L'ANALISI

Juve attenta, la Champions non è ancora scontata

I bianconeri hanno vinto una sola volta nelle ultime otto gare di campionato: con questo passo Allegri rischia anche di non entrare nelle prime cinque

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Giovedì sera, in fondo a una notte europea da spettatore, Massimiliano Allegri deve aver benedetto i risultati di Roma, Atalanta e Fiorentina e, soprattutto, il clamoroso e inatteso flop delle squadre inglesi tra Champions ed Europa League. Già, perché il quinto posto nella prossima, ricchissima, edizione della coppa dalle grandi orecchie permette ai bianconeri di guardare al futuro con una certa serenità anche se, e non è insignificante dopo un campionato vissuto per metà da contender scudetto dell'Inter, la qualificazione è tutt'altro che scontata. La classifica, al momento, dice che la Juve ha 12 punti di margine sul sesto posto della Lazio, ma ha due partite in più dell'Atalanta, che potrebbe potenzialmente arrivare a soli sette punti, e della Roma, che si potrebbe portare a meno tre. Un margine che potrebbe anche essere sufficiente a cinque giornate dal termine se non fosse per i numeri drammatici dei bianconeri che, per capirci, nelle ultime otto partite hanno vinto solamente contro la Fiorentina. 

Il pareggio di Cagliari, per come si erano messe le cose (doppio vantaggio dei sardi), va accolto con soddisfazione e questo, obiettivamente, è tutto fuorché un bel segnale. Come non sono bei segnali la scarsa spinta emotiva dei giocatori, svuotati di interesse verso il secondo posto che garantirebbe l'accesso alla Supercoppa del prossimo anno - tanto c'è ancora la carta Coppa Italia da giocarsi - e lo scollamento tra la squadra e un allenatore che il ds Cristiano Giuntoli si è affrettato un po' goffamente a riconfermare quando tutti sanno che ha invece il futuro discretamente segnato. 

In questo clima, con anche qualche mugugno di troppo, vedi Chiesa, è logico che di scontato non ci possa essere davvero niente. Né la vittoria della Coppa Italia, dove pure la Juve ha mostrato contro la Lazio ben altra faccia, né, appunto, la qualificazione alla prossima Champions. Figuriamoci la rincorsa a un secondo posto dove, la diretta concorrente, il Milan, sarebbe perfino più depressa dei bianconeri. Certo sembra più importante guardarsi alle spalle piuttosto che davanti. Anche perché alle spalle il Bologna tiene botta - anche se il calendario da qui alla fine è durissimo - e Roma e Atalanta volano. Saranno impegnate in coppa (i bergamaschi addirittura sia in Coppa Italia che in Europa League), ma sono spinte da un entusiasmo che a Juve e Milan, per dirne due, attualmente manca. 

In tutto questo Allegri, come Pioli, vive di un futuro che si costruisce, o si disintegra, di partita in partita. Giuntoli lo ha confermato, molto a sorpresa per la verità, ma capire se le sue siano parole di circostanza o meno è esercizio oggi più che inutile. La dirigenza rossonera, invece, ha abbandonato il suo tecnico dentro un silenzio terrificante. Sono due lati, ma la medaglia e la stessa, con anche un possibile, nuovo, allenatore per cui scannarsi (Thiago Motta, ma i bianconeri sono decisamente più avanti nei colloqui e il casting rossonero è fin troppo ampio in tal senso). E la medaglia non è di quelle da appendersi al collo. Per quello serve vincere e a vincere, oggi, sono altri. 

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