Solo 226 minuti per l'argentino in stagione, a Barcellona è entrato sbagliando molto. In che ruolo deve giocare?
La sconfitta dell'Inter a Barcellona ha evidenziato un aspetto che non si può trascurare in questo inizio di campionato dell'Inter, ovvero il ruolo di Lautaro Martinez nell'economia della squadra nerazzurra. Quattro apparizioni in campionato e una in Champions, appunto, la prima. Non è stato un esordio fortunato per l'attaccante argentino nelle coppe: 27 minuti, tanti scivoloni, un contropiede sprecato e un giallo di frustrazione. Quello legato al bravo attaccante arrivato dal Racing sembra essere un rebus che Luciano Spalletti non ha ancora deciso di sciogliere.
Partiamo dalla fine, dai 27 minuti nei quali il Toro è stato impiegato al Camp Nou. I tifosi dell'Inter probabilmente lo invocavano già da diversi minuti, al posto di Borja Valero. È entrato per giocare alle spalle di Icardi, come col Sassuolo alla prima di campionato. E da subito ha provato la giocata difficile, sbagliando. Si è fatto notare soprattutto per la scelta sbagliata dei tacchetti, un errore piuttosto grave a questi livelli: Martinez non stava in piedi, è scivolato più volte e ha infatti fatto anche fatica a calciare quando ha condotto un contropiede che doveva gestire diversamente, servendo Keita.
Spalletti aveva schierato dal primo minuto Borja Valero, sperando che lo spagnolo aiutasse nel palleggio il centrocampo nerazzurro. Missione difficile, contro il Barcellona. Ma il fatto è che raramente, o meglio, quasi mai, Lautaro venga considerato come un'opzione valida per la squadra titolare. È un giocatore alternativo a Icardi in questo momento nella testa di Spalletti e, al massimo, viene buttato nella mischia nei finali di gara. Col Torino per un solo minuto, con la Spal ha aiutato ad aprire gli spazi, col Barça si è subito innervosito.
Il fatto è che il modulo di Spalletti fatica a digerire le caratteristiche di Martinez. Che sono importanti, diciamolo. Ci troviamo di fronte ad un attaccante di 21 anni, alto 174 centimetri, in grado di svariare, di concludere ma anche di sopportare il peso dell'attacco da solo, come ha dimostrato contro il Cagliari. Eppure per il tecnico l'opzione delle due punte significherebbe snaturare un sistema di gioco al quale si è affidato in toto e che non vuole rinnegare praticamente mai. Ed è per questo che Lautaro, che come tutti i nuovi arrivati ha bisogno di un periodo di assestamento e inserimento (pensiamo ai primi mesi di Dybala alla Juve, ma anche all'utilizzo di Cancelo nell'Inter ad inizio stagione, complice anche un infortunio), sta faticando a trovare minuti e continuità. Il rischio sembra quello che possa fare la fine di André Silva, arrivato al Milan accompagnato da referenze ottime, sparito a livello di minuti e di prestazioni e rifiorito in una squadra che si è affidata totalmente a lui, che l'ha messo al centro dell'impianto di gioco.
Ripetiamo: il Toro ha solo 21 anni, ha dimostrato di avere dentro di sè delle caratteristiche che lo portano ad essere paragonato ad Agüero e sicuramente troverà più spazio nell'Inter. Bisogna capire come Spalletti vorrà impiegarlo. Con Nainggolan out insisterà nel piazzarlo dietro a Icardi? Ha dimostrato di poter fare bene il raccordo tra centrocampo ed attacco, ma forse, alla fine, questa situazione lo depotenzia. Attualmente l'idea di allargarlo sull'esterno dell'attacco chiedendogli di tagliare dentro il campo per agire da vera e propria seconda punta non è mai stata nemmeno accarezzata. Rinunciare a Icardi non è un'opzione, se non per motivi di turnover. E allora Lautaro deve essere bravo a imporsi nelle occasioni che gli vengono concesse (per ora ha giocato solo 226 minuti), aspettando che Spalletti decida di lanciarlo - magari già contro la Lazio - dal primo minuto. In che ruolo? Dietro a Icardi, ovviamente. Una Inter a due punte in linea non è nei programmi del tecnico toscano.