Milan, Elliott ne annuncia il controllo: "Aumento di capitale di 50 milioni di euro"

Troppi gli errori dei rossoneri con l'Uefa e che crollo nei ricavi cinesi

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Adesso è ufficiale. E' finito il regno di Yonghong Li nel Milan. Dal 13 aprile 2017, con tanto di faraonica campagna acquisti da 240 milioni di euro, al comunicato di Elliott che annucia al mondo di "essere lieto non solo di supportare il club in questo momento difficile, ma anche della sfida di raggiungere obiettivi ambiziosi in futuro grazie al successo sul campo del tecnico Gattuso e dei suoi giocatori": Così il fondo, che annuncia di aver preso il controllo del club e presenta la propria visione: "Creare stabilità finanziaria con una gestione sana; raggiungere successo a lungo termine e assicurare che il club sia ben capitalizzato; perseguire un modello operativo sostenibile che rispetti le norme del Fair play". Ci sarà un primo aumento di capitale di 50 milioni di euro. Questa è soltanto l'ultima tappa di un percorso tortuoso. Iniziato sì con l'acquisto del Milan da parte di Yonghong Li, ma proseguito con un rapporto tortuoso con l'Uefa, che alla fine aveva escluso il club dalla prossima Europa League. Con motivazioni durissime.

Sono 33 le pagine firmate dal portoghese Cunha Rodrigues, il presidente della Camera Giudicante dell'Uefa, l'organo di controllo finanziario sui club. A leggerle bene quelle pagine, si intuisce subito un percorso pieno di errori da parte del Milan: business plan presentati e poi ritirati, impegni sul rifinanziamento non mantenuti e una situazione a rischio per la continuità aziendale certificata dal bilancio presentato dallo stesso club di via Aldo Rossi. Le tappe, in sostanza, sono state tre: il 15 dicembre 2017 il massimo organismo continentale dice no al voluntary agreement; il 22 maggio 2018 dice no anche al settlement agreement e il 27 giugno 2018 esclude il Milan dalla prossima Europa League.

L'Uefa non ha mai sciolto i dubbi sulla gestione di Yonghong Li. Tutto messo nero su bianco nel carteggio tra il Milan e l'Uefa e ricostruito passo passo dalla Camera Giudicante fino al verdetto finale. Nella sentenza Uefa non pesa solo lo sforamento rispetto ai parametri del FFP (120 milioni di euro in 30 mesi dal giugno 2014 al dicembre 2017), ma ci sono tantissimi dubbi sulla credibilità dei piani economici presentati da Milan. Si scrive che "vi è un'incertezza che potrebbe sollevare dubbi significativi sulla capacità del Gruppo Milan di continuare a operare".

Già nel novembre 2017 da Nyon arrivano delle richieste di chiarimenti al Milan. La Uefa vuole informazioni dettagliate sul piano di rifinanziamento del debito e garanzie sulle iniezioni di capitale da parte della proprietà. Marco Fassone, da ricordare tutto questo, aveva già presentato un secondo business plan. I ricavi commerciali dalla Cina erano stati rivisti al ribasso: da 277 milioni previsti in quattro anni a 128 scritti nella revisione. E già questo è un mezzo autogol. Inoltre, i giudici di Nyon vorrebbero che Yonghong Li depositasse 165 milioni di euro su un conto di garanzia a copertura degli aumenti di capitale indicati dal piano presentato. Ma tutto questo, come sappiamo, non accade.

Dopo il no al voluntary agreement per il Milan è una corsa contro il tempo per ottenere almeno il settlement agreement, ma i rossoneri non riescono mai a dare risposte certe sul rifinanziamento. Fino a quando, per ultimo, Yonghong Li non riesce a restituire (entro il 6 luglio) i 32 milioni di euro di prestito dell'ultima tranche dell'aumento di capitale. Cosa che ha poi di fatto subentrare Elliott. Con un passaggio importante: il 12 luglio è stato convocato il Cda del Milan, un passaggio chiave del cambio di proprietà. Durante la riunione verrà convocata l'assemblea dei soci, all'incirca entro 8-9 giorni (il 21 luglio), e sarà deliberato il cambio di una parte del Cda. I quattro membri uscenti, che sono quelli che fanno capo alla parte cinese del club, saranno sostituiti con manager del fondo americano. Potrebbe essere sostituito anche Marco Fassone. Al suo posto potrebbe subentrare Umberto Gandini, oggi alla Roma.

Ma non finisce qui. Quando Yonghong Li non riesce a restituire i soldi dell'ultimo aumento di capitale anticipato da Elliott, il management mette nero su bianco che non è esclusa la possibilità che parte del debito di Li venga passato al Milan. Inoltre, c'è ancora un netto crollo dei ricavi cinesi che mina la credibilità dei piani presentati dal Milan. E' notevole la diminuzione della stima dei ricavi provenienti dagli affari commerciali in Cina tra il primo e il terzo business plan che ha avuto "grande impatto sulla credibilità delle informazioni presentate dal club e sulla fiducia che il club possa raggiungere comunque gli obiettivi prefissati". Le tabelle allegate sono chiare. Si passa da una stima di 277,6 milioni tra il 2017-2018 e il 2020-2021 nello scenario base ai soli 42 milioni del terzo piano (aprile 2018). In mezzo il "worst scenario" da 229,5 milioni (maggio 2017) e il secondo business plan rivisto al ribasso a 128,7 milioni. A colpire negativamente l'Uefa è l'andamento dei ricavi certificati nella prima stagione del Milan cinese: zero.

Da qui i manager del Milan accusano la Uefa di avere dei pregiudizi verso la proprietà cinese, di aver mal interpretato i documenti e di non essere stata equa dimenticando che altri club in situazione di deficit simile avevano ottenuto il settlement. Ma i giudici di Nyon non si fanno intimidire e sottolineano come la gravità dello sforamento dei parametri (120 milioni) non sia l'unico metro di giudizio, ma pesi anche tutto il resto. Anzi, molto più il resto nel decidere che non solo il Milan va escluso dall'Europa League, ma che nemmeno si possa trasformare la sanzione in condizionale come richiesto in ultima istanza. Ed ecco quindi, la squalifica. Adesso l'ultima parola spetta al Tas di Losanna: il verdetto si attende il 19 luglio.

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