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IL CONTENZIOSO

Caso Diarra, l'ex calciatore chiede risarcimento di 65 milioni a Fifa e Federcalcio belga

Continua la battaglia legale dell'ex calciatore francese dopo che la Corte di Giustizia Europea ha riconosciuto come contrarie alle leggi dell’UE alcune norme Fifa

18 Ago 2025 - 10:56
 © Getty Images

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Lassana Diarra ha chiesto un risarcimento di 65 milioni di euro lordi (35 milioni netti) nei confronti della Fifa e della Federcalcio belga con il sostegno di FIFPRO Europe e FIFPRO World. La cifra è stata calcolata da Compass Lexecon, leader mondiale nella valutazione dei danni derivanti da violazioni del diritto della concorrenza. La mossa dell'ex calciatore francese fa seguito alla vittoria dello scorso ottobre davanti alla Corte di Giustizia Europea che aveva stabilito che alcune norme del regolamento Fifa sono contrarie alle leggi dell’Unione Europea

La CGUE ha stabilito che alcune norme Fifa sui trasferimenti violavano i principi UE di libera circolazione dei lavoratori e il diritto della concorrenza. La corte ha rafforzato il concetto di libera circolazione e ha riconosciuto che il sistema dei trasferimenti impediva ai giocatori di esercitare il loro diritto di recedere dal contratto di lavoro senza giusta causa, anche se tale diritto era in linea di principio riconosciuto dai regolamenti.

DIARRA: "LO FACCIO PER ME E PER TUTTI I CALCIATORI MENO NOTI"
Lassana Diarra ha rilasciato un comunicato in cui spiega i motivi della sua lunga battaglia. "Sono stato costretto a combattere questa battaglia legale dall'agosto 2014. Sono più di 11 anni! - ha scritto l'ex centrocampista - Lo faccio per me stesso. E se sono riuscito a resistere al rullo compressore della Fifa, è perché ho avuto una buona carriera. Ma l'ho fatto anche per tutti i giocatori emergenti, meno noti, che non hanno i mezzi finanziari e psicologici per sfidare la Fifa davanti a veri giudici. La Fifa e la Federcalcio belga hanno perso davanti alla CGUE. Su tutta la linea! Successivamente, la FIFA ha modificato il suo regolamento, ma ha deciso di farlo in un modo che non rispetta i rigorosi requisiti imposti dalla sentenza della CGUE. Ho aspettato qualche mese prima di riavviare il procedimento nazionale in Belgio, pensando che la FIFA e la Federazione belga, in particolare a seguito degli sforzi della FIFPRO e della FIFPRO Europe per favorire una soluzione, avrebbero almeno avuto la decenza di contattarmi per proporre una risoluzione amichevole della controversia (questo era, tra l'altro, il tono dei messaggi che ho ricevuto dalla FIFA). Non è stato così. È un loro diritto, ma riflette una persistente cultura di disprezzo per lo stato di diritto e per i giocatori, nonostante il messaggio chiarissimo inviato dalla CGUE. Con mio grande rammarico, dovremo quindi ancora una volta giustificarci davanti ai giudici, poiché non ho altra scelta. A questo proposito, vorrei ringraziare FIFPRO Europe, FIFPRO e UNFP per il loro incrollabile sostegno, continuando a essere saldamente al mio fianco. Di fronte alla Fifa, solo l'unità e la determinazione possono renderci forti. Infine, sono lieto che la "sentenza DIARRA" abbia aperto la strada alla fondazione "Justice for Players" per avviare un'azione collettiva nei Paesi Bassi che consentirà a tutti i giocatori (non solo a coloro che, come me, hanno subito un danno specifico) di ottenere un risarcimento per il danno causato dai regolamenti Fifa, senza dover pagare anticipatamente le spese legali e senza dover rivelare la propria identità (vedi www.justiceforplayers.com).

IL CASO DIARRA
La vicenda Lassna Diarra nasce undici anni fa, quando il calciatore decise di lasciare la Lokomotiv Mosca dopo appena un anno di un contratto quadriennale. La Fifa interpretò quella scelta come una rottura “senza giusta causa” e condannò il giocatore a un risarcimento da 10 milioni di euro, oltre a una sospensione sportiva, decisione poi confermata dal TAS nel maggio 2016. A complicare la situazione, intervenne un principio previsto dall’articolo 17 del Regolamento FIFA: la cosiddetta responsabilità solidale. In pratica, il nuovo club che avesse tesserato Diarra sarebbe stato chiamato a rispondere, insieme al calciatore, delle somme dovute al Lokomotiv.

Di conseguenza, lo scorso 4 ottobre la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che alcune disposizioni dell’articolo 17 della FIFA violano alcuni principi fondamentali del diritto comunitario: la libera circolazione dei lavoratori e la libera concorrenza. Il cuore della sentenza è chiaro: i criteri con cui la FIFA stabilisce le indennità da pagare in caso di rottura anticipata del contratto sono vaghi, imprevedibili e non trasparenti.

Il passaggio più significativo della sentenza, il paragrafo 145, mette in evidenza un punto spesso dimenticato: nel calcio valgono le stesse regole del diritto del lavoro. E come in qualsiasi altro settore, se un lavoratore interrompe un contratto senza giusta causa, le indennità devono essere calcolate sulla base di criteri chiari e proporzionati, come già avviene nei vari ordinamenti nazionali.

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