NBA

Nba: vittorie per Belinelli e Melli, Denver non si ferma più

Spurs e Pelicans espugnano Memphis e Portland con le firme anche degli Azzurri, per i Nuggets settimo successo consecutivo

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Due vittorie su due per gli italiani impegnati nella notte di Nba. Marco Belinelli incanta con una giocata super nella notte di LaMarcus Aldridge (che fa 40 punti nel 145-115 dei San Antonio Spurs a Memphis), Nicolò Melli mette la sua firma nel 94-102 con cui i New Orleans Pelicans sbancano Portland. I Nuggets continuano a volare e vincono 113-111 a Phoenix, Indiana stronca Toronto all'overtime, Harden regala la vittoria a Houston contro i Kings.

Getty Images

MEMPHIS GRIZZLIES-SAN ANTONIO SPURS 115-145
Notte da incorniciare per gli Spurs e per Marco Belinelli, che al FedExForum di Memphis raccolgono una vittoria mai in discussione e si portano a due partite dalla zona playoff. San Antonio imposta la partita con grandissima aggressività, volando sul 46-31 già nel corso del primo quarto e terminando il match con 60 tiri a segno su 89 totali: un dato che, con la guida di un coach vincente come Popovich, non si era comunque mai verificato. Questo dato spiega i 40 punti di LaMarcus Aldridge, il suo massimo stagionale, ma anche la doppia doppia di DeMar DeRozan (26 punti e 10 assist). Grande protagonista è come detto anche il nostro Beli, autore di 10 punti ma anche dell'azione più spettacolare del match: un cambio di direzione talmente repentino su Ja Morant da causare la caduta a terra del rookie. Una dimostrazione chiara di quanto sia difficile la serata per i Grizzlies, che trovano 22 punti con Jaren Jackson Jr e la doppia doppia di Valanciunas (18+12 rimbalzi) ma non riescono a restare mai in partita.

PORTLAND TRAIL BLAZERS-NEW ORLEANS PELICANS 94-102
Vittoria tanto inattesa quanto importante quella raccolta dai Pelicans in quel di Portland, sul campo di una squadra in piena bagarre playoff. Ciò che è lontanissimo dalla portata attuale di New Orleans, che pure imponendosi in Oregon mantiene le distanze su Golden State e l'ultimissimo posto della Western Conference. Alla vittoria riesce finalmente a partecipare anche Nicolò Melli, in campo per appena sei minuti durante i quali entra però nel tabellino grazie a 2 punti. Chi sposta davvero gli equilibri sono però Jrue Holiday (21 punti) e Brandon Ingram (19+11 rimbalzi), mentre in casa Blazers sono tante le cose da rivedere: Damian Lillard trova sì 18 punti, ma per la prima volta in carriera rimane a quota 0 triple a segno in una partita in cui ne ha tentate più di 7 (per la precisione il suo tabellino parla di uno 0/10 senza precedenti). Anche McCollum sbaglia troppo e così i 23 punti del solito Carmelo Anthony tirato a lucido non sono sufficienti.

PHOENIX SUNS-DENVER NUGGETS 111-113
Quando si riescono a vincere partite come quella della Talking Stick Resort Arena, allora è evidente che oltre alla classe e alla grinta già note c'è anche una buona stella a brillare sulla tua squadra, un dettaglio che nello sport non guasta mai. Lo scoprono una volta ancora i Nuggets, sicuramente la franchigia attualmente più in forma nella Western Conference come le sette vittorie consecutive testimoniano in maniera piuttosto evidente. Dopo aver fatto lo scherzetto ai Lakers in quel di Los Angeles, Denver va a vincere anche a Phoenix e lo fa a tre secondi dalla sirena grazie a Jamal Murray, che in questo modo mette il punto esclamativo su una partita da 28 punti all'attivo. Grandissima prova anche per Nikola Jokic, in tripla doppia grazie ai suoi 22 punti, 12 rimbalzi e 10 assist. In casa Suns invece sono tanti i rimpianti, dopo una rimonta giunta a compimento dopo la rincorsa dal -20 e stroncata nel corso dell'ultima azione. E nonostante i 21 punti e 9 assist di Ricky Rubio la settima sconfitta di fila è servita.

