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Dati

Il 98% delle auto immatricolate in Norvegia è elettrico (e arrivano le tasse)

Il parco auto è ormai completamente elettrico, Oslo cambia strategia: incentivi più mirati e costi maggiori per le EV di fascia alta

di Redazione Drive Up
01 Nov 2025 - 11:05
 © Getty Images

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In Norvegia, nel 2025, quasi tutte le auto nuove sono elettriche. Benzina e diesel sopravvivono solo nelle statistiche più piccole, poche centinaia di unità. L'elettrico viaggia ormai stabilmente sopra il 95% delle immatricolazioni, secondo le stime più recenti e può essere considerato a tutti gli effetti come una scelta di massa.
Una politica su misura
La Norvegia ha costruito questa rivoluzione con metodo. Prima ha tolto tasse e burocrazia all’elettrico, poi ha reso costoso acquistare motori a combustione. Le EV erano più economiche, più veloci da comprare, più comode da usare. Pedaggi gratuiti, accesso alle corsie riservate, zero IVA. Il risultato è stato un’accelerazione quasi brutale. In meno di un anno il mercato è passato dall’ormai altissima quota dell’88,9% a un livello di elettrificazione praticamente totale.
Quando il mercato cresce, gli incentivi cambiano
Raggiunta la vetta, ora Oslo deve evitare che la transizione si trasformi in privilegio per i più ricchi. Il governo sta lavorando a una revisione fiscale: dal 2026 l’esenzione dall’IVA sarà limitata ai modelli fino a 300.000 corone norvegesi (circa 30.000 euro), contro le 500.000 di oggi. Nel 2027 gli aiuti potrebbero sparire del tutto. La volontà è quella di mantenere accessibile la mobilità elettrica, senza finanziare all’infinito le autovetture premium. Tutto questo mentre si prepara l’ultimo colpo ai veicoli tradizionali, che saranno tassati ancora più pesantemente.
La maturità dell’elettrico
Se la prima parte della transizione consisteva nel convincere le persone a cambiare abitudini, quella che inizia oggi è una sfida diversa. Gli operatori del settore chiedono cautela perché togliere incentivi troppo velocemente potrebbe frenare la domanda proprio mentre il mercato raggiunge l’equilibrio. La Norvegia ha funzionato da laboratorio globale della mobilità elettrica e ora tutti osservano il modo in cui gestirà il suo successo.
Ma il modello è replicabile?
Il traguardo norvegese è una vetrina di ciò che la mobilità elettrica può diventare. Ma resta una domanda fondamentale: questo modello è davvero replicabile nel resto d’Europa? La risposta non è così scontata. La Norvegia ha costruito la propria transizione su basi molto particolari tra cui una ricchezza media tra le più alte al mondo, risorse economiche derivanti dal petrolio che hanno finanziato in larga parte la rivoluzione a zero emissioni, un’infrastruttura capillare sviluppata in un territorio poco popolato e, soprattutto, un’opinione pubblica favorevole e coesa. Altrove il quadro è meno lineare. Paesi con redditi più bassi, città più grandi e disomogenee, mercati dell’usato fondamentali per milioni di cittadini non possono permettersi un cambiamento brusco e costoso. In alcune nazioni europee mancano ancora colonnine a sufficienza, in altre resta forte il timore dell’autonomia, in quasi tutte la politica non ha ancora trovato un equilibrio tra sostenibilità ambientale e sostenibilità sociale.

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