L'ANALISI

Da Pioli ai dirigenti, la lunga lista di "ma" che preoccupa i milanisti 

Il ko di Monza riapre ferite che sembravano chiuse: turnover, motivazioni, ma anche una serie di scelte contraddittorie. Dove sta andando veramente il Milan?

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All'indomani della sconfitta di Monza, in casa Milan la lista dei "ma" è così lunga che, per restare in tema, vien da dire che va tutto bene, ma non proprio benissimo. Dal campo alle scrivanie, dai giocatori alla dirigenza, dall'allenatore al proprietario, che l'allenatore ha pubblicamente confermato e ha disegnato, diciamo così, un progetto a lungo termine che dovrebbe riportare i rossoneri ai fasti del passato ma, di nuovo, va in cerca di investitori, se non proprio acquirenti. Quindi, provando a ricapitolare: Pioli le sta vincendo tutte - parole di Scaroni non più vecchie di 4 giorni -, ma poi perde malissimo a Monza; il Milan gioca per fare un gol in più degli avversari - questa volta parole del tecnico -, ma se ne prende quattro la missione è impossibile e se ne prende due può essere fortunato un paio di volte (Udinese e Frosinone) ma non sempre (Bologna). E se il conto fa 10 gol subiti nelle ultime cinque di campionato forse c'è qualcosa che non funziona a dovere. 

E ancora: Pioli è saldo sulla sua panchina - comunicato urbi et orbi dalla dirigenza al gran completo -, ma nel frattempo si sondano diversi profili di allenatori per la prossima stagione (Conte, Motta, Lopetegui e chi più ne ha, più ne metta); il Milan lavora per lo stadio in solitudine a San Donato, ma, scrive l'Ansa, ha sondato il terreno con l'Inter per capire se vi fosse la possibilità di farlo insieme (notizia non smentita) e, ancora ma e ancora il loquacissimo presidente Scaroni degli ultimi giorni, "c'è questa ultima verifica sulla ristrutturazione light di San Siro. E mi piace. Sono anni che mi arrovello intorno al tema stadio. Non è che il Milan non sia favorevole a San Siro ma è vecchio e deve essere modernizzato". E poi: area tecnica azzerata a giugno per rendere più "smart" la linea dirigenziale, ma Ibrahimovic richiamato poi d'urgenza alla base per colmare l'evidente carenza di una figura tra squadra e società. Insomma, tutto e il contrario di tutto con la sensazione che le idee, a tutti i livelli, non siano proprio chiarissime. Tanto più che, nel frattempo, i risultati sportivi saranno anche in linea con l'obiettivo del quarto posto, ma non sono esattamente esaltanti. 

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Quali? Questi: fuori dalla Champions il 13 dicembre in un girone che, a dispetto di quanto si potesse credere, era tutto fuorché impossibile (segnaliamo, a conferma, che il Newcastle naviga all'8° posto della Premier a -12 dall'Aston Villa quarto e che il Dortmund, che il girone ha meritatamente vinto, è 4° in Bundesliga, a +1 dal Lipsia quinto e a -17 dal Leverkusen primo); fuori dalla Coppa Italia il 10 gennaio alla prima partita di livello (1-2 in casa contro l'Atalanta), distante anni luce dall'Inter in campionato e, adesso, con la certissima qualificazione alla prossima Champions decisamente meno certa (i 7 punti di vantaggio su quarta e quinta, Atalanta e Bologna, rischiano di ridursi già dalla prossima gara contro i bergamaschi che, quest'anno, hanno battuto il Milan due volte su due). 

Restano l'Europa League, che a questo punto va difesa perché il Milan di ieri non è garanzia di passaggio del turno, e la speranza che in qualche modo si ritrovino equilibrio e lucidità dalla base al vertice della piramide. Magari evitando sul campo acrobazie come quelle di Monza (turnover giustificato a fine gara da Pioli, ma totalmente senza senso. Ci sarebbe da imparare qualcosa da Inzaghi sulla questione...), ricordandosi che le motivazioni vanno trovate anche per rincorrere un secondo posto: i tifosi vanno rispettati. E, infine, dando una linea societaria che sia chiara e solida e rivolta con lucidità al futuro. 

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