MIAMI HEAT-UTAH JAZZ 107-104
Chi continua a volare tra le mura amiche è invece Miami, giunta al tredicesimo successo su 14 uscite stagionali all'American Airlines Arena. La sfida era però certamente interessante, dato che in Florida si presentavano i Jazz reduci da cinque vittorie consecutive. Utah però nulla può al cospetto di una sontuosa prova corale da parte degli Heat, che vedono in Jimmy Butler il proprio miglior marcatore con 20 punti, ma mandano Adebayo in doppia doppia (18 punti e 12 rimbalzi) e vedono Herro segnare nel quarto parziale 9 dei suoi 17 punti complessivi. Dall'altra parte c'è invece il top scorer di serata, un Joe Ingles al massimo stagionale con 27 punti. Non è tutto, perché Rudy Gobert arriva a 18+19 rimbalzi. Peccato che dall'altra parte ci sia Miami, e una versione tutt'altro che cattiva di Utah alla fine soccombe.

INDIANA PACERS-TORONTO RAPTORS 120-115 OT
Altra sfida delicatissima in zona playoff, stavolta però tutta interna alla Eastern Conference, è quella disputata alla Bankers Life Fieldhouse dove Indiana trova il sesto successo nelle ultime sette partite e si porta a una sola vittoria dai campioni in carica della Nba. Si tratta dei Raptors che pur restando quarti a Est vedono ora un discreto affollamento alle loro spalle e possono certamente aggrapparsi a tutte le attenuanti del caso (a partire dalle assenze, di cui Siakam, Gasol e Powell sono solo le aggiunte più recenti). Toronto lotta e si regala i 30 punti di Kyle Lowry e i 23 di Serge Ibaka, ma viene poi piegata all'overtime. Qui decisivo si rivela in particolare Aaron Holiday, con due pesantissime triple a segno, ma chi incide di più sul match sono T.J. Warren e Myles Turner, entrambi a quota 24 punti. A Indianapolis ora ogni sogno è lecito.

SACRAMENTO KINGS-HOUSTON ROCKETS 104-113
Chi sta vedendo i propri sogni infrangersi sempre più contro il solido muro di mattoni della realtà sono invece i Sacramento Kings, che dopo qualche illusoria settimana in zona playoff si ritrovano ora decimi in Western Conference, staccati da Oklahoma City e Portland e anche superati dagli antichi nemici di San Antonio. Al Golden 1 Center del resto arrivano i Rockets che con questo blitz californiani riescono a mettere la freccia sui Clippers diventando terza forza occidentale della Nba, e manco a dirlo il protagonista assoluto risponde al solito nome di James Harden: per il Barba i punti a referto sono 34, cui si accompagnano i 28 di un Russell Westbrook tirato a lucido. Come accade fin troppo spesso, i Kings hanno di che mordersi le mani: mai in partita per tre quarti di match, l'ultimo periodo regala una rimonta che non riesce a concretizzarsi per questione di dettagli, nonostante una prova da 31 punti per De'Aaron Fox (mai così bene da quando è rientrato dopo l'infortunio).

DETROIT PISTONS-PHILADELPHIA 76ERS 109-125
Philadelphia si conferma come una delle squadre più in forma delle ultime settimane nell'intera Nba, aggiudicandosi una sfida non facile in quel di Detroit. I Sixers riescono infatti ad aggiudicarsi la posta in palio grazie a una decisiva accelerazione in avvio di quarto periodo, spostando gli equilibri di una sfida fino a quel momento ancora aperta. Diventa quindi decisivo uno degli attesi ex di turno, un Tobias Harris da 35 punti, ma vanno anche sottolineate le prove di Furkan Korkmaz (21 punti partendo dalla panchina) e un Ben Simmons in tripla doppia (16 punti, 13 rimbalzi e ben 17 rimbalzi). I Pistons rispondono come possono, e un pur acciaccato Andre Drummond mette a referto 27 punti e 9 rimbalzi. L'altro ex, Blake Griffin, non va però oltre gli 8 punti e per i padroni di casa arriva il quinto ko consecutivo.

