Dall'inizio della stagione i rossoneri hanno sempre vinto a parte la gara con la Cremonese. Sono da titolo?
Nei migliori bar di Milano e del resto d'Italia, ma anche nei peggiori e in quelli così così, la domanda più gettonata non riguarda le mire espansionistiche di Putin ma le reali possibilità di scudetto del Milan. Già, perché Allegri ha rivitalizzato la squadra e l'orgoglio spuntato di tifosi segnati da una stagione da dimenticare. Dopo la vittoria sul Napoli e l’approdo al vertice della classifica qualcuno inizia a pensare in grande. Ed è più che lecito farlo.
Quelli che hanno qualche capello bianco pensano alla stagione 1987-88, quando una cavalcata trionfale portò i rossoneri a conquistare un titolo che mancava da quasi 10 anni. Allora il Napoli, campione d'Italia in carica, venne superato a San Siro, prima che la capocciata di Gullit permettesse al Milan di sbancare Torino, sponda bianconera. In caso di successo in trasferta nel posticipo di domenica prossima, le analogie sarebbero notevoli e ogni tifoso rossonero può sperare nei numeri o toccare qualsiasi cosa porti fortuna, a seconda del proprio grado di scaramanzia.
Resta però la logica. E la logica ti fa vedere le cose oggettivamente. Il Milan è da Scudetto? Se si guarda l'inizio di stagione si può essere ottimisti: sette partite ufficiali, due vittorie in Coppa Italia, quattro in Serie A e una sola sconfitta, quella del debutto in campionato con la Cremonese. Poi c'è l'assenza dalle Coppe, con tutto il corollario di fatiche fisiche e mentali risparmiate, e un assetto difensivo difficile da superare. La partita con il Napoli ha messo in mostra la ferrea organizzazione in non possesso, con gli azzurri che, anche in superiorità numerica, hanno fatto una fatica mostruosa a trovare un varco centrale. In questo Allegri è maestro, così come nella capacità di fare i cambi al momento giusto e a riadattare l'assetto della squadra, vedi il 4-4-1 dopo il rosso a Estupinian. La squadra, poi, è costruita secondo canoni "allegriani" anche sotto l'aspetto delle caratteristiche dei singoli. I centrocampisti sanno inserirsi con il giusto timing svuotando la metà campo, concetto caro a Max. In più, ha potuto affidare le chiavi del gioco a Modric e quanto questa sia una cosa buona e giusta è in grado di constatarlo chiunque capisca di calcio.
Non sono tutte rose e fiori, come spesso succede nella vita. La rosa, pur avendo alcuni giocatori di livello altissimo (basti pensare, oltre al croato, a Pulisic e Rabiot), non è all'altezza delle altre che puntano al titolo. La difesa, perfetta in fase posizionale, soffre quando deve proteggersi dai cross. Poi c'è l'atteggiamento molto reattivo che, come nella capacità di preparare le singole partite e di variarle in corsa, può essere decisivo nel singolo match ma poco performante nell'arco di un'intera stagione.
Dopo poche giornate, insomma, è complicato dare giudizi definitivi ma una cosa è certa: se l'obiettivo è il ritorno in Champions, il Milan ha tutte le carte in regola per centrarlo senza grossi problemi.