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Nba: Memphis rovina la festa di Tony Parker a San Antonio, Melli ancora in panchina e New Orleans perde  

Melli ancora in panchina e New Orleans perde

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I Memphis Grizzlies rovinano la festa di Tony Parker, nella notte in cui San Antonio ritira il suo numero 9. Gli Spurs perdono infatti 109-113, con Marco Belinelli che gioca appena 16 minuti segnando 7 punti. Ancora peggio va a Nicolò Melli, in panchina per tutta la partita vinta da Houston contro i Pelicans (39 punti per il solito James Harden). Boston vince l'ottava di fila contro Dallas, Warriors ancora ko: ora sono ultimi dell'intera Nba.

SAN ANTONIO SPURS-MEMPHIS GRIZZLIES 109-113

Doveva essere la notte della grande festa di Tony Parker (da oggi per sempre numero 9 di San Antonio, dopo il ritiro della sua storica casacca), diventa quella del blitz dei Grizzlies all'AT&T Center, con Memphis che risolleva una classifica comunque ancora ampiamente deficitaria (sale a tre vittorie, ma con 7 ko stagionali) e estromette momentaneamente gli Spurs dalla Top 8 della Western Conference. Decisivo un infuocato finale, in cui coach Taylor Jenkins si gioca la carta del challenge come meglio non potrebbe e i padroni di casa si vedono negare due liberi a DeMar DeRozan. Il finale punto su punto fa capire quanto sia importante la miglior partita della stagione di Jaren Jackson Jr (24 punti per lui), ma anche la prova di Dillon Brooks (21 punti). Per i texani il top scorer è invece LaMarcus Aldridge (19), mentre Marco Belinelli gioca appena 16 minuti durante i quali mette a referto 7 punti, di cui sei dall'arco.

NEW ORLEANS PELICANS-HOUSTON ROCKETS 116-122

Dopo la vittoria di Charlotte tornano a cadere i New Orleans Pelicans, sorpresi allo Smoothie King Center dai soliti Rockets, che giusto nel primo quarto tentennano un po' per poi mettere la freccia e trascorrere in vantaggio tutto il resto della partita nonostante un'inattesa flessione nel terzo periodo (quando i padroni di casa infilano un parziale di 17-7 e sembrano riaprire il match). Top scorer, manco a dirlo, è James Harden: per lui 39 punti nonostante una serata poco ispirata dai tre punti. Bene anche Russell Westbrook, che aggiunge 26 punti alla notte che vede New Orleans di nuovo chinare il capo e restare nelle paludi di fondo classifica della Eastern Conference. Una sconfitta di cui non è però correo Nicolò Melli, rimasto ancora una volta per l'intera durata del match in panchina per volontà di coach Gentry. In casa Pelicans 24 punti per JJ Redick.

BOSTON CELTICS-DALLAS MAVERICKS 116-106

A est ormai i Celtics sono diventati un'autentica macchina da vittorie e lo dimostrano conquistando l'ottavo successo di fila in appena nove partite (sono caduti alla prima stagionale contro Philadelphia). Vittima della legge del TD Garden è Dallas, che invece continua la sua altalena che però la vede al momento serenamente in zona playoff. I Mavericks se la giocano a viso aperto nella difficile trasferta e pur rimanendo quasi sempre in svantaggio non escono mai dalla partita. Decisivi diventano quindi i 29 punti di Kemba Walker, autore tra l'altro di tre triple nel quarto periodo. Una prova di squadra importante, trattandosi della prima senza l'infortunato Gordon Hayward, e contro cui non basta l'ennesima prova di altissimo livello di Luka Doncic (34 punti per lui).

LOS ANGELES CLIPPERS-TORONTO RAPTORS 98-88

Prova da dimenticare il prima possibile per i campioni Nba di Toronto, che un giorno dopo aver arrestato la corsa dei Lakers si ripresentano allo Staples Center e perdono contro i Clippers in una partita che non è un'eresia definire orribile. Già privi di Kyle Lowry e Serge Ibaka, i Raptors si ritrovano per la prima volta contro Kawhi Leonard che pure fatica (arriva in doppia doppia, ma non supera i 12 punti e 11 rimbalzi). Il grande ex è infatti ovviamente temutissimo e marcatissimo, ma dall'altra parte i Clippers prendono benissimo le misure ad avversari che sbagliano molto. A segnare di più per i canadesi è infatti Pascal Siakam, che chiude con 16 punti e 10 rimbalzi, ma un eloquente 6/17 al tiro. Decidono quindi Lou Williams (21 punti) e Montrezl Harrell (14+11), con i Clippers che nel quarto parziale mettono la freccia, chiudono un 25-10 quasi impossibile da credere (dall'altra parte ci sono pur sempre i campioni in carica, e una squadra che fin qui ne ha perse solo due) e la seconda notte dei Raptors a Los Angeles diventa un incubo.

GOLDEN STATE WARRIORS-UTAH JAZZ 108-122

Golden State entra ufficialmente nel dramma, dato che nemmeno il ritorno di Draymond Green risolleva le sorti di una franchigia che si era fatta il palato buono nelle ultime stagioni di dominio incontrastato quantomeno a Ovest e ora si ritrova invece a doversi raccontare di un record che è diventato il peggiore dell'intera Nba (le vittorie rimangono due, ma i ko sono diventati nove). Contro un avversario in forma come i Jazz l'inizio è anche promettente, con D'Angelo Russell che segna 15 punti in un primo quarto apertissimo tra le due rivali, peccato che a fine partita lo score salga a 33 e soprattutto nessun altro in casacca Warriors superi quota 11. Utah trascorre dunque i successivi tre quarti di match sempre in vantaggio, mandandone sette in doppia cifra. Sugli scudi in particolare Rudy Gobert (25 con 14 rimbalzi), bene anche Donovan Mitchell (23) e Mike Conley (22). E Golden State è nel baratro.

DETROIT PISTONS-MINNESOTA TIMBERWOLVES 114-120

La stagione continua a rivelarsi parecchio complicata per Detroit, che pure recupera finalmente Blake Griffin e Derrick Rose ma perde ancora e rimane esclusa dalla zona playoff della Eastern Conference. Alla Little Caesars Arena vincono infatti i T'Wolves, che pure stanno vivendo un periodo di snervanti alti e bassi ma che riescono a prevalere dominando i Pistons che solo nel primo parziale riescono a giocarsela alla pari. Protagonista il solito Karl-Anthony Towns (25 punti), ma ancora meglio fa Andrew Wiggins con 33. Fondamentali le quattro triple di Jake Layman (chiuderà a 16), mentre per i padroni di casa non sono sufficienti i 25 di Luke Kennard. E i due attesissimi big? Griffin arriva a 19 punti, Rose appena a 6: per incidere di più sulle sorti dei Pistons ci sarà tempo.
 

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