Inferno al Monumental: pullman Boca preso d'assalto, giocatori feriti. La ricostruzione dei fatti

Il presidente Conmebol: "In queste condizioni si snaturalizzava il gioco, è stato un patto tra gentiluomini"

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Guerriglia al Monumental prima della finale di ritorno della Copa Libertadores tra River Plate e Boca Juniors: il Superclásico è stato rinviato a domenica alle 21, esattamente 24 ore dopo la data prevista, e ci sarà il pubblico, presumibilmente lo stesso che ha riempito lo stadio visto che i Millonarios hanno comunicato che i biglietti restano validi. 
La Conmebol, nonostante gli scontri, aveva inizialmente optato per far disputare il match con un ritardo di due ore e un quarto: il fischio d'inizio sarebbe dovuto arrivare alle 23:15, dopo una prima comunicazione che indicava le 22 come orario di svolgimento della partita, e la terna arbitrale ha fatto il riscaldamento in campo.
Ma alla fine ha prevalso la logica. Il presidente della confederazione sudamericana Alejandro Domínguez ha dichiarato a caldo: "In queste condizioni si snaturalizzava il gioco. Questo è calcio, non una guerra! Voglio congratularmi con i due presidenti delle squadre perché è stato un patto tra gentiluomini: una squadra era in condizione di giocare e l'altra non voleva giocarla così".

Poco prima delle 20, mentre gran parte dei tifosi Millonarios era entrata già allo stadio (ora pieno), il pullman del Boca è stato preso d'assalto con pietre, accendini e gas urticante che sono penetrati all'interno del mezzo, rischiando di colpire anche il conducente che ha lasciato il volante al vicepresidente del Boca.
L'altro obiettivo dei tifosi più scatenati è stata la polizia che controllava gli accessi allo stadio: sono volate pietre, bottiglie e altri oggetti per ferire le forze dell'ordine, che hanno risposto sparando 150 proiettili di gomma e arrestando alcuni responsabili. E non sono mancati gli sciacalli che hanno provato a rubare gli effetti personali di chi è rimasto ferito e i biglietti agli stessi tifosi che alla notizia ufficiale stavano uscendo dall'impianto.
Anche dentro il Monumental, a pochi metri dagli spogliatoi, si sono vissuti attimi di panico, addirittura una corsa improvvisa dei ragazzini delle giovanili del River Plate che hanno rischiato di travolgere Rodolfo D'Onofrio (numero uno dei Millonarios) mentre stava parlando alle tv locali.

All'arrivo allo stadio vomito e dolori per alcuni giocatori, tra cui Carlos Tevez e Agustín Almendra, i due indicati alla vigilia per sostituire l'infortunato Cristian Pavón. Alcuni medici della Conmebol sono entrati negli spogliatoi dove si sono rifugiati i calciatori del Boca - a cui sono stati dati dei sandwich e un po' di frutta - e c'è stata una riunione tra i dirigenti della confederazione sudamericana e i presidenti delle due squadre. Quattro Xeneizes sono rimasti feriti: i più gravi sono Pablo Pérez e Gonzalo Lamardo, problemi anche per Leonardo Jara e Nahitan Nández, che è entrato molto nervoso insultando tutti. I primi due sono stati trasportati in ospedale con l'ambulanza e nello specifico il capitano ha delle schegge di vetro negli occhi. Altri sono rimasti intossicati a causa dei gas urticanti lanciati all'arrivo del pullman, come Ramón 'Wanchope' Ábila e Darío Benedetto che hanno coperto il volto con la maglietta. Pérez sta tornando allo stadio per stare con i suoi compagni.

È una situazione imbarazzante per gli ospiti, evidentemente svantaggiati per la partita, tanto che il vicepresidente Dario Richarte ha dichiarato ai microfoni di Fox Deportes la volontà del Boca di non giocare: "Posso dire che quello che è successo è stato assolutamente un disastro. Abbiamo dei giocatori feriti e non sono in grado di scendere in campo". Ma la confederazione, pur riconoscendo che Pérez (ulcera agli occhi) e Lamardo non possono giocare senza però confermare le lesioni, ha comunque chiesto la formazione ufficiale ai dirigenti xeneizes e all'allenatore Guillermo Barros Schelotto. Sono stati immediatamente respinti e insultati dai giocatori.
In particolare il report dei medici Conmebol recita: "Due giocatori hanno riferito di lesioni alla cornea, che il nostro staff non ha potuto confermare. Riguardo questa situazione, consideriamo che dal punto di vista medico non esiste un motivo valido per il rinvio dell'incontro".

