Il tecnico bianconero alla vigilia del big match del Dall'Ara: "Rugani può tornare, con Bremer bisogna andarci cauti"
di Daniele PezziniLa Juventus di Luciano Spalletti è pronta a rituffarsi in campionato dopo la preziosa vittoria contro il Pafos in Champions League. Sulla strada dei bianconeri c'è il Bologna di Italiano, che ha due punti in più e che sta viaggiando sulle ali dell'entusiasmo. Il tecnico bianconero dovrebbe rimandare ancora la rivoluzione del 4-2-3-1 e affidarsi alla difesa a 3, con David ancora riferimento offensivo supportato da Conceiçao e dall'imprescindibile Yildiz: "Anche se sono arrivato da poco tempo penso di poter coinvolgere tutta la squadra in questo discorso: fa piacere ancora una volta sentire la forza e la passione di John Elkann e della famiglia per questo club - ha esordito il tecnico -. È chiaro che sta a noi dare sostanza e concretezza a questa passione, onorando il passato e costruendo un futuro ancora dello stesso livello o migliore, come ci ha detto John Elkann quando è venuto a trovarci. L'ho sentito e visto anche poche ore fa, ci siamo visti ieri: ogni tanto mi invia quelli che sono i suoi pensieri. Nel messaggio di oggi guarda al futuro, un pensiero che dobbiamo avere anche noi: quando fai parte di un club di questo livello, il tuo obiettivo è sempre il massimo del realizzabile".
Poi si è parlato delle condizioni dei difensori che stanno recuperando e di un eventuale passaggio alla difesa a 4: "Rugani si può usare in maniera ridotta, invece con Bremer bisognerà andarci cauti anche per non metterlo in difficoltà, vista l'importanza dell'infortunio subito. Per quanto riguarda il cambio modulo, io mi stupisco di parlare ancora di schemi e di caselle in campo perché il calcio è cambiato e non si vince per un cambio di posizione, ma occupando gli spazi. Ormai il calcio va nella direzione dell'uno contro uno e bisogna adattarsi a questo cambiamento. Io ho idea di mettere la squadra con il 4-3-3 o 4-2-3-1, ma è solo un discorso di partenza perché la partita ti obbliga a fare tanti cambi in corsa".
Il momento di Conceiçao: "Deve andare a cercare di fare più gol e deve essere più determinato nel fare il passaggio vincente. Lui ha questo spunto micidiale, ma sa che deve migliorare in altri aspetti. Magari dobbiamo anche farlo migliorare nei contrasti, nella fase difensiva e nei duelli, però abbiamo visto grande disponibilità da parte sua. Siamo sulla buona strada".
Poi parole di stima per il Bologna e per Vincenzo Italiano: "Faccio i complimenti al Bologna, alla squadra e alla società, perché stanno mostrando grande qualità: è un gruppo che in campo vuole imporre il proprio gioco, non hanno paura di nulla. Ti indirizzano in spazi scelti da loro: per riuscire a metterli in difficoltà bisogna superare questi recinti, dobbiamo essere più forti e più abili di loro, per evitare che diventi una serata complicata. Se mi rivedo in Italiano? Ho 40 anni di più, mi piacerebbe non poco (ride, ndr). È un allenatore capace, uno dei più forti che ci sono in Italia: ho detto a diverse squadre di prenderlo in panchina, apprezzo tanto il suo lavoro".
Spalletti ha poi parlato degli aspetti di crescita mentale dei suoi: "La personalità è un elemento fondamentale nel calcio: prima ce l’aveva chi rischiava la giocata, ora invece deve portarti ad accettare la partita a tutto campo, per portare la sfida dove ci fa più comodo. Noi dobbiamo fare dei passi in avanti nella continuità, nel riuscire a farlo e ad attaccare lo spazio per tutta la gara: per fare una partita da campioni bisogna stare dentro il cuore della squadra per 90 minuti, sempre vicini al pallone. Ci sono due tipi di gare nello stesso match: una parte a livello di squadra, l’altra invece è sotto l’aspetto individuale. Sappiamo che il singolo può fare la differenza, avere delle letture che possono fare il bene o il male della squadra. Il limite è quello del singolo, in cui non entra la tattica: possiamo permetterci qualche sbavatura, ma dobbiamo cercare di limitarle il più possibile".
"Nessuno mi convincerà che questi calciatori non sono bravi, anzi: sono convinto che questi limiti riusciremo a superarli - ha proseguito -. Ho accettato questo ruolo perché ci credo, faccio da anni questo lavoro e so che non è semplice: sono ossessionato dall’idea di poter modificare e migliorare questo gruppo, vedo ragazzi interessati e disponibili e per questo dialogo sempre con loro per trovare la chiave giusta".
Infine una riflessione sui ritiri pre gara dopo la decisione di presentarsi a Napoli il giorno stesso della partita, confermata anche per la trasferta di Bologna: "Il ritiro non è mai il luogo, ma una condizione mentale: noi non ci andremo più perché è una fatica maggiore, da fuori non sembra ma vi garantisco che è così. Andare lì in anticipo, stare tutta la giornata a pensare alla partita: è qualcosa che rischia di corroderti. Chi veste la maglia della Juventus sta, tra virgolette, sempre in ritiro: chi fa questo sport sa che deve avere sempre un determinato approccio. Per questo partiremo domani mattina per Bologna".