Il tecnico argentino ha trovato l'antidoto contro le grandi potenze del calcio spagnolo
L'Atletico Madrid in semifinale di Champions League è l'esaltazione di un allenatore, quel Diego Pablo Simeone passato da Catania e diventato grande, anzi grandissimo, nella sponda meno luccicante della capitale spagnola. Il 2-0 con cui ha eliminato il Barcellona campione in carica - e superfavorito - è la massima espressione del Cholismo, l'antitesi del Tiki Taka catalano. Grinta, sudore, cuore in un cocktail che esalta il pubblico.
L'Atletico è un caso raro nel calcio, soprattutto in quello moderno dove copertine, soldi e moda sembrano aver preso il sopravvento. I Colchoneros rappresentano alla perfezione lo spirito dei tifosi e quella scritta che campeggia all'esterno dello stadio "Juega cada partido como si fuera el ultimo". Ma qui, dopo anni difficili, il merito del Cholo Simeone è innegabile e se c'è una squadra che gioca a immagine e somiglianza del suo allenatore questa è l'Atletico.
La bravura massima del tecnico argentino è stata quella di trovare l'antidoto allo strapotere di Real Madrid e Barcellona. Lo ha fatto puntando, da anni, sull'orgoglio di giocatori duri, rognosi, ma anche tecnici in un mix di grinta, sudore, cuore. Tutto ciò che piace ai propri tifosi, senza dimenticare la tecnica. Ma anche in questo sta il "cholismo", la capacità di dare tutto soprattutto se punti nell'orgoglio. L'Atletico Madrid, infatti, al contrario di quanto si possa pensare guardando solo le sfide contro le superpotenze economiche spagnole non è una squadra che gioca male, anzi. Ma quando affronti, e batti, i re del Tiki Taka e del calcio spettacolo, Messi, Suarez e Neymar più tutti gli altri, qualcosa devi inventarti e quello che ha studiato Simeone funziona eccome. Come nel 2014, l'anno del titolo di Liga conquistato al Camp Nou e della finale di Lisbona in Champions, ha vinto la garra argentina fatta di pressing asfissiante e cuore oltre l'ostacolo sospinto da uno stadio intero. Non piace a tutti, anzi, ma non deve farlo per forza. Però funziona e questo nel calcio è quello che conta.
E Simeone? Diego è stato il dodicesimo uomo in campo per i biancorossi. Una furia in panchina, un elemento decisivo nel condurre i suoi in ogni movimento ma senza dimenticare di esaltare il pubblico, parte fondamentale chiamata in causa come una grande famiglia. Le braccia al cielo per caricare il Calderon, come prima del rigore decisivo agli ottavi contro il PSV (si dice che in Champions serva anche fortuna). Simeone è riuscito a creare una squadra che lotta su ogni pallone, ma soprattutto ci crede come "se fosse l'ultima partita". Così Godin si prende un pugno nell'occhio da Suarez ma non molla di un centimetro il connazionale nemmeno con un occhio gonfio e nero; Filipe Luis, desaparecido al Chelsea, è tornato martello pneumatico a sinistra e il centrocampo, tra Gabi e Niguez, che macina chilometri, muscoli e tecnica. Passione Atletico, cholismo. Sinonimi.