SKYRUNNING

Hillary Gerardi regina del Kima, Finlay Wild spiazza tutti ma il record di Kilian resiste!

Solo sfiorato nella gara maschile, il record della prova crolla ad opera della campionessa americana tra le donne

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© Maurizio Torri

Scattato con il suo quarto successo nell’UTMB, il weekend perfetto di Kilian Jornet ha tagliato il traguardo in un certo senso in modalità altrettanto vincente quando nessuno dei challengers del Trofeo Kima è riuscito a battere (pur sfiorandolo) il record stabilito ormai quattro anni fa dal campione catalano, quattro volte vincitore (come a Chamonix) della Grande Corsa sul Sentiero Roma, ma questa volta assente dalla Val Masino proprio per la sua... incombenza vincente nel giro attorno al Monte Bianco. A trarne vantaggio al Kima è stato lo scozzese Finlay Wild, vincitore davanti ad Alexis Sévennec e Stian Angermund, secondi ex-aequo. Fallita nella gara maschile, la missione-record è invece riuscita lungo i 52 chilometri e gli 8400 metri di dislivello positivo/negativo del tracciato alla statunitense Hillary Gerardi, padrona assoluta tra le donne e nuova regina del Kima e delle montagne della Val Masino.

Trecentotrenta skyrunners da ventotto nazioni al via, autorizzati a prendere posto nella gabbia di partenza del pratone di Filorera per la ventunesima edizione del Trofeo Kima (contando anche quella in realtà cancellata nel 2020 a causa dell’emergenza sanitaria), dopo essere passati tra le maglie - verosimilmente un po’ meno strette rispetto al passato - di una selezione comunque piuttosto severa. Come richiesto dal livello tecnico dell’itinerario e dalla portata di quello che può essere considerato a livello planetario uno dei maggiori eventi nella disciplina delle corse a fil di cielo. Skyrunning stellare e trailrunning… altrettanto (tornando a riferirci all’Ultra Trail du Mont-Blanc) nello spazio dello stesso fine settimana: una congiunzione astrale che si verifica solo ogni due anni, visto il carattere biennale del Kima che l’anno prossimo si vedrà raggiungere dall’UTMB a quota venti edizioni effettivamente andate in scena.

© Giacomo Meneghello

Dalla mondana Chamonix alla ben più appartata Val Masino insomma un weekend ad altissima tensione. Come detto, con il comun denominatore Kilian: dominatore in Francia (per la prima volta sotto le venti ore nella storia della prova regina da 170 chilometri e diecimila metri di dislivello positivo) ed in qualche modo… presenza ingombrante anche in Italia. Per soli cinquantacinque secondi Finlay Wild non è riuscito a pareggiare (per poi casomai battere) il record fissato in sei ore, nove minuti e nove secondi da Kilian quattro anni fa. A parziale… scusante di Wild, bisogna tenere conto delle difficili condizioni del terreno alla base del Passo Cameraccio (GPM della gara con i suoi 2950 metri di quota), senza però dimenticare i quattro anni trascorsi dal primato del catalano e - per i più attenti - il fatto che nel 2018 la prova si corse leggermente più avanti nel corso della giornata (particolarmente calda), visto che il ghiaccio in quota aveva ritardato di un’ora e quaranta minuti il via. Con la conseguenza che Kilian raggiunse il traguardo alle quattordici e venti mentre Wild lo ha fatto a mezzogiorno e quaranta. Con temperature quindi leggermente più favorevoli quest'anno nel finale di gara. Poca roba? Può darsi, ma se la sfida si gioca sul filo dei secondi, ogni più piccolo dettaglio conta!

© Maurizio Torri

Niente di tutto questo sottrae però valore al successo dello scozzese, il cui nome peraltro non figurava particolarmente in alto nei pronostici della vigilia. Una soddisfazione nella soddisfazione per Wild… il Selvaggio, specialista di Fell Running, una disciplina diffusa in Nordeuropa ed in particolare modo nelle Isole Britanniche ed in Islanda, versione nordica della corsa in montagna classica (ma su terreni più accidentati e umidi), con… sconfinamenti nell'orienteering (i tracciati non sono sempre obbligati, sono richieste capacità di navigazione) ed una lontana parentela con il cross country, però su terreno di montagna. 

© Maurizio Torri

Di ritorno a Filorera in sei ore, 10 minuti e 14 secondi, Wild (Mountain Equipment) ha preceduto di ben dodici minuti e 22 secondi il francese Alexis Sévenec (Team La Sportiva) che, curiosamente, anche nel 2018 aveva chiuso al secondo posto, staccato nella seconda parte del finale da Kilian, con il quale aveva fatto lungamente gara di testa. Come d’altra parte è successo anche quest’anno al transalpino che - evidentemente - continua ad avere un conto aperto con l’ultima parte dell’itinerario. Lungo la quale se non altro si è limitato… a scortarlo il norvegese Stian Angermund (Team Salomon), che ha diviso con Sévennec il secondo gradino di un podio internazionale e per due terzi a trazione nordica! Ai piedi del quale è invece rimasto Nadir Maguet.

© Giacomo Meneghello

Il talentuoso atleta valdostano del Centro Sportivo Esercito/Team La Sportiva ha fatto selezione ad inizio gara, portandosi in fuga proprio Wild, Sévennec e Angermund (i tre del podio!) ma si è poi sfilato dalla lotta per la vittoria e per il podio stesso nella seconda parte di gara, colpito anche dai crampi. Quarto posto finale per il campione di Torgnon in sei ore e 26 minuti esatti. Il marocchino naturalizzato spagnolo Zaid Ait Malek (Team Jimbee) si è… incaricato di completare la top five mentre Mattia Gianola (Team Valtellina ASD), il francese Johann Baujard, Rob Sinclair (Team Salomon UK), Daniel Antonioli (Team Scarpa) e Daniel Jung (Team Scarpa-Karpos) hanno chiuso in quest’ordine i conti della top ten.   

