L'ANALISI

Inter, la misura del turnover: troppi cambi a San Sebastian?

Inzaghi rivoluziona la squadra in Champions e rischia di cadere contro la Real Sociedad. Lui e la società parlano di titolari e co-titolari, ma cinque cambi su undici non sono troppi?

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Inter, la misura del turnover: troppi cambi a San Sebastian? - foto 1
© Getty Images

Alla fine ci ha pensato il solito Lautaro, uno che più titolare non si può, ma la sofferenza dell'Inter a San Sebastian, contro la complicatissima Real Sociedad, ha posto il problema del turnover. Rispetto al derby stravinto, e dopo la prima piccola tranche di campionato, Simone Inzaghi ha deciso di buttare nella mischia, all'esordio in Champions, ben cinque giocatori diversi: Pavard e De Vrij in difesa, Asllani in mezzo al campo, Carlos Augusto a sinistra e Arnautovic in attacco. Risultato: Inter in evidente difficoltà per tutto il primo tempo e pareggio strappato in extremis quando forse la partita avrebbe potuto avere un esito diverso con i titolari in campo. Ha sbagliato il tecnico dell'Inter? Onestamente è difficile dirlo, quindi meglio prendere per buone, perché lo sono, le parole di Marotta secondo cui, appunto, i nerazzurri hanno "titolari e co-titolari". Quindi una rosa di 20 giocatori in grado di sostituirsi vicendevolmente senza che il prodotto cambi. 

Sulla carta l'ad nerazzurro non ha torto e in effetti la squadra, che vuole essere competitiva su ogni fronte, è stata costruita proprio per correre in tutte le competizioni senza i passaggi a vuoto, spesso verso i mesi di gennaio e febbraio delle ultime stagioni. Il che, tradotto, significa provare a non spremere come limoni i titolari ma dar loro la possibilità di rifiatare. 

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Il dubbio, alla luce del match di San Sebastian, riguarda quindi semmai il numero di cambi. Quanti co-titolari possono giocare insieme senza indebolire la squadra? Tre, quattro? O i cinque mandati in campo da Inzaghi contro la Real Sociedad? Partiamo con il chiarire una cosa: Pavard, campione del Mondo, non può essere definito una riserva, come riserva non può essere definito De Vrij, molte volte nell'undici di partenza dei nerazzurri in passato e, causa infortunio di Acerbi, anche in questa prima parte di stagione. Sul resto, però, ci sarebbe da ragionare. Prendendo per buona, perché in fondo obbligata, la scelta Asllani in mezzo al campo (Calhanoglu era infortunato e l'Inter non ha un altro regista), forse non era il caso di far partire dall'inizio Carlos Augusto e Arnautovic privando i nerazzurri della qualità di Dimarco e Thuram. In fondo all'orizzonte c'era e c'è l'impegno contro l'Empoli, gara che sembrava più adatta a un turnover spinto.

Fatto sta che alla fine l'Inter vice-campione d'Europa ha dovuto rincorrere con un certo affanno al debutto in Champions. E meno male che Lautaro ha rimesso almeno parzialmente a posto le cose. Perché tra titolari e co-titolari c'è ancora quella piccola distanza che in Europa diventa una voragine. Inzaghi lo ha capito e non ripeterà certamente lo stesso errore. 

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