Juventus, bilancio in attivo. Agnelli: "Ora consolidiamo lo sviluppo"

"Grandi vittorie portano grandi ricavi, ma solo una struttura equilibrata può competere ad alto livello"

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La Juventus può festeggiare anche fuori dal campo. La società bianconera ha infatti reso nota la relazione finanziaria annuale al 30 giugno 2015 che ha segnato il raggiungimento dell'utile di esercizio dopo quello operativo toccato nel 2013/14. Un bilancio in positivo commentato dal presidente Agnelli: "Grandi vittorie danno accessi a grandi ricavi, ma solo una struttura equilibrata e diversificata di ricavi può competere ad alto livello".

"L'esercizio 2014/2015 è stato positivamente influenzato dagli eccellenti risultati sportivi - si legge nella relazione pubblicata sul sito ufficiale della Juventus -, che hanno contribuito in maniera determinante al ritorno all'utile di bilancio dopo sei anni". L'utile dell'ultimo esercizio è di 2,3 milioni di euro con una variazione positiva di 9 milioni rispetto all'anno precedente. Ma il miglioramento dei risultati economici è ancora più evidente nel risultato operativo ante imposte che è passato da un utile di 0,1 milioni a 10,8 milioni. I ricavi totali invece sono stati pari a 348,2 milioni, in aumento del 10,3%.

LA LETTERA DI AGNELLI
L'ottimo risultato è stato commentato dal presidente della Juventus, Andrea Agnelli: "Solamente i grandi risultati sportivi, le vittorie a livello nazionale ed internazionale, danno accesso a grandi ricavi, siano essi televisivi, commerciali o sportivi. Ma solo in presenza di una struttura equilibrata e diversificata di ricavi si può competere ad alto livello - ha scritto, passando subito a nuove sfide -. Oggi management e azionisti hanno di fronte una sfida ancora più ardua. Il profondo rinnovamento della rosa permetterà alla Vostra società di consolidare il proprio sviluppo".

"Gli evidenti progressi della Juventus sul fronte della gestione non sono stati tuttavia sufficienti per avviare una profonda e definitiva riflessione a livello nazionale sul futuro del calcio italiano. Da più parti, importanti esponenti del mondo del calcio invocano per il nostro movimento la dignità di essere considerati a pieno titolo un comparto industriale che contribuisce allo sviluppo del Paese sia con il gettito fiscale sia con il cosiddetto indotto. Ma il calcio italiano, purtroppo, non sta trovando al suo interno le risorse umane adatte a rilanciarlo e ricollocarlo al centro del dibattito politico. All'interno del nostro mondo si realizzano posizioni di rendita ingiustificata, godute da soggetti che non sono né protagonisti né finanziatori. Si tratta di realtà che hanno saputo con scaltrezza “generare” il consenso di un sistema autoreferenziale. Nel frattempo, per cinque volte su sei edizioni, le squadre italiane qualificate al preliminare di Champions League hanno fallito l'obiettivo di raggiungere la fase finale, e i club italiani, pur in presenza di una congiuntura di mercato piuttosto favorevole, non sono stati in grado di crescere al passo dei loro competitor europei. Nel quinquennio 2009/2014, il tasso di crescita del giro d'affari del calcio inglese è stato del 61%, quello tedesco del 46%, quello spagnolo del 32%, quello francese del 42%, quello russo dell'86%, quello turco del 62%. L'Italia nello stesso periodo è cresciuta solamente del 14%. L'auspicio è che le prossime scadenze olimpiche, alla fine del 2016, portino ad un'accelerazione della spinta riformatrice nelle componenti costitutive del calcio italiano, favorendo il naturale ricambio degli uomini, delle competenze e delle modalità di gestione del potere. Si tratta di una riflessione che le Leghe, i calciatori e i tecnici devono saper cogliere per non passare altri cinque anni, da oggi al 2020, a elencare quello che si dovrebbe fare ma nessuno fa".

Infine Andrea Agnelli tocca tre tematiche importanti: creazione di seconde squadre, riforma dei campionato e situazione degli stadi, con l'auspicio che vengano approfondite dalle istituzioni competenti il prima possibile.

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