© Maurizio Torri

Se al maschile la caccia al record si è chiusa con un urlo strozzato in gola, la missione è come anticipato pienamente riuscita tra le donne a Hillary Gerardi. La campionessa USA del Team Scarpa fa il bis della sua vittoria del 2018 e - chiudendo la sua fatica vincente in sette ore, 30 minuti e 38 secondi - cancella il record precedente, che apparteneva da dieci anni alla spagnola Nuria Picas (vincitrice nel 2012), abbassandolo di cinque minuti e 43 secondi!

Diciannovesima della classifica generale, Gerardi è la vera star femminile di queste montagne. A metà strada ra le due due vittorie al Kima infatti Hillary aveva trovato il modo di mettere a segno il nuovo FKT (Fastest Known Time) sullo sviluppo integrale del Sentiero Roma che va dalla Valchiavenna alla Valmalenco passando per la Val Masino, il cui tratto è appunto teatro del Kima. Lo aveva fatto ai primi di settembre del 2020, nel corso di una performance che aveva in un certo senso colmato il vuoto lasciato dalla cancellazione del Kima stesso ed in contemporanea con l’analogo exploit di Marco De Gasperi. In quella occasione il sei volte iridato di corsa in montagna aveva ritoccato il tempo segnato poche settimane prima dallo specialista local Valentino Speziali.

© Francesco Bergamaschi

Tornando al Kima 2022, Hillary completa il suo “clean sweep” aggiudicandosi (imitata al maschile da Filnlay Wild) il primo ISF Technical Award, messo in palio dalla Federazione Internazionale Skyrunning sul tratto più tecnico della gara: quello che va dalla Bocchetta Roma (prima... asperità dell'itinerario) e il Rifugio Gianetti (terzo ed ultimo cancello orario, quello delle otto ore di gara).  

Sul secondo gradino del podio femminile salgono due atlete del Team Salomon, Main Sponsor tecnico dell’evento: Marcela Vasinova e Karina Carsolio. Con un ritardo di 27 minuti e 57 secondi dalla vincitrice, la ceca si piazza 31esima assoluta davanti a Moreno Sala (vincitore nel 2021 di VUT Valmalenco Ultradistance Trail), mentre la messicana chiude a trentuno minuti e 25 secondi: 36esima della generale davanti a Nicola Bassi che la VUT l’ha vinta un mese fa.

Completano la top five femminile la forte valdostana Giuditta Turini (Outdoor With Us, 45sima assoluta) e la sua compagna di Nazionale ai prossimi Mondiali nell’Ossola Giulia Saggin (Sport Project VCO), da parte sua 65esima assoluta su 213 classificati, solo venti di quali donne).

© Francesco Bergamaschi

Mentre i magnifici trecento del Kima si davano battaglia nella prima parte della gara, da Filorera scattava l’inedita Kima Extreme Skyrace, di fatto un Kima in miniatura, ad iniziare dal contenuto tecnico, andando in scena sulla seconda parte del Trofeo, con la salita al Rifugio Gianetti (punto di intersezione con il Kima stesso) e poi il resto dell’itinerario a fare da… apripista ai big prima sul Passo Barbacan (GPM Extreme Skyrace a quota 2570), poi lungo la discesa al Rifugio Omio ed infine quella fino al traguardo di fondovalle. In totale 1900 metri di dislivello spalmati in 27 chilometri, poco più della metà della gara di riferimento.

© Francesco Bergamaschi

Ad imporsi è stato - noblesse oblige - il campione italiano FISky Luca Del Pero (ASD Falchi Lecco/Team Scarpa), rientrato in perfetta solitudine alla base poco meno di tre ore dopo averla lasciata (due ore, 58 minuti e 42 secondi), con cinque minuti abbondanti di vantaggio sull’elvetico Francesco Ceschi (Delo Vertical Coaching) e sedici altrettanti abbondanti su Matteo Porro (GSA Cometa). Nella top five anche Simone Bertini (Team Scarpa) e Luca Carrara (Skyrunning Adventure).

© Maurizio Torri

L’albo d’oro femminile di Kima Extreme Skyrace si apre invece con Giulia Compagnoni (CS Esercito/Team Salomon) , vincitrice nel finishing time di tre ore, 40 minuti ed altrettanti secondi (quattordicesima assoluta). Sul podio con la campionessa valtellinese salgono Chiara Lelli (GSA Cometa, 32esima assoluta) e la britannica Lauren Woodwiss (34esima), staccate rispettivamente di 23 minuti e 31 secondi e di 24 minuti e 27 secondi dalla vincitrice.

© Maurizio Torri

Culminato domenica 28 agosto nel Trofeo Kima e nella sua sorellina Extreme Skyrace, il weekend della Val Masino era scattato sabato 27 con il MiniKima riservato ai giovanissimi lungo un percorso di fondovalle da sei chilometri di sviluppo e con il veloce Kima Trail: quattordici chilometri (e 600 metri D+) "a tutta" lungo la spettacolare Val di Mello, vinto quest'ultimo da Andrea Rota (OSA Valmadrera/Team Salomon) al maschile e dalla serba Sladjana Zagorac tra le donne. 

© Maurizio Torri

 

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