Il nuovo ct azzurro: "Non sono solo cuore e grinta, oggi uno indisciplinato tatticamente come ero io non lo farei giocare. Gli infortunati restano a Coverciano"
A Coverciano è iniziata la nuova avventura da ct della Nazionale di Gennaro Gattuso, che prende il posto dell'esonerato Spalletti e si trova a subentrare in corsa nel cammino delle qualificazioni al Mondiale 2026, già reso molto complicato dalla sconfitta 3-0 in Norvegia. "E' un sogno che si avvera e spero di essere all'altezza - ha detto il ct azzurro durante la conferenza stampa di presentazione -. L'obiettivo è riportare l'Italia ai Mondiali perché per il nostro calcio e la nostra nazione è fondamentale". "Non sono solo cuore e grinta come da giocatore, da tecnico ho le idee chiare sul tipo di calcio che voglio far giocare - ha aggiunto -. Oggi uno indisciplinato tatticamente come ero io non lo metterei in campo".
LA CONFERENZA DI GATTUSO
Dopo l'introduzione di Gravina, ha preso la parola Gattuso. "E' un sogno che si avvera e spero di essere all'altezza. So che il compito non è facile, ma di facile nella vita non c'è nulla. Io e il mio staff sappiamo che c'è tanto da lavorare, ma anche la consapevolezza che possiamo far e un buon lavoro. C'è poco da parlare e tanto da lavorare. Io penso che i giocatori ci siano e che bisogna solo metterle nella migliore condizione per farli rendere al massimo. L'obiettivo è riportare l'Italia ai Mondiali perché per il nostro calcio e la nostra nazione è fondamentale".
Di cosa ha bisogno la Nazionale?
"Entusiasmo, voglia di stare insieme e uniti. In questi giorni ho ben chiaro cosa bisogna fare. Dobbiamo ritrovare l'entusiasmo e non pensare in modo negativo. Dobbiamo riuscire a creare una famiglia. In questo momento non sono importanti i moduli e la tattica, ma il gruppo e la mentalità che per tanti anni ci ha contraddistinto nel mondo"
Convinzione o speranza di portare l'Italia al Mondiale?
"Convinzione. Abbiamo giocatori importanti. Abbiamo calciatori che sono tra i primi dieci al mondo nel loro ruolo. Abbiamo una squadra forte. Ma non dobbiamo pensare ai singoli. La squadra ha dei valori e sono convinto che si possa raggiungere l'obiettivo. Quando mi hanno chiamato Gravina e Buffon, non ho esitato un istante. C'è tanto da lavorare, ma abbiamo le doti e la qualità per andare ai Mondiali"
L'identità italiana
"C'è un dato che deva farci riflettere. Quest'anno hanno giocato il 68% di stranieri nel campionato italiano e il 32% di italiani. A livello giovanile è stato fatto un grandissimo lavoro, ma dopo l'Under 19 i giocatori si perdono un po' per strada. Quest'anno all'Hajduk Spalato ho fatto giocare calciatori del 2005, 2006 e 2007. Dobbiamo dare spazio ai giovani. Ora il cambiamento riguarda avere più giovani a disposizione. Indossare la maglia della Nazionale e stare per due volte fuori dal Mondiale non è semplice, ma non dobbiamo avere paura"
Un commento al "tifoso" La Russa
"Io non voglio fare polemiche e spero di fargli cambiare idea e di raggiungere l'obiettivo che abbiamo tutti in testa"
Il Gattuso di sempre?
