L'ANALISI

Inter, Eriksen variabile tattica. Ma l'Europa League non sia una palestra

Con il danese Conte può deviare dallo spartito del 3-5-2, attenzione a fare troppo turnover

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L'Inter è rientrata dalla trasferta bulgara di Europa League con tante buone notizie, a partire dal risultato che lascia un bel margine di sicurezza in vista della sfida di ritorno di giovedì prossimo. Antonio Conte ha potuto anche apprezzare le cosiddette seconde linee visti i sette cambi (turnover mai così massiccio in stagione) nella formazione iniziale rispetto al ko contro la Lazio seppure il risultato sia deciso da due titolari, Eriksen e Lukaku

Non ci sbagliamo parlando del danese come di un titolare nonostante sin qui il tecnico nerazzurro lo abbia centellinato chiedendo di non avere l'ansia di vederlo in campo sempre e comunque. Eppure la prestazione contro il Ludogorets dimostra come l'Inter sia ormai pronta - quasi obbligata? - ad abbracciare la regia, i colpi e i tiri di Eriksen, a costo di cambiare impianto tattico, come dimostra il 4-3-1-2 schierato nel finale della partita di ieri.

Conte insiste ("Deve fare meglio") e un gol non può cambiare improvvisamente la realtà dei fatti che vede l'ex Tottenham ancora indietro di condizione, soprattutto per gli standard chiesti dal tecnico salentino, e non del tutto incastonato nell'idea di gioco interista. Ma allo stesso è una rete che può dare ulteriore fiducia al giocatore, particolarmente carico al momento dell'esultanza, e lustrarlo al meglio verso la sfida contro la Juventus tra dieci giorni, primo vero obiettivo nei corridoi di Appiano Gentile per schierare "l'Inter di Eriksen".

Tornando al post Ludogorets, non sono sfuggite a molti le parole di Conte sul turnover europeo, che assume senso nell'andata dei sedicesimi di finale (oltretutto dopo un ko contro la Lazio e con la Juve all'orizzonte), meno se e quando avversarie e turni saranno di altra caratura. "L'Europa League può spappolarti mentalmente e fisicamente giocando giovedì e domenica con la stessa formazione" l'affermazione forte dell'allenatore.

Giusto non costringere la rosa alla lingua di fuori ma sarebbe delittuoso usare le sfide europee come una sorta di "palestra" per tenere in forma tutti gli elementi della rosa: vincere una coppa dopo dieci anni, incassare un ottimo bottino (fino a 14 milioni di euro in caso di vittoria finale) e tornare testa di serie di Champions League valgono bene qualsiasi tipo di sforzo supplementare. Conte non pensa a snobbare l'Europa League ma, se arrivasse il momento di dover scegliere tra corsa scudetto e coppa europee il messaggio più giusto sarebbe quello di... non scegliere.

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