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IL CONTRASTO

Premier League, giocatori e allenatori in rivolta: troppi impegni e pericolo Covid

Allenatori e giocatori concordano nell'inserimento di una lunga pausa invernale. Ma le società vogliono giocare

22 Dic 2021 - 16:09

Puntuali, come ogni inverno, fioccano le polemiche in Premier League per il calendario del periodo natalizio ingolfato di partite: un sovraccarico di impegni - a tutto vantaggio degli appassionati, e quindi anche delle televisioni - che quest'anno però si scontra con il brusco rialzo dei contagi da Covid. Opposte urgenze e priorità che stanno dividendo i protagonisti della Premier League, con giocatori e allenatori sostanzialmente d'accordo nel chiedere una lunga pausa invernale - ancor più necessaria quest'anno alla luce dell'emergenza sanitaria - e le società che non vogliono pregiudicare i lauti incassi garantiti dalle festività.

A lanciare l'allarme per l'incolumità dei giocatori, quest'anno, è stato Jordan Henderson, capitano del Liverpool, che nelle prossime due settimane - compresa la partita appena pareggiata in casa del Tottenham - disputerà cinque incontri. "Nessuno si preoccupa della salute dei giocatori. Solo chi la vive in prima persona sa cosa significhi. Per noi il calcio è tutto, e vogliamo dare sempre il meglio quando scendiamo in campo, ma in questo periodo purtroppo non è possibile", la denuncia del centrocampista inglese.

Che ha sottolineato come non solo squalifiche e infortuni, ma quest'anno anche le positività del Covid stanno falcidiando le rose a disposizioni degli allenatori. Nonostante le sei gare rimandate nell'ultimo fine settimana, e i 90 giocatori positivi registrati nell'ultima settimana (record assoluto), lunedì le 20 società della massima divisione inglese hanno deciso di non sospendere - almeno per il momento - il campionato dopo Natale, come viceversa richiesto da più parti, per superare l'emergenza determinata dalla diffusione della variante Omicron.

Diversi manager si erano espressi per lo stop, a prescindere dalla pandemia, perché convinti che in Inghilterra - dove oltre al campionato e ai tornei europei, sono due le coppe nazionali - si giochi troppi. Nei giorni scorsi da Pep Guardiola ad Antonio Conte avevano invocato l'introduzione di una pausa invernale. "Dobbiamo ascoltare i giocatori - ha dichiarato oggi Mikel Arteta, manager dell'Arsenal -. Il calcio ha due protagonisti: i calciatori e gli spettatori. Senza i primi non si può fare nulla, e non possiamo compromettere la loro salute".

Anche Steven Gerrard, oggi alla guida dell'Aston Villa, si è detto d'accordo con le parole di Henderson: "Perché non c'è solo il rischio infortuni, ma anche quello di contagio. E' una situazione molto delicata, che cambia di ora in ora". Eppure, nonostante le preoccupazioni e l'incertezza generale causata dal coronavirus, sono ancora in maggioranza i giocatori non vaccinati in Premier League. Una situazione in contrasto con il resto del paese, dove ormai la metà della popolazione adulta ha già ricevuto la terza dose.

Di fronte alla necessità di persuadere i giocatori a vaccinarsi, però, né Conte nè Thomas Tuchel, sulla panchina del Chelsea, hanno voluto farsi coinvolgere: "Non voglio puntare il dito o andare a caccia di persone non vaccinate. È una scelta libera. Non possiamo costringere le persone a vaccinarsi. Io sono vaccinato, ho preso questa decisione da solo e basta". Interpellato sullo stesso tema, Jurgen Klopp, pur esprimendosi contro l'obbligo vaccinale, aveva definito il vaccino "un dovere morale"

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