Milan, la quiete prima (e dopo) la tempesta

Due giorni di silenzio assoluto dopo le parole di Commisso ("La proprietà non vuole vendere"). Intanto si avvicinano le scadenze con un solo dubbio: Li avrà davvero i soldi per Elliott?

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Nella foto Yonghong Li ha un sorriso accennato e una sciarpa rossonera al collo. È una foto del 15 aprile 2017 e l'uomo d'affari cinese, ai più sconosciuto e poi rimasto sostanzialmente tale, aveva appena chiuso il closing con la famiglia Berlusconi per acquistare il Milan. A rivederla oggi, a un anno di distanza, quella foto scattata a San Siro, in giorni di grandi speranze del popolo milanista, fa in certo senso lo stesso effetto e suscita la stessa domanda: ma davvero gli interesserà il bene del Milan? La risposta, dovessimo darla in questo momento, è no. Non ce ne voglia il signor Li, ma i fatti delle ultime settimane, uniti alle scadenze sportivamente decisive che attendono il Milan a Losanna, sede del Tas, fanno credere che dietro alla possibile, agognata, attesa cessione del club altro non ci sia che l'interesse privato - peraltro non del tutto condannabile - di, appunto, un uomo d'affari.

Dopo una settimana molto intensa, districatasi tra la sentenza Uefa che ha escluso il Milan dalle coppe e la difficile trattativa con Rocco Commisso, potenziale acquirente del Milan, gli ultimi due giorni sono sembrati la quiete dopo (e prima) la tempesta. Riassumendo: Commisso è arrivato tre volte a un passo dall'acquisto della maggioranza della società, tre volte Li ha abbandonato il tavolo quando le firme sembravano imminenti e il patron dei Cosmos ha dato mandato alla sua agenzia di comunicazioni di spiegare, in parole povere, che il suo interesse è concreto ma che, pur facendo il possibile, "la proprietà non ha intenzione di vendere". Realtà o strategia? Anche su questo, come ormai su tutto quanto ruota attorno ai rossoneri, si è speculato parecchio. Si è letto e scritto di tutto, a partire dai dubbi sulla capacità decisionale di Li (citiamo, non si tratta di un dubbio nostro) fino a storie più o meno credibili sul patrimonio di Commisso e sui debiti delle sue aziende (anche qui, citiamo evitando di seguire ricostruzioni fantasiose).

UNA BORSA PIENA DI SOLDI
In tutto questo, centrale, estremamente centrale, è la famosa "borsa piena di soldi" (questa sì, citata anche da noi) con cui Yonghong sarebbe pronto a rimborsare Elliott dell'ultimo prestito da 32 milioni in scadenza il 6 luglio. Tra una manciata di giorni, quindi. Non tutto ruota attorno all'effettiva disponibilità di questi soldi ma, di certo, possono essere l'ago della bilancia di questa storia. In sostanza: se Li ha quei soldi e rimborsa Elliott - e ribadiamo quanto scritto: perché non li ha tirati fuori prima di farseli prestare da Elliott? O ancora: come ha fatto a trovarli? Domande che bisognerebbe fare -, se Li ha quei soldi, dicevamo, la vicenda minaccia di trascinarsi fino a ottobre quando in scadenza andrà l'intero prestito acceso con il fondo di Singer. Sia chiaro, ottobre, oggi, è l'infinito, un punto lontano anni luce e un tempo che contiene una quantità di ostacoli tali, per il club, che nemmeno siamo in grado di elencarli tutti. Qualcuno, però, certamente. Il primo: i 32 milioni versati da Elliott per completare l'aumento di capitale servivano, tra le altre cose, per l'iscrizione al prossimo campionato di A e per le spese vive del Milan, dagli stipendi dei giocatori in giù. Cosa accadrà quando, presto, servirà una nuova iniezione di denaro nelle casse rossonere? Secondo: per quanto le possibilità del Milan di ottenere dal Tas il ribaltamento della sentenza Uefa non siano molte (al netto delle motivazioni che ancora non sono state comunicate, ndr), è evidente che una nuova proprietà potrebbe dare qualche chance in più ai rossoneri. Se invece tutto restasse come prima - conti, proprietà, debito con Elliott - sembra davvero molto difficile che Fassone possa tornare sorridente da Losanna. E infine: chi metterà i soldi per un mercato già reso molto complicato dall'attuale situazione societaria? 

UN SILENZIO CHE FA MOLTO RUMORE
Anche perché, sia pure comprendendo il peso delle parole in un momento così delicato, che fine ha fatto la dirigenza? Eccezion fatta per un comunicato "social" pre-sentenza e per qualche dichiarazione di mercato di Mirabelli, non si hanno da giorni più notizie né di Marco Fassone, ad del club (il Milan ha comunicato una diretta facebook oggi alle 16), né tanto meno di Yonghong Li. Il secondo, in particolare, sembra sparito. Si è scritto che Elliott, in qualche modo "proprietario in pectore" del Milan, stia già lavorando per il futuro e abbia da qualche tempo contattato Gandini, Albertini e Maldini per dare una spolverata all'organigramma. Sempre di Elliott si parla, di frequente, come vero motore del "naufragio" attuale della trattativa Li-Commisso. La sensazione è che Singer abbia già in mano il suo acquirente, che Ross sia in paziente attesa e che i Ricketts, che mai si sono seduti a un tavolo con la proprietà cinese, parlino solo ed esclusivamente con i vertici del fondo Usa.

Intanto Li prende tempo, cambia advisor passando a White & Case le trattative per la cessione (per inciso, advisor da sempre vicino ai Ricketts, ndr) e tiene alta la musica per le danze. Si balla, chissà ancora per quanto e chissà ancora dietro a quale tarantella. Il titolo potrebbe essere "la vuoi fa' all'americano". Ma chissà, forse in quella foto vecchia un anno, sorriso accennato e sciarpa al collo, c'era anche qualcosa di vero. Solo che il tempo per dimostrarlo è quasi finito.

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