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Inter, Eriksen da risorsa a equivoco: tocca a Conte dare la svolta

Il danese poco incisivo anche contro la Juve. Ma con le punte spente, serve la sua fantasia

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Quando è entrato Eriksen, l'Inter si è spenta. Se imputare al danese lo spegnimento della luce nel match contro la Juventus sarebbe ingeneroso (la variabile che ha fatto crollare il castello nerazzurro era stata la rete di Ramsey), è anche vero che ancora una volta l'acquisto top di gennaio non ha portato la svolta che si attendeva Conte.

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Il tecnico interista, che nell'immediato avrebbe prediletto un altro tipo di profilo, sta ancora cercando una collocazione in squadra ad Eriksen ma c'è da dire che lo stesso centrocampista non gli sta dando una mano. Entrato nella mezz'ora finale, non ha convinto né da mezzala nel 3-5-2 né più vicino alle punte nel 4-3-1-2 finale: al suo attivo solo un tiro fuori e anche qualche errore che non ti attenderesti da un piede come il suo.

Eriksen non è mai stato giocatore da incastrare in uno spartito ben preciso, logico prevedere difficoltà arrivando a stagione iniziata e sotto le cure di un tecnico come Conte. Ma dopo una quarantina di giorni in nerazzurro era lecito attendersi qualche guizzo in più (sinora visto solo in Europa League, con avversari di un certo tipo), forse soffre ancora le ultime difficili settimane al Tottenham visto che è sembrato anche sotto ritmo fisicamente.

Eppure in questo momento di generale appannamento interista servirebbe come il pane una variabile tattica del genere perché quando Lukaku e Lautaro Martinez non girano, la squadra perde imprevedibilità e diventa sostanzialmente sterile, chiedere a Szczesny. Il belga conferma una certa allergia ad essere decisivo nelle partite chiave, l'argentino non è più esplosivo come ad inizio stagione dando adito alle malelingue di sospettare che il corteggiamento del Barcellona reciti una parte in tutto questo.

Se il campionato andrà avanti, sarà questa la più grande sfida che attende Conte: cercare di adattare Eriksen come regista nel 3-5-2 (e qui anche il danese dovrà calarsi maggiormente nella realtà italiana) o dare la svolta definitiva con la difesa a quattro che invece darebbe al giocatore una sensazione di déjà vu rispetto a come è sempre stato abituato a giocare.

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