Lazio, scoperta la casa degli orrori dove fu ucciso un ultras nel 2015

Gabriele Di Ponto fu ammazzato e poi smembrato dentro ad un appartamento a Roma

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L'inchiesta sull'omicidio di Gabriele Di Ponto, ultras della Lazio entrato nello spaccio di droga a Roma, si avvia verso l'archiviazione visto che procura e squadra mobile non riescono a trovare prove che confermino le ipotesi. Eppure la ricostruzione della morte del 36enne, avvenuta il 12 agosto 2015, sembra chiara agli inquirenti: fu preso con la forza, ucciso e poi smembrato dentro un appartamento individuato nella zona di San Basilio.

Una morte violenta figlia del mondo in cui si muoveva Di Ponto, diventato una sorta di manager della droga della zona in cui è stato ucciso, come racconta Il Messaggero. Forse l'ultras ha pagato a caro prezzo la sfrontatezza con cui aveva scalato le gerarchie e che poi lo aveva portato a comportarsi nel modo sbagliato con le persone sbagliate: un regolamento di conti.

Il pm Orano aveva individuato la casa degli orrori subito dopo l'omicidio ma la polizia scientifica non aveva trovato nessuna traccia di sangue e quindi non si era andati oltre. Attorno a Di Ponte è stato fatta poi terra bruciata (la moglie si è trasferita in Francia, il suocero si era liberato in fretta della moto del genero pochi giorni dopo la scomparsa) rendendo più difficili le indagini.

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