Milan, giocatori insultati? Ecco perché Conti e Maldini hanno perso la testa

Spuntano sul web ricostruzioni sulla gara di Primavera contro il Chievo costata la squalifica all'esterno rossonero e l'inibizione al dirigente

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Le certezze, al momento, sono tre: che Andrea Conti, spedito a fare gamba in Primavera, ha finito con il prendersi tre giornate di squalifica; che Paolo Maldini, uno solitamente tranquillo, si è beccato un'inibizione; e che il Milan, infine, farà ricorso contro entrambe le decisioni del Giudice Sportivo. Perché? Perché dietro alla sfuriata al termine della gara del campionato Primavera persa in casa contro il Chievo ci sarebbe anche un comportamento non esattamente esemplare da parte dell'arbitro Colombo di Como. Ci sarebbe, perché niente può essere effettivamente confermato, anche se, nelle ultime ore, sono spuntate sui social ricostruzioni dell'episodio (degli episodi per la verità) almeno allarmanti. Spieghiamo: perché Conti e Maldini hanno perso la testa e cercato lo scontro verbale con l'arbitro alla fine della partita? Persone presenti allo stadio riferiscono di un atteggiamento del direttore di gara alquanto discutibile. Dicono - e ripetiamo per chiarezza, non c'è possibilità di conferma a queste indiscrezioni - che il signor Colombo abbia offeso i giocatori del Milan per tutta la partita prendendosela in particolare proprio con il figlio di Paolo Maldini, cui il fischietto di Como avrebbe detto "sei ancora più scarso di tuo fratello".

A Bellanova, invece, è scritto ancora sui social, l'arbitro avrebbe detto "ma davvero giochi così male?" continuando per tutta la partita a provocare i giovani rossoneri. Tutto vero? Viene da dire che si spera francamente di no e che si tratti solamente di una ricostruzione, diciamo così, non del tutto corretta. Nel caso però le cose fossero realmente andate in questo modo, è evidente che il comportamento dell'arbitro sarebbe da condannare.

Ovviamente questo non giustifica in nessun modo quanto accaduto nel post-partita e nemmeno solleva Conti e Maldini dalle proprie responsabilità. Ma, almeno, spiegherebbe la reazione scomposta dell'esterno rossonero e del dirigente.

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