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L'ANALISI

C’è ancora vita sul pianeta Inter. Martedì a San Siro per il tutto o per il niente

La squadra di Inzaghi ha tirato fuori il meglio nella serata più insidiosa, a San Siro una di quelle notti in cui bisogna essere eroi

di Enzo Palladini
01 Mag 2025 - 08:32
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C’è ancora vita sul pianeta Inter. La diagnosi arriva all’indomani della partita che più sembrava proibitiva contro quel Barcellona che va a mille all’ora sempre e comunque. Un piccolo paradosso: la serie di sconfitte consecutive è stata interrotta proprio tirando fuori il meglio nella serata più insidiosa. È stata invece una notte quasi magica, con un’impresa sfiorata, con tante speranze per la partita di ritorno. Attenzione però: a San Siro non sarà più facile. Sarà una battaglia della stessa portata, sarà una sofferenza infinita. Sarà una di quelle notti in cui bisogna essere eroi, come e più che al Montjuic perché sarà necessario vincere. Un risultato solo, anche a costo di trascinarla ai rigori.

Non c’era altro modo di affrontare questa trasferta. Contro il Barcellona si può giocare solo così: il maggior numero possibile di giocatori deve stare per il maggior tempo possibile dietro la linea della palla. Chiudere ogni spazio, sperando sempre che non schizzi qualche rimpallo assassino. Il Barça è una inesorabile macchina da gol, potrebbe segnare un numero illimitato di gol, in qualunque modo e contro qualunque squadra. Certe medie realizzative non si mantengono per caso. L’altro dogma da seguire quando si affrontano gli uomini di Flick è l’attenzione spasmodica alla transizione, al passaggio dalla fase difensiva a quella offensiva, che deve portare a ripartenze fulminee. Così è nato il gol iniziale di Marcus Thuram, ma era forse troppo presto. 

Dalla sfida del Montjuich emergono dei dati che non vanno in contraddizione con tutto quello che si è visto nel pregresso di questa stagione. Il primo: ci sono degli insostituibili in questa Inter. Facili da individuare: i due attaccanti titolari, cioè Thuram e Lautaro, il regista – Calhanoglu – e l’esterno più completo che ci sia, ovvero Dumfries. Quando mancano questi quattro non può essere la stessa Inter. Per ragioni tecniche ma anche per ragioni fisiche. Non esiste alter ego per questi quattro, è un concetto incontrovertibile. Il secondo dato: la squadra nel suo complesso è pesantemente affaticata, come è comprensibile che sia. Giocatori come Dimarco e Bastoni, per esempio, non hanno la lucidità che li ha accompagnati nella fase centrale della stagione. Però stavolta i cambi hanno contribuito al risultato finale in maniera fattiva, soprattutto Carlos Augusto. Per questo motivo l’Inter, che in genere dopo un’ora di gioco perde una buona percentuale del suo potenziale, stavolta ha saputo limitare i danni. Terzo dato, non meno importante: Simone Inzaghi ha bisogno di troppo tempo per “aggiustare” tatticamente la squadra. Dopo i primi slalom quasi indisturbati di Lamine Yamal, sarebbe stato opportuno inventare qualcosa per provare – almeno provare – a limitare il fenomeno del Barça. Questo è l’unico appunto che si può muovere all’allenatore per la partita in questione. Mezzo appunto in verità, perché con Carlos Augusto al posto di uno sfinito Dimarco, Yamal è stato un pochino più limitato.

Restano sicuramente dei rimpianti nella serata dell’Inter. Il primo è quello di aver buttato due volte il vantaggio. Se il primo – doppio – era arrivato troppo presto per sparare in settanta minuti miracolosi, il 3-2 si poteva difendere meglio, magari non schiacciandosi così tanto sul calcio d’angolo da cui è arrivato il 3-3 di Raphinha. Il secondo rimpianto è quello di avere sprecato almeno in un paio di occasioni la possibilità di segnare il 4-3 in un lasso di tempo caratterizzato dagli spazi immensi lasciati dagli avversari. E poi quel gol di Mkhytarian: quella punta della scarpa in fuorigioco è una maledizione che ti capita una volta su un miliardo. Adesso resta il ritorno da giocare, in un San Siro che tirerà fuori la voce e l’anima per provare a trascinare i suoi beniamini. Martedì sarà una notte che in un modo o nell’altro passerà alla storia, per il tutto o per il niente.

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