l'analisi

Inter, troppi alti e bassi: nervosismo e ansia distruggono la continuità

Altro passo falso nerazzurro: contro la Sampdoria sono venuti nuovamente a galla i limiti mentali nelle lunghe competizioni

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Inter, troppi alti e bassi: nervosismo e ansia distruggono la continuità - foto 1
© Getty Images

Stratosferico campionato del Napoli a parte, se c'è un motivo per il quale l'Inter non è mai stata in corsa per lo scudetto è ben spiegato dalla gara pareggiata con la Sampdoria. Una partita pericolosa sin dalle premesse, lo avevamo spiegato in fase di presentazione pur non scoprendo l'acqua calda: i nerazzurri non sono (più?) una squadra da lunghe competizioni, dove - qualità e gioco a parte - serve essere sempre sul pezzo, in un gioco che è più dispendioso a livello mentale piuttosto che fisico, anche in una stagione logorante come questa.

C'è gioco facile a ricordare come, dopo i due successi contro il Milan (uno in Supercoppa Italiana) e aver inflitto l'unica - è bene ricordarlo, per capire il valore della rosa quando rende al massimo - sconfitta al Napoli, sono poi arrivati due pareggi e lo 0-1 interno contro l'Empoli. Più che i risultati, però, va sottolineato lo svolgimento di questi 'esami di maturità' falliti: ieri contro i blucerchiati, un po' come di fronte ai toscani di Paolo Zanetti, l'approccio è stato anche buono ma, di fronte al nervosismo per non essere riusciti ad andare in vantaggio, pian piano la capacità di riuscire ad arrivare dalle parti di Audero è pian piano scemata lasciando spazio ad ansie e frenesie.

Un comportamento inspiegabile da parte di una squadra capace di alzare quattro trofei nelle ultime tre stagioni e che dunque conosce gli ingredienti per una ricetta vincente. Inspiegabile un po' come la lite Barella-Lukaku che sì, come ha spiegato Inzaghi, è cosa di campo ma che non può non lasciare perplessi vista la teatralità tenuta dai protagonisti, in particolar modo il centrocampista che ha sempre avuto la tendenza a esagerare questo tipo di comportamenti che poi, se i risultati non arrivano, ovviamente arrivano sotto la luce dei riflettori.

Argomenti sui quali bisogna interrogarsi in vista dei prossimi impegni, più verso l'Udinese che verso il successivo impegno di Champions contro il Porto visto che la gestione Inzaghi sembra aver scambiato la solidità mentale che la squadra aveva guadagnato con Conte col lucido coraggio che l'Inter ha dimostrato nelle coppe. Nel discorso va inserito ovviamente anche l'allenatore perché se è vero che i calciatori sono professionisti che a certi livelli non dovrebbero essere costantemente pungolati per trovare gli stimoli a fare sempre bene il proprio lavoro, allo stesso tempo il ruolo moderno del gestore prevede anche la cura di un aspetto mentale che, a oggi, è il maggior limite di questa squadra.

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