pianura, così lo Scaldagambe è un evento a suo modo "a parte", discosto, equidistante dagli appuntamenti che hanno chiuso la scorsa stagione e da quelli a venire, della prossima primavera. Quindi un’occasione importante per rompere il ghiaccio, mettere nel serbatoio una buona dose di chilometri già a metà gennaio. Un’occasione preziosa. Ancora una volta: un diamante.

Un paio di chilometri tra le vie di Carvico, poi rotta sul Canto.. Dall’asfalto alla ghiaia e poi al sentiero, alle prime tracce di fango. Il gruppone si sfilaccia ansando pesantemente. Le chiacchiere sono rimaste alla partenza, tra i corridoi un po' spettrali degli spogliatoi, le vie cittadine domenicalmente ben poco animate,Tra la 32K (che ho inevitabilmente scelto), la 16 e la “dieci” non competitiva, siamo quasi mille: nuovo record per lo Scaldagambe. Ci sono tutti, ci siamo tutti. Quelli forti e poi noi amatori, anzi amanti di questo sport. La prima rampa verso la cresta della montagna, disposta lungo l’asse ovest-est, è tutto sommato “corribile”. Per modo di dire. Perché qualche pausa “camminata” ... io me la prendo già. Incrocio in un paio di occasioni l’amico e collega Giuseppe: qualche smorfia di solidarietà reciproca, di vicendevole incoraggiamento. Poi lui allunga decisamente il passo. Lo incontrerò di nuovo al mio ritorno (dopo quattro ore e venti di gara) sulla linea di partenza/arrivo: io stanco morto, lui già cambiato. Penso tra me e me: questa cosa la scriveresti più degnamente tu!

“Fangosamente” raggiunta e scavalcata la cresta, ci tuffiamo nel discesone che riporta praticamente a poca distanza dal piano, al bivio tra le due distanze principali. Sedici kappa a sinistra, trentadue a destra. A destra, è chiaro! Prima però, una discesa di quelle da godersi dal primo all’ultimo metro, tutto compreso: sassi e radici, equilibrismi e scivoloni. Tornanti presi allegramente, volate sul dritto, a perdifiato. Roba imperdibile. Dove altro potrei essere oggi, se non qui?

La trappola però è dietro la prossima svolta dell’itinerario. La solita “strategia” sguaiata mi ha portato a saltare senza uno sguardo i primi due ristori ed ora, già alle prime rampe che portano al secondo GPM del Canto, mi sento dentro un  vuoto tipo le navate del Duomo di Milano. Catatonico. Raggiungo in qualche modo la meta, grattando il terreno, parecchie posizioni indietro rispetto a quella che occupavo là sotto. Mi riprendo un pochino, approfittando (stavolta sì!) del prossimo ristoro. La frittata però è ormai fatta. Okay, vediamo di portarla a casa. Come hanno già fatto - da un pezzo - Christian Minoggio e Cecilia Pedroni (entrambi Team Serim) che hanno vinto la 32K e poi il “falco” (di Lecco) Luca Del Pero e Martina Bilora (Gefo K Team) nella veloce 16K. Meglio non pensarci. Sono in agguato pure i crampi. Premo contro la coscia, nell’illusione di  convincerli a non affiorare in superficie. E vado avanti, approfittando di qualche tratto in falsopiano per provare  a correre decentemente. L’introduzione della “lunga”, già l’anno scorso, ha portato lo Scaldagambe a raggiungere la riva dell’Adda all'altezza del famoso traghetto di Leonardo da Vinci che unisce  la sponda bergamasca (Villa d'Adda) a quella lecchese (Imbersago). Bene, siamo a fondovalle, quindi ora rotta su Carvico, il traguardo? Sì, vero? Per favore!

Macché!

Ignoriamo la via facile e ci lanciamo (per modo di dire) verso boschetti, collinette, rampe brevi ma (a questo punto) brucianti, attraversando ruscelletti in un ambiente che sarebbe bucolico, ad attraversarlo con la fidanzata o il cane. Così invece … mica tanto. Uno stillicidio di saliscendi lenito solo, ad un bel momento, finalmente, dalla voce sempre più distinguibile dello speaker in zona traguardo. Sono così indietro che lui avrà già il mal di gola dal tanto urlare dietro a quelli veri. A me la gola non fa male. Tutto il resto però sì.

Chiudo la prova “tra quelli che son sospesi”, rientro nella palestra alla caccia di roba calda e asciutta. In realtà mi basta recuperare affannosamente lo smartphone: un battito d’ali di Farfalla lava via in una sola carezza tutta la fatica. E sono praticamente pronto per il “terzo tempo”all’oratorio di Carvico. La pasta, la birra, i compagni di squadra della Sportiva Lanzada: Vittorio, Maurizio, Franco. Prima di venire via, due chiacchiere con Alessandro, l’anima dello Scaldagambe. Lo trovo “provato” dalle incombenze organizzative che per lui ed i suoi collaboratori sono ovviamente iniziate molto prima del via di stamattina e termineranno molto dopo lo sprint sulla linea del traguardo. Ma si vede che è soddisfatto e che, nonostante la fatica, la burocrazia, le responsabilità, su di lui e su di loro possiamo contare anche per il prossimo anno!

 

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