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Europa League: Napoli a trazione Osimhen, Lazio ancora in ritardo

Dietro la reazione azzurra anche un cambio di mentalità. Sarri usa la carota ma i biancocelesti sono ancora in transizione

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Il bilancio italiano in Europa League dopo la prima giornata porte in dote un solo punto ma dalle sfumature molto diverse. Se il pareggio del Napoli arriva in rimonta, con una bella reazione, la sconfitta della Lazio in Turchia certifica le difficoltà viste anche contro il Milan e dimostra come la squadra di Sarri abbia bisogno di tempo e pazienza per assimilare il nuovo corso. Quello che, invece, dalle parti di Castel Volturno sembra già ben impresso nella testa dei giocatori.

NAPOLI
Il punto raccolto in terra inglese dal Napoli vale oro, non solo per il doppio svantaggio a cui gli azzurri hanno saputo dare una doppia risposta ma pure per come il 2-2 finale è maturato. Dopo i primi 20' spaesati e subito il vantaggio, il Napoli si è come scrollato di dosso qualche apprensione di troppo mostrando le sue qualità, pur di fronte a un Leicester che schierava più seconde linee rispetto alle scelte iniziali di Spalletti. Il macigno del 2-0, arrivato tra l'altro subito dopo un altro gol inglese annullato per fuorigioco, sembra mettere una pietra tombale al match ma la fiammata di Osimhen al 69' è carburante per la voglia di rivalsa dei suoi.

Ed è proprio qui che si vede una prima discontinuità rispetto al recente passato azzurro: come contro la Juve, il Napoli ha saputo rimediare allo svantaggio mostrando quel cambio di mentalità che ha limitato le ambizioni dell'ambiente negli anni scorsi. Il primo merito di Spalletti è dunque questo, aiutato da un Osimhen in forma esagerata. Ok i due gol, bellissimi entrambi nella loro diversità (accelerazione e zampata nell'1-2, stacco imperioso nel 2-2), ma il nigeriano era stato il migliore dei suoi anche prima della doppietta. Il processo di crescita della squadra non può prescindere da quello del suo bomber

LAZIO
Discorso praticamente opposto per la Lazio che esce con le ossa rotte dalla trasferta sul campo del Galatasaray, sempre difficile a livello ambientale ma meno pericolosa di un tempo. Al netto dell'errore incredibile di Strakosha che cancella quello che sarebbe comunque stato un punticino per smuovere subito il girone, i biancocelesti non hanno mostrato grandi segni di vivacità, come a portarsi dietro le scorie della sconfitta in campionato contro il Milan. La rivoluzione Sarri non è ancora completa, e ci mancherebbe: come detto pochi giorni fa dallo stesso Tare, il nuovo tecnico è stato scelto anche per dare un taglio netto col passato e non possono bastare due mesi di lavoro per dichiarare il lavoro finito.

Allo stesso tempo sono innegabili le difficoltà di qualcuno delle colonne che l'anno scorso, di questi tempi, strapazzavano il Borussia Dortmund in Champions League: certo Milinkovic-Savic e Immobile, non a caso per la seconda partita di fila la Lazio non trova il gol, ma anche se non soprattutto Luis Alberto che non sembra trovarsi a suo agio nel centrocampo a tre, poco aiutato da Lucas Leiva che, per età e passo, è meno protetto rispetto alla linea a cinque in cui dirigeva il gioco sino ad un anno fa. Sarri con i suoi ha usato la carota parlando di "passo avanti" ma è evidente che il suo lavoro è ancora all'inizio e, fin quando non troverà la quadra, dovrà cercare di limitare alti (non dimentichiamo i nove gol segnati nelle prime due partite di campionato) e bassi (la difesa ha subito almeno una rete in ogni partita giocata sin qui).

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