"La figura da calciatore è dura da cancellare. Tutti pensano a un Gattuso cuore e grinta, ma ora vedo il calcio in maniera diversa da quando giocavo. Oggi un Gattuso nella mia squadra col casino che faceva a livello tattico non lo metterei in campo per come voglio giocare. Con cuore e grinta non si sta undici anni a lavorare in panchina. Mi piace aggiornarmi, parlare di calcio e ho le idee chiare sul calcio che mi piace. Negli ultimi anni il calcio è cambiato e bisogna entrare nella testa dei calciatori. E non tutti i giocatori sono uguali. Oggi i calciatori sono più professionisti, ma fanno più fatica a fare gruppo in generale"
Una risposta agli scettici e il feeling coi collaboratori
"Ho Bonucci nel mio staff e poi altri cinque componenti che lavorano da anni con me. Prandelli, Zambrotta e Perrotta ci daranno una mano col settore giovanile insieme a Viscidi. Per me è un onore lavorare con tutti loro. I miei risultati? Col Napoli e col Milan non sono andato in Champions per un punto, quest'anno mi sono giocato il campionato con l'Hajduk Spalato. Dipende da come si raccontano le cose. Solo una squadra vince in ogni competizione. Bisogna vedere il lavoro, se ha fatto crescere la squadra e i giovani. Qualcosa di buono in questi anni l'ho fatto"
Il ruolo di ct
"Il calcio è la mia vita. Sarà un lavoro diverso con una quotidianità differente. Spero di non stressare troppo i colleghi della Serie A e di chi lavora all'estero. Voglio girare, parlare con i giocatori, vedere le partite dei calciatori italiani. Prenderò treni e aerei per fare le scelte migliori"
Le influenze di Lippi
"Non posso dire quello che mi sono detto con Lippi... Spero di fare quello che ha fatto lui. Non vincere il Mondiale, ma ricreare quell'alchimia che è riuscito a creare nello spogliatoio. Dobbiamo ritrovare lo spirito di appartenenza e vorrei vedere i giocatori arrivare a Coverciano col sorriso"
L'attaccamento alla Nazionale
"E' un problema generazionale, non solo del nostro calcio. Quando diciamo che i giovani sono cambiati, dobbiamo essere noi a migliorare nell'interazione con loro. Dobbiamo essere bravi a entrare nel modo giusto nella loro testa. Non devono essere loro a cambiare e a venirci incontro, ma il contrario"
I messaggi di incoraggiamento
"Mi hanno colpito tanti messaggi. Sentire i miei genitori emozionarsi per l'opportunità che mi ha dato la Federazione però è stato un momento di grandissima gioia"
Sui moduli e le scelte tecniche
"In questo momento il nostro campionato dice che abbiamo il 60% di squadre che giocano a quattro e il 40% a tre in difesa. Non è una questione di moduli, dobbiamo mettere i giocatori al posto giusto. Siamo a -1 nella differenza reti e la Norvegia è a +11. Serve una squadra che stia nella metà campo avversaria e che faccia male agli avversari"
Sui giocatori che rifiutano la Nazionale
"Bisogna capire perché un giocatore rifiuta la Nazionale. La prima cosa che ho chiesto a Gravina e Buffon è di aiutarmi a portare e a tenere i giocatori a Coverciano. Anche i club ci devono aiutare. Abbiamo tutto per gestire i giocatori. Dobbiamo essere credibili. Chi è convocato sta a Coverciano come si faceva ai miei tempi, se poi non riusciamo a far guarire un giocatore torna al club di appartenenza. L'importante è stare insieme il più possibile. I dolori ci sono sempre. Se avessi ascoltato sempre il mio fisico, avrei giocato almeno 50 gare in meno. Bisogna stringere i denti e non creare precedenti"
Le prime parole ai giocatori
"Dirò loro che dobbiamo essere una famiglia e dirci le cose in faccia. Nel calcio le difficoltà ci sono sempre. Serve l'aiuto di tutti. Novanta minuti sono interminabili. Bisogna dire anche le cose che a volte qualcuno non vole sentirsi dire. Solo così si può crescere"
Nomi nuovi da inserire
"Vediamo cosa dice il campionato. In questi giorni ho sentito 35 giocatori. Mi han fatto una domanda su Chiesa... è tra i giocatori che sono stati fuori e che possono aiutare. Poi deve parlare il rettangolo verde e quando uno fa bene, le porte della Nazionale sono aperte. A Chiesa ho detto che deve trovare una sistemazione per giocare con più continuità"
La pressione e la gara con la Norvegia
La pressione la mette la maglia azzurra. Stare fuori dal Mondiale è un peso per tutti. Dobbiamo essere bravi a reagire. Dobbiamo mettercela tutta. La gara con la Norvegia l'ho vista. E' stata una gara difficile. A livello fisico loro andavano molto più forte di noi. Venivamo anche da un momento in cui diversi giocatori azzurri arrivavano da una sconfitta pesante in Champions. La squadra non ha avuto la forza che ha avuto la Norvegia"
Cosa salvare dell'Italia di Spalletti?
