Dosarne l'utilizzo è giusto e corretto, perché a 20 anni va sgravato da eccessive responsabilità e perché, oltretutto, in questo momento non è al meglio della condizione fisica a causa di una caviglia che lo costringe da settimane a scendere in campo con gli antinfiammatori. Sfruttarne però i movimenti, la rabbia, il senso di appartenenza e soprattutto le doti tecniche e realizzative (3 gol in 85 minuti giocati tra Serie A ed Europa League) è tuttavia un imperativo. Anche perché della sua presenza si giova innanzitutto Gonzalo Higuain.

Insomma, lo avrete capito, stiamo parlando di Patrick Cutrone. Contro l'Olympiacos ha cambiato il corso della partita, ha dato il via alla rimonta rossonera, ha scacciato i fantasmi di una serata che pareva maledetta e ha dato, non ultimo, un'indicazione tattica importante sul futuro della squadra di Gattuso: il 4-4-2 può essere un modulo utile e congeniale alla natura di questo gruppo, capace di allentare la morsa della solitudine nella quale troppo spesso finisce per trovarsi lo stesso Higuain.

Insomma, la svolta arrivata nel corso della ripresa contro i non trascendentali greci (fuori l'evanescente Castillejo e Bonaventura, dentro Calhanoglu e Cutrone) col passaggio a un 4-4-2 più logico e strutturato (più logico e strutturato perché in realtà il cambio di modulo era arrivato già nella prima frazione con una linea a quattro di centrocampo formata da Bakayoko e Biglia centrali, Suso e Bonaventura larghi e Castillejo affiancato invece al Pipita) può e deve essere un'indicazione utile per il prossimo futuro. Per non disperdere quel patrimonio di esuberanza, grinta ed efficacia rappresentato da Cutrone e valorizzare nel contempo la forza esplosiva e la capacità realizzativa dello stesso Higuain. Una coppia ancora sperimentale ma di sicura efficienza. Le partite con Roma e Olympiacos, non è un caso, lo testimoniano.