Non ci sono le prove: possono cadere la accuse di stupro contro Neymar

Najila Trindade si è contraddetta durante l'interrogatorio e sostiene che le è stato rubato il tablet dove aveva registrato tutto

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C'è qualcosa che non quadra nelle accuse contro Neymar. Per la seconda volta un avvocato ha deciso di rinunciare all'incarico di difendere Najila Trindade Mendes de Souza, la ragazza che accusa il campione brasiliano di averla stuprata a Parigi in una camera d'albergo. La novità è che Danilo Garcia de Andrade ha abbandonato il caso quando in Italia era la notte tra lunedì e martedì, con questa motivazione: "Non vorrei partecipare a un atto illecito per ottenere un guadagno economico. Credo nel mio lavoro e lo voglio fare nel modo migliore. Noi avvocati a volte siamo dalla parte della vittima, altre volte semplicemente dalla parte del cliente, ma l'opinione pubblica non deve pensare che l'avvocato e il cliente siano lo stesso tipo di persona". Parole che gettano ulteriori dubbi e ulteriori ombre sulla vicenda. Comunicando la risoluzione del rapporto, Garcia de Andrade ha aggiunto che la donna ha detto di essere stata vittima di un'aggressione, ma non di uno stupro. Una versione che coincide in maniera inquietante con quella offerta dai precedenti difensori di Najila, lo studio Fernandes e Abreu Advogados, ai quali la donna raccontò di avere avuto un rapporto consensuale con Neymar che però a un certo punto era diventato aggressivo e che proprio l'aggressione doveva essere l'accusa principale. 

IL TABLET RUBATO 
Nell'interrogatorio di venerdì 7 giugno, Najila durante la sua deposizione aveva raccontato di aver girato un video di 7 minuti nell'hotel in occasione del suo secondo incontro con Neymar, ma che il tablet con cui l'aveva registrato era stato rubato dal suo appartamento di San Paolo. La polizia scientifica ha immediatamente svolto dei rilievi nell'appartamento, in particolare sulla porta, riscontrando però solo le impronte digitali di Najila e della sua domestica. La donna ha raccontato di non aver denunciato la violazione dell'appartamento solo perché non era riuscita a capire cosa fosse stato rubato, al di à del suddetto tablet, di un orologio e di una certa quantità di denaro contenuta in una borsa. Finora è stato divulgato solo il famoso video di un minuto nel quale si vede Najila schiaffeggiando Neymar. Secondo la donna, negli altri sei minuti c'erano elementi che potevano provare la colpevolezza del giocatore. 

LE MINACCE AL PORTINAIO 
Anche il portinaio del palazzo dove risiede Najila è stato interrogato lunedì. Secondo i colleghi di O Globo, la deposizione è avvenuta in seguito a una denuncia da parte dello stesso portiere, che si è sentito minacciato nella sua integrità fisica da parte della donna stessa e dei suoi familiari. Addirittura l'uomo avrebbe chiesto protezione alla polizia. 

LA DEPOSIZIONE DI NAJILA 
Venerdì scorso la deposizione di Najila è stata sei ore davanti alla Policia Civil di San Paolo, con tanto di svenimento finale. Un interrogatorio nel quale la donna ha fornito due versioni diverse: nella prima ha detto di aver registrato tutto l'incontro con Neymar, nella seconda di avere spento il cellulare per paura di essere "beccata". Poi ha ribadito tutto quello che già si sa: ha conosciuto Neymar sui social network, si è sentita offrire il viaggio a Parigi dal giocatore, poi in hotel tutto è cominciato con i baci e si è complicato quando Neymar ha detto di non avere con sè un preservativo. A quel punto il rapporto sarebbe stato non consensuale, con Neymar particolarmente aggressivo. 

LA DIFESA DI NEYMAR 
L'avvocata Maira Fernandes difende Neymar. Ha fatto sapere che l'attaccante andrà a deporre a San Paolo all'inizio della prossima settimana. "E' nel suo interesse parlare con la polizia e chiarire tutto", ha detto la Fernandes. Può anche essere che l'accusa di stupro finisca per cadere. Resta il reato informatico, cioè la divulgazione di immagini intime di Najila sulle reti sociali. Secondo Neymar la responsabilità è di alcuni suoi collaboratori e comunque almeno da questo punto di vista un reato da punire esiste.

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