"Mi sono sentito con Luciano e ho una stima incredibile nei suoi confronti. E' un maestro e mastica calcio da tanti anni. Ogni volta riesce a fare cose nuove e ha una professionalità incredibile. In questo momento devo vedere cosa vogliamo fare e su che strada vogliamo andare. Cambiamenti non se ne possono fare molti perché c'è poco tempo. Dobbiamo capire cosa vogliamo fare nell'arco dei 90'"
Su cosa sarà intransigente?
"I giocatori devono andare a mille all'ora. In questi anni alcuni giocatori li ho già allenati e lo sanno. Quando ci si allena, bisogna pedalare. La squadra deve lavorare con serietà e massimo impegno. Poi fuori dal campo ciascuno decide come comportarsi e io non voglio fare il sergente di ferro o il poliziotto. Quando i giocatori si allenano però devono dare sempre il massimo"
Campione di generosità e messaggio alla Calabria
"Non devo dare lezioni di vita, non sono così importante. La Calabria è una terra incredibile e la mia infanzia è stata incredibile. Quando sentivo l'inno della Nazionale, sentivo la voce di mamma che mi chiamava. I giovani devono seguire la strada giusta dello studio ed essere delle persone per bene"
Le emozioni personali
"Non ho avuto tempo per emozionarmi. Ho tanti pensieri e responsabilità, stress e voglia di fare le cose nel modo giusto. So che sarà difficile e che Dio mi darà la forza"
Serve una magia per i Mondiali?
"Non faccio magie, posso solo promettere impegno e passione. Vorrei riuscire a sentire la parola noi e non solo la parola io. Poi sugli aspetti tecnico-tattici starà a noi fare meno danni possibili. Bisogna tirar fuori dai giocatori l'entusiasmo e il senso di appartenenza e penso che ci riusciremo"
Acerbi
"Non ho parlato con Acerbi. E' un giocatore che sta dando tanto al calcio italiano e si è parlato tantissimo di lui. Non è una problematica che mi ha toccato. Le mie scelte sono diverse. Non ho nulla contro di lui, ma non l'ho sentito. C'è grande stima e rispetto, ma in questo rispetto ho chiamato altri giocatori più giovani e che penso ci possano aiutare"
LA STORIA DI GATTUSO IN AZZURRO
Quella di Gattuso in azzurro è una storia molto lunga, iniziata nel 1995 con l'Europeo Under 18 in Grecia. Nel 2000 con Tardelli ct Ringhio vince l'Europeo Under 21 e disputa le Olimpiadi di Sydney, poi nello stesso anno fa l'esordio in Nazionale maggiore nell'amichevole contro la Svezia (il ct era Zoff). Il debutto da titolare è datato 15 novembre 2000, in panchina c'era Trapattoni, e la sfida con l'Inghilterra viene decisa proprio dallo stesso Gattuso, con l'unico gol segnato in azzurro in 73 presenze complessive.
Partecipa al Mondiale 2002 (quello di Byron Moreno) e poi all'Europeo del 2004, ma senza mai essere un titolare, poi con Lippi in panchina arriva la svolta: gioca da protagonista le qualificazioni al Mondiale 2006 e poi è tra i protagonisti assoluti del quarto Mondiale nella storia dell'Italia. Con Donadoni gioca gli Europei del 2008 e nella Confederation Cup del 2009 indossa per la prima volta la fascia da capitano, poi di nuovo con Lippi i gioca Mondiali del 2010 e la sua carriera da calciatore della Nazionale finisce nella nefasta partita contro la Slovacchia.
Già prima dell'inizio del Mondiale in Sudafrica aveva annunciato il suo addio alla Nazionale: "A 33 anni e nel ruolo che interpreto è giusto lasciare spazio in futuro a chi ha più benzina - disse in conferenza stampa - Poi, il mio sogno un giorno è fare un Mondiale da ct azzurro". 15 anni dopo Ringhio ha l'occasione di realizzare il suo sogno.