ORLANDO MAGIC-CHICAGO BULLS 103-95
I Magic tornano ad affacciarsi nella zona playoff e arpionano l'ottavo posto di Eastern Conference piegando all'Amway Center una versione piuttosto involuta dei Chicago Bulls, che per una notte tornano a pagare buona parte dei problemi in attacco che li avevano attanagliati per mesi e che sembravano essere stati definitivamente superati. Orlando ne approfitta e in particolare lo fa Terrence Ross, al massimo stagionale grazie ai suoi 26 punti. Bene anche Nikola Vucevic (21), mentre dalla parte opposta Zach LaVine arriva a quota 26 (a 20 Tomas Satoransky). Ma l'allucinante 31% dal campo fatto registrare nella ripresa fa capire per quale motivo i Bulls non siano andati nemmeno lontanamente vicini alla vittoria.

NEW YORK KNICKS-WASHINGTON WIZARDS 115-121
New York contro Washington, un grande classico della Eastern Conference che arriva in un momento non certo roseo per le due squadre in campo. Chi sta peggio sono però i Knicks, che al Madison Square Garden peraltro ci provano anche (tentando una mini fuga nel primo quarto) prima di subire la rimonta degli avversari. Grande protagonista per i Wizards che tornano a vincere dopo tre ko filati è Bradley Beal, autore di una prova da 30 punti. Importante però anche l'apporto di un ragazzo proveniente dalla G-League e dal nome importante: Gary Payton II incide infatti con 10 punti e 11 rimbalzi che alla fine si riveleranno decisivi. La risposta di New York è affidata a Julius Randle, che di punti ne trova 35. Ma ancora una volta la Grande Mela deve guardare una squadra in cerca di risposte che continuano a non arrivare.

GOLDEN STATE WARRIORS-MINNESOTA TIMBERWOLVES 113-104
Timidi segnali di vita in quel di San Francisco: Golden State per la prima volta da inizio stagione trova due vittorie consecutive, e poco conta il fatto che la seconda giunga contro un'avversaria inguaiata come gli attuali Timberwolves. In casa Warriors sono infatti diversi i motivi per cui sorridere, a partire dai 30 punti di D'Angelo Russell, i 25 di Alec Burks e i 9 con 14 rimbalzi e 5 assist di Draymond Green. Minnesota prosegue invece nel suo dicembre da incubo: in questo mese sono arrivate 11 sconfitte in altrettante partite, con l'ultimo successo che continua a essere quello di San Antonio del lontano 28 novembre. Troppo poco, e troppo male, per una squadra che trova sì 22 punti con Wiggins ma che evidentemente non riesce a trovare le adeguate contromosse all'assenza della stella Towns.

CLEVELAND CAVALIERS-ATLANTA HAWKS 121-118
Quando si affrontano due squadre certamente non nel pieno della salute, le possibilità sono due: o si assiste a uno spettacolo deprimente, oppure è l'occasione giusta per scoprire qualcosa di nuovo. A Cleveland e Atlanta l'onore al merito di aver trovato una notte all'insegna della seconda opzione, con i Cavaliers che si aggiudicano una battaglia serrata grazie alla loro batteria di rookie: lo testimonia chiaramente il tabellino dei top scorer di squadra, in cui spiccano i 25 punti di Sexton, i 21 di Garland e i 15 di Porter. Più tradizionale lo schema anche solo psicologico degli Hawks: palla a Trae Young, che poi ci pensa lui. E infatti i punti a referto dell'uomo ormai ampiamente più rappresentativo della squadra sono ancora una volta 30 (a cui vanno aggiunti 11 assist), ma l'errore nella tripla finale che avrebbe potuto portare al pareggio pesa eccome. E Atlanta continua a rimandare l'appuntamento con una vittoria che manca ormai da ben tre settimane.

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