L'ANALISI

Milan, da Castillejo a Ibra-Giroud: la forza è nel gruppo

Pioli sa trovare risorse per superare l'emergenza e aggiorna il record rossonero di punti nell'era dei tre punti. E adesso sotto con il Porto 

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C'è un'immagine, che più di ogni altra, rende se possibile più romantica la notte già al bacio di San Siro e descrive perfettamente il momento, se non proprio un trend de vie, del Milan di Stefano Pioli: Samu Castillejo, ingiustamente insultato da alcuni tifosi in estate per la mancata cessione e tenuto in naftalina in tutta questa prima parte di stagione, che piange, consolato dai compagni, dopo avviato e deciso la rimonta rossonera sul Verona. E' un'immagine che non è solamente tenera. E' la sintesi del pensiero di un tecnico che sente di avere una rosa lunga e forte - e i cambi lo stanno dimostrando, specialmente dentro un'emergenza che non ha fine - e che ha plasmato un gruppo in cui ciascuno ha un ruolo importante. 

Samu Castillejo, finito per essere l'anello debole, è diventato per una notte il punto di forza. E importa poco se farà spazio nuovamente ad altri. Perché i tre punti strappati al Verona, in fondo a una rimonta che, proprio per la scarsa profondità della rosa, un anno fa non sarebbe stata possibile (e in effetti, nelle stesso condizioni, vale a dire partendo dallo 0-2, un anno fa non lo era stata), alla lunga potrebbero pesare molto e permettono in ogni caso al Milan di approcciare il delicatissimo match di Champions contro il Porto con il morale alle stelle. Ed è già un buon punto di partenza. 

La profondità della rosa è la chiave ed è il frutto del lavoro intelligente - e guardato in estate con una certa diffidenza - fatto da Maldini e Massara, due che di calcio capiscono, e non è un dettaglio. Il Milan ha aggiunto quasi solamente riserve, sempre che di riserve si possa ancora parlare con cinque cambi a partita, ma in questa ricerca ha duplicato, e spesso triplicato, non solo le risorse a disposizione di Pioli, ma anche le varianti tattiche. Per analizzare il percorso di una squadra che ha stabilito il proprio record di punti a inizio stagione (22 sui 24 disponibili), non si può dimenticare che nessuna tra le pretendenti a scudetto e posto Champions ha dovuto fare i conti con tante, e così importanti assenze. Sabato sera, per dire, Pioli ha rinunciato a Maignan, Kjaer (per scelta tecnica), Theo Hernandez e Brahim Diaz e, fino all'infortunio di Rebic, e di nuovo per scelta tecnica, di Leao. Praticamente un giocatore fondamentale per reparto. Nonostante questo, in una nottata che aveva tutta l'aria di essere da dimenticare, ha trovato le risorse per rimettere in piedi la partita e battere il Verona. Con quello che aveva a disposizione, Ibra compreso. 

Proprio su Ibra, che, dice lui, "dove gli altri camminano, io volo", va aperta una parentesi. Anzi due: prima, la ventina di minuti scarsa contro l'Hellas si aggiungono all'altra manciata di minuti giocati fin qui dallo svedese da inizio stagione (nel 2-0, con suo gol, contro la Lazio). Seconda: si è preso a considerare la sua assenza come una cosa normale, il suo peso all'interno della squadra come un surplus di cui si può fare a meno. Non è vero, non è così, e la dimostrazione di quanto la sua presenza possa essere così importante va ricercata in qualche modo anche nella goffa autorete di Gunter. Per capirci, provate voi a trovarvi rimontati, girare la testa, e vedere Ibra e Giroud, insieme, nella vostra area di rigore. Quei cinque minuti insieme saranno anche occasionali, ma non saranno unici. In assalti come quello di sabato sera, contro avversari chiusi, in fondo a partite difficili, servono e serviranno peso, fisico ed esperienza. Il resto sarà anche buona sorte. Che in fondo, tra un infortunio e l'altro, tra un Covid e l'altro, in qualche modo è pure meritata, no?

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