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Inter e 5 maggio, dalle lacrime di Ronaldo all'inizio del Triplete

Ogni tifoso nerazzurro non dimenticherà lo scudetto perso all'ultima giornata del 2002: una delusione mitigata dalla Coppa Italia di otto anni più tardi

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È sorprendente notare quante storie possa raccontare un campo. Che sia quello di periferia o lo stadio della Capitale, un manto verde può narrare la caduta e la risalita, la disfatta e l'inizio della rinascita. È il caso dell'Inter, del 5 maggio e dell'Olimpico di Roma. Lì, dove Ronaldo ha pianto due volte a due anni di distanza, per motivi diversi ma in fondo simili: dolore fisico o professionale, infortunio o scudetto perso, alla fine si soffre.

La storia dello scudetto del 2002 è una ferita ancora aperta nell'animo di ogni tifoso nerazzurro ma - in un certo senso - rappresenta quella che è stata l'Inter di Moratti prima di Calciopoli: grintosa, a tratti bella, ma sfortunata a livello di titoli, fatta eccezione la finale di Coppa Uefa del 1998. A fine marzo, con il 3-1 di San Siro alla Roma, in molti pensano che lo scudetto sia ormai tornato nella Milano nerazzurra dopo 13 anni. Lo pensa, forse, anche qualche calciatore, altrimenti il calo di aprile non trova molte spiegazioni: l'Inter arriva a giocarsi la 30esima giornata con tre punti di vantaggio sulla Roma e addirittura sei sulla Juventus, che con il pareggio casalingo contro la Lazio sembrava aver detto addio ai sogni tricolori. E poi per i nerazzurri torna Ronaldo, reduce da un lungo stop: il Fenomeno segna quattro gol in tre partite, ma l'Inter in casa crolla contro l'Atalanta e fatica contro Brescia e Piacenza, mentre in trasferta non va oltre il 2-2 di Verona con il Chievo. Fondamentale, nei destini dello scudetto, la partita del Bentegodi: i gialloblu acciuffano il pari nel recupero con Cossato e a Piacenza Nedved porta in vantaggio la Juventus in una gara che sembrava inchiodata sullo 0-0.

Penultimo turno interlocutorio e a 90 minuti dalla fine la situazione vede l'Inter sempre al comando ma con 69 punti, la Juventus a 68 e la Roma a 67. Tutte e tre giocano in trasferta, ma se bianconeri e giallorossi hanno impegni morbidi (Udinese e Torino già salve), la squadra di Cuper deve sfidare la Lazio all'Olimpico. Inoltre, l'Inter è quella fisicamente più provata, dopo una stagione con qualche infortunio di troppo (Vieri e Ronaldo, praticamente, non hanno mai giocato insieme), mentre la Juventus ha messo alle spalle un girone di andata difficile e nel ritorno è stata la più continua. Tanto, praticamente tutto, si è detto sul 5 maggio 2002: l'Inter perde partita e scudetto, la Lazio trionfa 4-2 malgrado la Curva Nord biancoceleste parteggi per i nerazzurri per timore che lo scudetto vada per la seconda volta ai cugini romanisti. Poborsky (con l'aiuto di Gresko) risponde prima al vantaggio di Vieri e poi a quello di Di Biagio. Sono due gol dell'ex, ma quello che fa più male è il 3-2 di Simeone, ceduto dall'Inter alla Lazio proprio nell'operazione-Vieri: con il gol del Cholo, l'Inter esce mentalmente dalla partita. Ronaldo vi uscirà fisicamente dopo il 4-2 di Simone Inzaghi, e in panchina saranno lacrime di amarezza e tristezza: ad asciugarle, un Mondiale da protagonista assoluto e il Real Madrid. 

Il pianto di Ronaldo combacia perfettamente con quello dei tifosi interisti, condannati ad altri anni di speranze, illusioni e rincorse che, a livello di scudetti, termineranno solo dopo lo scoppio di Calciopoli. Dal 2006 si apre infatti un ciclo dorato diviso tra Roberto Mancini e José Mourinho. Il capolavoro avviene però nel 2010, con lo Special One in panchina, e comincia in una serata primaverile. Come in tutte le partite decisive di quella stagione, il protagonista in campo è solo uno: Diego Milito. Suo il gol che stende la Roma nella finale di Coppa Italia, primo mattoncino del Triplete. Finale indecoroso, con Totti che prende a calci Balotelli. Episodi che non sporcano una vittoria su una rivale che ha dato filo da torcere fino all'ultimo anche in campionato. Data di quel successo? 5 maggio. Stadio? L'Olimpico di Roma, e se qualcuno avesse ancora dubbi sulla ciclicità del calcio, forse farebbe meglio a toglierseli. 

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