Carlos Tevez è incontenibile e lancia accuse alla Conmebol: "Non siamo in condizione. Ci stanno obbligando a giocare, credo che stiano facendo pressioni ai medici per far giocare questa partita", ha detto l'Apache ai media argentini. Che poi ha paragonato la situazione alla notte del 14 maggio 2015, quella del gas pimienta: "Mi è toccato vedere in tv quello che successe alla Bombonera e ascoltai alcuni di loro (i giocatori del River, ndr) dire che nessuno del Boca si avvicinò a chiedere come stessero. Oggi neanche loro sono venuti".

Non è esattamente dello stesso avviso Fernando Gago, che condivide la premessa di Tevez, ma non la conclusione: "Non ci posso credere, mi ha sorpreso molto. Tanti giocatori hanno sofferto: io ho avuto una reazione allergica e altri non riuscivano a respirare. Non si prende una decisione e non è il miglior modo per preparare questa partita. Stiamo aspettando da 7 ore e non abbiamo una posizione definita. Se dobbiamo giocare, giochiamo".

Anche Marcelo Gallardo non vuole che il match si giochi, tanto da averlo detto ai dirigenti del River Plate. El Muñeco ha reputato che non ci sono le condizioni e ha solidarizzato con i rivali. Poi D'Onofrio ha parlato con il suo collega Daniel Angelici (presidente Boca) e sono andati a un nuovo incontro con i capi della Conmebol.

Alejandro Domínguez ha scritto su Twitter le sue riflessioni su quanto successo fuori dal Monumental in vari post: "Un giorno triste per il calcio sudamericano. La Conmebol è vicina ai giocatori, le loro famiglie e tutte le persone coinvolte. Quello che doveva essere una partita per vivere, apprezzare e condividere il meglio del calcio sudamericano è diventato una vergogna".
Poi nello specifico: "La Conmebol condanna gli atti violenti e criminali che hanno messo a rischio delle vite dei calciatori professionisti, hanno danneggiato milioni di tifosi perbene e hanno riempito di vergogna il loro club, il loro Paese e tutto il continente. La Conmebol esige un'azione immediata da parte delle autorità competenti e offre tutta la sua collaborazione per identificare, catturare e assicurare alla giustizia i responsabili. Questi gesti non possono rimanere impuniti, i responsabili devono sentire tutto il peso della legge e il rifiuto della società".
E per quanto riguarda la partita il numero uno della confederazione sudamericana spera nell'azione del Governo argentino e del comune di Buenos Aires: "La Conmebol chiama gli organi responsabili a rinforzare i protocolli e a raddoppiare gli sforzi per garantire l'ordine pubblico e  la sicurezza dei giocatori, dello staff tecnico e dei tifosi nella finale di domenica. Che si viva una partita in pace, con rispetto per il rivale e che si mostri la migliore faccia del Sud America al mondo".
Infine, un invito a usare l'hasthag #SudamericaQuiereFútbolEnPaz per "tutti i tifosi che condividono i valori del gioco corretto".

Tutto ciò che è successo fuori dal Monumental ha scatenato i commenti dei tifosi delle due squadre e degli osservatori di tutto il mondo, in particolare i calciatori che erano pronti a vedere la partita da casa. Gabriel Omar Batistuta, doppio ex, è stato chiarissimo: "Un'altra opportunità in più persa davanti al mondo intero che ci osserva. Vergognoso, deplorevole".


Della stessa opinione Carles Puyol: "Che pena le notizie che arrivano dall'Argentina. Non si vive così il calcio. Vergogna!!!"

Doveva essere una festa e, comunque, non lo sarà a causa del comportamento ingiustificabile (neanche pensando a quanto successo 3 anni fa alla Bombonera) di alcuni tifosi del River, se così si possono chiamare. Lo ha spiegato bene Claudio Bravo: "Deplorevole quello che è successo in Argentina. La passione per uno sport così bello come il calcio non deve confondersi con la violenza. Il calcio è una festa, non una guerra. La mia solidarietà va ai colleghi colpiti".

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