Buon compleanno Walter Zenga! L’Uomo Ragno dei tanti record compie 60 anni

L'ex portiere dell'Inter e della Nazionale festeggia in attesa di debuttare ufficialmente sulla panchina del Cagliari

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Uno dei portieri italiani più forti di sempre spegne oggi 60 candeline. Soprannominato Uomo Ragno, Walter Zenga lega la sua carriera alla maglia dell’Inter, con la quale dal 1982 al 1994 conquista uno scudetto, una Supercoppa italiana e due Coppe Uefa. Viene eletto per tre volte consecutive miglior portiere del mondo dall’IFFHS. Tante le esperienze come allenatore, soprattutto all’estero. Ora aspetta il suo debutto ufficiale sulla panchina del Cagliari.

Nato nella periferia di Milano il 28 aprile 1960, Walter Zenga comincia a giocare a calcio all’oratorio a sette anni. Suo papà era stato un portiere, giocava nella Pro Lissone e nella Pro Patria subito dopo la guerra e riesce a trasmettergli questa passione. La squadra del suo quartiere, la Macallesi, cerca un portiere e un suo amico, poi giocatore dell’Inter, Claudio Ambu, gli consiglia di andarci. Ai quei tempi ci vogliono dieci anni per iniziare a giocare in una squadra e Zenga ne ha solamente nove. Il responsabile, un uomo alto un metro e ottantacinque, lo guarda e gli chiede quanti anni abbia; lui risponde “dieci, sono nato il 28 aprile 1959”. Scoprono la bugia, ma suo padre firma una dichiarazione in cui si assume la responsabilità è così finisce a giocare a calcio contro ragazzi di tredici o quattordici anni. L’anno dopo è tra i Pulcini dell’Inter grazie a Italo Galbiati, il suo primo allenatore: viene pagato la bellezza di tre giocatori in cambio, più un milione in materiale (palloni). Un vero affare per la Macallesi.

Quando ha 18 anni, Zenga viene ceduto in prestito alla Salernitana, che milita in Serie C1, ed è titolare: para un rigore decisivo nel sentitissimo derby contro la Paganese, ma una settimana dopo uscirà dal campo in lacrime dopo una brutta prestazione contro il Pisa e dirà addio ai campani. Si rivelerà soltanto un incidente di percorso nella sua lunga carriera, perché dopo le esperienze con il Savona (in Serie C2) e con la Sambenedettese (nella quale contribuì alla promozione in Serie B), Zenga ritorna all’Inter nella stagione 1982-1983. Diventa secondo di Ivano Bordon: il suo esordio avvenne nella gara di ritorno contro il Varese. 

L’anno successivo Bordon sceglie di andare alla Sampdoria e il direttore sportivo Giancarlo Beltrami, con l’avallo del consigliere delegato Sandro Mazzola, decide di promuoverlo a titolare della prima squadra affiancandogli un elemento esperto come Recchi e un giovane emergente come Lorieri. Nel 1983-84 disputa tutte e 30 le partite di campionato, 6 in Coppa Italia e 5 in Coppa Uefa. Da ricordare il rigore parato a Groningen nella partita di andata dei sedicesimi di finale, terminata 2-0 per la squadra di casa e poi ribaltata nella gara di ritorno per 5-1 sul neutro di Bari.

L’annata 1986-87 consacra definitivamente Zenga, visto che l’Inter subisce solo 17 reti (migliore difesa del campionato) ma questo non basta per vincere lo scudetto, che è appannaggio del Napoli davanti alla Juventus; Per i nerazzurri solo un terzo posto. Si arriva così alla stagione dei record 1988-89: è scudetto grazie al migliore attacco del campionato con 67 reti, alla migliore difesa con 19 gol subiti e al record di punti: 58 su 68 disponibili. Primato imbattibile nell’era dei due punti.

Un anno dopo quel trionfo Zenga è titolare ai Mondiali di Italia ’90: rimane imbattuto per 517 minuti consecutivi, ma contro l’Argentina subisce da Caniggia proprio l’unico gol che non avrebbe mai dovuto (e voluto) prendere, nel modo peggiore possibile, finendo per costare una finale mondiale all’Italia. Sono gli anni in cui, per tre volte di fila, viene eletto portiere dell’anno dall’IFFHS (Federazione Internazionale di Storia e Statistica del Calcio), nonché quelli in cui gli viene attribuito il soprannome di Uomo Ragno: era stato escluso dalla nazionale di Sacchi e, uscendo dallo spogliatoio, canticchiava ‘Hanno ucciso l’Uomo Ragno’ degli 883. Dopo il ‘Deltaplano’ coniato da Gianni Brera, quell’appellativo resta tuttora indelebile.

Nel frattempo con l’Inter si toglie soddisfazioni anche in campo internazionale, con la conquista di due Coppe Uefa nel ’91 e nel ’94, ma proprio dopo il secondo trionfo europeo lascia i nerazzurri nello scambio con la Sampdoria per Gianluca Pagliuca. A Genova due stagioni difficili; si svincola e passa al Padova in Serie B per poi finire la propria carriera da calciatore ai New England Revolution, negli Stati Uniti, nel 1998.

Come allenatore è un continuo lasciare e tornare in Italia. Lavora in Romania, Serbia, Turchia, Emirati Arabi; a metà degli anni 2000 infila uno dietro l’altro un titolo nazionale con la Stella Rossa e uno con la Steaua Bucarest. Poi, la prima esperienza italiana al Catania tra il 2008 e il 2009, con due salvezze consecutive e il record di punti. Meno fortunata quella a Palermo (esonerato da Zamparini dopo tre mesi), prima di volare in Medio Oriente (Al-Nassr, Al-Nasr e Al-Jazira) e di diventare allenatore della Sampdoria all’inizio della stagione 2015-2016. Il cammino di Zenga da tecnico dei blucerchiati tuttavia non è propriamente da ricordare: dopo solo 12 gare viene esonerato e decide quinti di ripartire dagli Emirati Arabi (l’Al-Shaab), per poi arrivare a guidare brevemente il Wolverhampton in Championship, nel corso della stagione 2016-2017. Crotone e Venezia anticipano la fresca esperienza a Cagliari, iniziata a marzo scorso senza avere ancora disputato una partita. In attesa del debutto ufficiale (Coronavirus permettendo), non possiamo fare altro che augurare buon compleanno all’Uomo Ragno.

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