L'ANALISI

Inter tra occasioni sprecate e scelte (di Conte) nel mirino. E domenica arriva la Juve

Sostituzioni che hanno fatto discutere quelle del tecnico nel finale dell'Olimpico. A San Siro arrivano i bianconeri, ora a -4 con una gara in meno

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Una vittoria gettata al vento nei minuti finali dopo un secondo tempo dominato in lungo e in largo, con la Roma costretta all'angolo. E ora la classifica dell'Inter dice Milan capolista a + 3 e Juventus, che domenica prossima arriverà a San Siro, a -4 con una partita in meno rispetto ai nerazzurri di Conte. Un 2-2 quello dell'Olimpico che lascia l'amaro in bocca: due punti pesantissimi persi per strada che tradotti sono un punto in due partite dopo la sconfitta di Marassi contro la Sampdoria. Il testone di Skriniar e il bellissimo gol di Hakimi - al sesto centro nella sua prima stagione in Serie A, nessun difensore più bomber di lui nei top-5 campionati europei - non sono bastati per portare a casa un successo che sarebbe stato importantissimo per restare attaccati al Milan e per infondere una bella iniezione di fiducia in vista appunto dello scontro con i bianconeri di Pirlo. Ma prima, comunque, c'è da mettere testa e gambe alla sfida di mercoledì contro la Fiorentina negli ottavi di Coppa Italia. Coppa che, con il campionato, è un obiettivo dell'Inter dopo l'uscita di scena dalla Champions e dall'Europa tutta.

“Abbiamo avuto questa opportunità di chiudere la partita, ci è mancato l'istinto killer", ha detto Conte nel post gara analizzando la prestazione contro i giallorossi. Vero che Vidal si è divorato il gol del 3-1 che avrebbe mandato i titoli di coda sul film della sfida. Ma nel mirino ci sono (anche) le scelte del tecnico nerazzurro nel finale e quei cambi - Perisic per Lautaro prima e Gagliardini per Vidal e soprattutto Kolarov per il migliore in campo Hakimi poi - che hanno sottratto alla squadra la spinta per ripartire, facendola abbassare troppo e hanno aperto il fianco al forcing finale della Roma. Fuori l'argentino, abile a gestir palla e a catalizzare su di sè l'attenzione degli avversari, fuori la furia marocchina che tanto ricorda Maicon (l'ultimo difensore nerazzurro in grado di segnare almeno sei gol in una singola stagione di Serie A era stato il brasiliano nel 2009/10, stagione del Triplete). La scelta della fisicità non ha pagato e neppure il cambio di modulo, con il passaggio al 4-5-1 e lo spostamento di Young sulla destra.

"I cambi sono stato fatti ruolo per ruolo, non è che uno si è inventato chissà che cosa", ha spiegato sempre Conte nella conferenza stampa post gara. Perché non Sanchez allora? E nessuna traccia di Sensi, scomparso dai radar già contro la Sampdoria dopo aver dimostrato contro il Crotone di aver ritrovato condizione fisica e morale dopo un tunnel che sembrava non avere fine. Risultato che, tra occasioni sprecate e sostituzioni discutibili, l'Inter si ritrova con il Milan che davanti scappa e la Juve che sta tornando. Domenica prossima a San Siro la partita che non si può sbagliare.

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